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Sindacati, la legge sia operativa. Anelli,una figura per mediare
16:42 - 01/09/2025 


(ANSA) - ROMA, 01 SET - La violenza contro medici e sanitari non si ferma. Quella che sta per chiudersi è stata infatti un'estate ancora segnata da aggressioni contro il personale sanitario e sociosanitario in tutta Italia. Tra gli ultimi episodi registrati, segnala la Uil-Fpl, infermieri colpiti nei pronto soccorso di Torino e Mantova, un operatore del 118 preso a pugni a Trento, violenze a Trieste, Genova e Bari. Sindacati e ordini professionali fanno fronte comune chiedendo più prevenzione, la piena applicazione della legge che prevede l'arresto in flagranza in caso di ferimento, oggi non del tutto operativa per la mancanza di strumenti come le telecamere, e l'umanizzazione dei pronto soccorso. Tra le possibili misure anti-aggressione, l'Ordine dei medici propone anche l'introduzione di figure di mediazione per favorire la comunicazione tra familiari e sanitari e prevenire così episodi di violenza.
  Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo), rilancia la sperimentazione già avviata in Puglia: "Nei pronto soccorso dovrebbero esserci mediatori, figure dedicate che facciano da anello tra medici e familiari. Spesso le aggressioni nascono dall'incomprensione e dalla mancanza di informazioni". Una misura, sottolinea, "da estendere su scala nazionale. In Puglia una sperimentazione in tal senso è già avviata in alcuni ospedali. Si tratta - chiarisce - di infermieri-mediatori che hanno appunto il compito di parlare con i familiari e comunicare cosa sta avvenendo. Credo possa essere una figura da implementare e potrebbe anche non avere un profilo strettamente sanitario". I sindacati medici, dal canto loro, chiedono alle istituzioni di fare di più e annunciano iniziative sul territorio. Per il sindacato dei medici ospedalieri Anaao-Assomed, rappresentato da Pierino Di Silverio, il punto critico è la piena applicazione della legge anti-aggressioni che prevede l'arresto in flagranza: "Oggi non è pienamente operativa perché servono prove, anche video, e non tutti gli ospedali dispongono di telecamere". Il sindacato propone quindi di elevare a rango di legge la raccomandazione 8/2007 del Ministero della Salute, che prevede politiche di tolleranza zero e coordinamento con le forze di polizia. "Se diventasse legge, includendo anche l'obbligo di dotarsi di telecamere, la normativa potrebbe diventare un deterrente concreto", aggiunge Di Silverio. A settembre il sindacato lancerà una campagna informativa, mentre a dicembre presenterà un libro bianco con i dati raccolti negli ospedali. Per il presidente della Federazione dei medici Cimo-Fesmed, Guido Quici, "pesa la carenza di comunicazione con i familiari dei pazienti, aggravata dalla scarsità di personale. Spesso i medici devono scegliere tra salvare una vita o parlare con i parenti, con conseguenti reazioni di rabbia". La proposta è "organizzare i turni di lavoro in modo da consentire ai medici che hanno in cura il paziente di dedicare del tempo esclusivamente al dialogo con i parenti". Anche secondi Quici, "occorrerebbe poinaggiornare e implementare la raccomandazione n.8 del 2007 per prevenire gli atti di violenza a danno degli operatori sanitari e proporre un corso di formazione obbligatorio sul tema a tutti i dipendenti del Ssn". Secondo la Uil Fpl, guidata da Rita Longobardi, il bilancio totale è allarmante: "Un vero e proprio bollettino di guerra con circa 22mila operatori sanitari e sociosanitari vittime di aggressioni nel 2024, ma il numero reale è molto più alto". Va anche considerato, avverte Longobardi, che "tante violenze non vengono denunciate, per paura di ritorsioni o perché ormai, purtroppo, insulti e minacce vengono interiorizzati come parte del lavoro". Per questo, "servono presidi fissi di polizia, strumenti concreti di prevenzione e rispetto verso chi esercita la professione", conclude la rappresentante sindacale. (ANSA).


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