PAESE CHE VAI...
La spedizione Overland, passata in Valle d'Aosta a giugno, ha invitato Environnement a seguirla in una tappa del suo giro della montagna mediterranea, attraverso la Grecia.
...MONTAGNA CHE TROVI: DAL PINDOS AL MONTE OLIMPO
di Flaminia Montanari
La carovana dei camion di Overland, in Grecia.Vista dall'aereo, la Grecia fa lo stesso effetto di quando, in alta montagna, ci si trova su un tappeto di nuvole da cui emergono solo le cime dei monti: una grande catena montuosa che spunta, frastagliata in mille isole e penisole, dal piano increspato del mare. La maggior parte del territorio è costituito da rocce brulle, nelle cui fenditure insinuano le radici i cespugli di mirto e di ginestra; qua e là, ovunque la roccia abbia permesso un deposito di humus, brevi tratti coltivati, con file regolari di ulivi che si stagliano argentei contro il fondo dorato dell'erba secca. La Grecia è veramente un paese di montagne; ma per noi, abituati a vedere la montagna come un luogo disseminato di abitati, ciò che più colpisce è la totale assenza di insediamenti umani, anche nelle vicinanze delle zone coltivate. Le case contornano le coste e formano qualche incrostazione di coppi rossi nel verde delle poche zone pianeggianti; fuori da questi insediamenti non si vede una casa o una fattoria. Qua e là soltanto, due bassi muri in pietra sorreggono una lunga tettoia di lamiera rugginosa, rifugio per le capre e per il loro pastore; tutto il resto è roccia, o balzi di terra rossa e nuda, o coperto dalla macchia mediterranea fitta e odorosa, in un assordante stridìo di grilli e cicale. Tutta la vita sembra essersi svolta da sempre sul mare, la montagna pare qui solo un negativo, un non-luogo.
Ma le due tappe dei camion arancioni, che proveniendo dall'Albania hanno attraversato il territorio greco da Ovest ad Est, sembrano dimostrare invece che anche qui la montagna è stata la fedele e preziosa custode della cultura e della natura di un territorio.
Dove le gole della catena montuosa del Pindos si aprono verso la grande e fertile pianura della Tessaglia, nei pressi della borgata agricola di Kalambaka (prima tappa di Overland in Grecia), torreggiano dei pinnacoli di roccia sedimentaria, alti fino a cinquecento metri, torniti dal vento ed erosi dall'acqua in curiose forme-scultura, che in alcuni punti sono punteggiati da innumerevoli cavità naturali dai bordi tondeggianti. Dal IX secolo queste caverne furono usate come eremitaggi; ma solo nel XIV secolo si iniziò a costruire, sulla sommità di questi pinnacoli, un piccolo monastero che dal suo fondatore fu denominato Meteoron, che significa letteralmente sospeso nell'aria. Col sopraggiungere della dominazione turca alla metà del XV secolo, molti monaci cercarono rifugio sulla cima di questi torrioni. In questi luoghi praticamente inaccessibili (l'unico mezzo di collegamento era costituito da una rete di corda, che veniva calata con un verricello da un balcone sporgente sull'abisso) i monaci si prodigarono per tenere in vita, durante l'occupazione ottomana, la lingua, la religione, la cultura locali, facendo salire nascostamente dei giovani che poi, una volta istruiti, avevano il compito di tornare a insegnare a leggere, a scrivere, a pregare alla gente del loro villaggio. Le Meteore sono perciò considerate ancora oggi il simbolo della cultura greca stessa.
Una panoramica sul Monte Olimpo.Proseguendo ad est lungo la pianura, si attraversano alcuni corsi d'acqua, e mai come in questo caso ho percepito come la presenza d'acqua sia la più importante chiave di lettura di tutto il paesaggio: la vegetazione, le coltivazioni, lo stesso insediamento umano non sono che una funzione dell'acqua. I campi incolti, non irrigati, spiccano col giallo vivo delle loro erbe secche in mezzo al verde dei coltivi. E prima ancora di arrivare in vista dell'acqua, la vegetazione che si fa più fitta, il cambiamento delle specie vegetali, l'odore stesso nell'aria cambiano e ci preparano alla sua presenza; e la vista dell'acqua assume subito un significato di frescura, di ricchezza, di vita.
Attraversiamo una campagna divisa in grandi lotti regolari di coltivazioni industrializzate - cereali, ortaggi, frutta - poi una nuova zona montuosa, e arriviamo in vista del mare. A pochi chilometri dalla costa il pendio sale rapidamente, coperto di vegetazione fitta e verdissima; ne emerge una cresta di montagna grigia, avvolta da una nube leggera. È il monte Olimpo, il trono degli Dèi. L'abbondante evaporazione marina e il dislivello termico (l'Olimpo è alto 2917m) fanno sì che in quota si crei un fenomeno di condensa, così che la vetta è quasi sempre nascosta alla vista; anche questo fatto ha probabilmente contribuito alla creazione del mito. Ancora una tappa ai piedi della montagna, poi i camion arancioni si inerpicano fino a 1100m, seguendo una strada a tornanti che si inoltra in un vallone dai fianchi molto ripidi. Unica presenza lungo la strada, alcuni greggi di capre coi pastori, e i loro cani che ci inseguono abbaiando. Tutt'attorno le pendici sono coperte da un bosco fitto e molto misto, di conifere e latifoglie, accompagnato da un sottobosco lussureggiante, che stupisce data la presenza di una netta maggioranza di conifere di moltissime specie e la povertà del suolo, che traspare dalle scarpate della strada. Le pendici dell'Olimpo sono una delle zone floristicamente più ricche del Mediterraneo; il giornalista Della Palma, che è partito con due compagni alla scalata della vetta, ci riporta le foto di magnifici esemplari di oricalchi. L'Olimpo è una sinfonia di verdi di ogni tonalità, un tripudio di vita a fronte delle rocce aride e della vegetazione stenta degli altri rilievi visti in lontananza. Non desta meraviglia che gli antichi Greci avessero stabilito in questo luogo la sede delle divinità: nel loro concetto di Natura vista come perenne ciclo della vita, in cui uomini, animali, piante non sono che fugaci comparse, questo monte sembra esprimere in modo perfetto l'idea da un lato dell' eterno mutare degli individui, in tutta la loro varietà di forme, e d'altro lato l'immutabile equilibrio del loro insieme. Oggi il Parco Nazionale del Monte Olimpo cerca di salvaguardare questo difficile equilibrio. Ma già le costruzioni turistiche stanno risalendo dalla costa verso i piedi del monte: c'è solo da augurarsi che gli Dèi sappiano difendere la loro privacy
   
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