>ANSA-BOX/ Riaprono centri diurni disabili,servizi rivoluzionati

Annuncio di Conte.'Scoglio è tenere distanza. Loro fragilissimi’
19:41 - 30/04/2020 




(di Michela Suglia) (ANSA) - ROMA, 30 APR - "Dal 4 maggio potremo riaprire ma con tanti 'ma'. I centri diurni per disabili sono delicatissimi, un po' come le scuole". E' la considerazione amara e realista di Giandario Storace, presidente della cooperativa 'Bologna integrazione' a marchio Anffas, di fronte all'annuncio fatto dal premier Conte alle Camere, della riapertura da lunedì delle strutture di assistenza ai disabili prevista nell'ultimo decreto. Dopo due mesi di stop, che hanno messo in difficoltà molte famiglie, anche il mondo dell'assistenza a down, autistici, persone non autosufficienti si attrezza per la fase 2. E spera di tornare a pieno regime fra qualche settimana, forse un mese.

Nel frattempo aspettano i piani delle Regioni che dovranno dare indicazioni sulla tutela della salute di operatori e utenti, con protocolli ad hoc. Molti stanno facendo le sanificazioni necessarie. Ma lo scoglio più arduo sarà la distanza. Proprio la regola aurea dell'era Covid potrebbe ridimensionare il lavoro nelle strutture. "Un educatore non può stare a un metro e mezzo dai ragazzi, non riesco a immaginarlo", dice Anna Canonico, presidente dell'associazione 'Guscio di noce' che a Roma segue ragazzi affetti da autismo. Le difficoltà sono soprattutto per le attività individuali, quelle di gruppo saranno tagliate nei numeri. "Ad esempio i disabili più piccoli spesso ti saltano addosso, è complicato tenerli fermi, figuriamoci distanti", aggiunge Storace che nel Bolognese guida 10 centri diurni e tre residenze che aiutano un centinaio di ragazzi. Servizi quindi da rivoluzionare, immaginando cure e attenzioni diverse da quelle garantite fino a marzo. "Per alcune attività il concetto di distanza è anti educativo, quasi anti riabilitazione", è la premessa di Roberto Diana, vicepresidente della cooperativa 'Oltre' che accoglie 96 disabili, soprattutto adulti, nei 5 centri diurni nei dintorni di Roma. E cita l'esempio di chi aiuta i pazienti a suonare uno strumento e spesso deve stargli vicino. Tuttavia, da lunedì bisognerà adattarsi. Ad esempio mettendo la mascherina, ma non è detto che lo faranno i disabili (specie quelli con ritardi più gravi) o che la tengano per ore. Con tutte le conseguenze che questo ha per gli educatori.

Cambierà pure il trasporto: prima dell'emergenza, i pazienti arrivavano lì la mattina con un pullman che li andava a prendere e li riaccompagnava. Ora non sarà possibile per questioni di spazio. "Prima ne portavamo 9, ora al massimo 2. Magari li divideremo tra mattina e pomeriggio oppure li accoglieremo anche il sabato", spiega Storace. Altra novità riguarderà la mensa: laddove c'è, salterà o sarà ridotta, facendo entrare meno persone o facendo più turni. Per alcuni si potrebbe potenziare l'assistenza domiciliare, ma non mancano famiglie contrarie per paura del contagio. (ANSA).


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