BIODIVERSITÀ
Le farfalle, oltre a ricoprire un ruolo ecologico di primaria importanza, sono con la loro presenza motivo di allegria e di interesse.
I SITI DELLE FARFALLE
di Pietro Passerin d'Entrèves
Libythea celtis (Libytheidae), caratteristica di cespugli e boschi radi fino a circa 1800 m.Incredibile, ma vero! Circa 1500 specie diverse di farfalle popolano la Valle d'Aosta. Alcune sono di dimensioni enormi, come la saturnia del pero, con i suoi 16 cm circa di apertura alare, altre pressoché invisibili, come alcuni Nepticulidi, le cui ali non superano i 4 millimetri.
Il dato numerico fornito, tuttavia, non è da considerarsi assoluto, poiché solamente i cosiddetti macrolepidotteri, cioè le farfalle di dimensioni apprezzabili sono ben conosciuti per tutta la Valle, grazie a ricerche finanziate dal Museo Regionale di Scienze Naturali di Saint-Pierre e dal Parco Naturale Mont Avic. I microlepidotteri sono invece ancora poco conosciuti e solo il Parco Naturale Mont Avic ha intrapreso ricerche in questo senso, limitatamente però all'area protetta.
Se poi si considerano solamente le farfalle dai colori più sgargianti che volano sui campi e sui pascoli delle nostre montagne, cioè i ropaloceri o farfalle diurne, il numero scende drasticamente a 164 specie diverse, giustificando almeno in parte la nostra scarsa capacità di osservazione che ci permette di distinguere un numero assai limitato di entità differenti.
Tutti gli ambienti ospitano farfalle. Alcune specie hanno un alto grado di adattabilità e possono tranquillamente vivere in condizioni di temperatura, umidità e illuminazione molto variabili. Altre invece risultano assai specializzate e richiedono pertanto condizioni molto stabili, o particolari. Alcune sono in grado di sopportare tassi di inquinamento assai elevato, altre scompaiono quando le condizioni generali dell'ambiente in cui vivono vengono appena alterate. Queste ultime specie ci servono dunque come indicatori biologici e ci permettono di valutare in modo abbastanza preciso lo stato di salute di aree più o meno vaste. I motivi indicati più sopra ci spiegano dunque perché vediamo alcune specie dovunque andiamo, mentre altre le osserviamo solamente in alcune zone, talvolta anche molto ristrette.
Anche la quota incide nella distribuzione dei Lepidotteri, soprattutto nella nostra regione caratterizzata da diverse fasce ecologiche altitudinali, con vegetazione diversa. In particolare parliamo di zona collinare che va dal fondo valle fino a circa 700 m, di zona montana che va dai 700 fino ai 1700 m circa, di zona subalpina che va dai 1700 ai 2200 m circa e, infine di zona alpina che sale oltre i 2200 m.
La maggior parte delle farfalle è legata alla presenza della vegetazione. Anche in questo caso troviamo specie in grado di alimentarsi indifferentemente a spese di vegetali diversi, mentre altre risultano monofaghe, legate cioè ad un solo tipo di pianta. La biologia dei Lepidotteri è complessa, ma si può riassumere in quattro tappe: uovo, bruco, crisalide e adulto. Il bruco è particolarmente vorace, pertanto non ci si stupirà se alcune specie di farfalle, nonostante il loro aspetto accattivante, sono dei veri e propri flagelli per le piante selvatiche o coltivate, o per i frutti. Basti pensare alla Lymantria monacha che non molti anni fa ha fatto vere e proprie stragi di abeti rossi in Alta Valle, o la nottua del mais, o la processionaria del pino di cui notiamo facilmente i bianchi nidi invernali, o l'ultimo flagello in ordine di tempo, la Cameraria ohridella che sta lentamente distruggendo gli ippocastani del norditalia, o ai tanti bruchi che divorano la frutta matura o quella secca, o i semi, o addirittura le nocciole immerse nelle tavolette di cioccolato. Altre specie si nutrono invece di sostanze lavorate. La tarma della lana è una farfalla ben conosciuta da tutti, così come quella dei tappeti o delle pellicce.
Al di là comunque di questi aspetti, le farfalle, oltre a ricoprire un ruolo ecologico di primaria importanza sono, con la loro presenza, anche motivo di allegria e di interesse. Un prato privo di farfalle multicolori dà un profondo senso di tristezza e di desolazione.
Fra le particolarità della fauna a farfalle della Valle d'Aosta possiamo annoverare ben 3 specie ed una sottospecie endemiche della regione. Gli endemiti sono entità presenti solamente in una certa zona più o meno ristretta della Terra, sulla base di situazioni biogeografiche particolari. Plebejus pylaon augustanus, Polyommatus humedase, Pharmacis anselminae e Pharmacis claudiae, si trovano dunque solo in Valle d'Aosta.
In particolare Polyommatus humedase vola solamente nella zona di Pont d'Aël in luglio ed agosto, variando numericamente da stagione a stagione. Si tratta di una bella farfalla della famiglia dei Licenidi, di dimensioni medie, con ali di colorazione bruna-marrone in entrambi i sessi. Ha caratteristiche ecologiche termo-xerofile, cioè ama particolarmente i luoghi caldi e secchi.
Come tutti gli endemiti è particolarmente ricercata non solo dagli studiosi, ma soprattutto dai collezionisti, alcuni dei quali pur di accaparrarsene alcuni esemplari in buone condizioni non esitano ad ucciderne in gran numero. Da qualche tempo è, fortunatamente, una specie protetta da un'ordinanza comunale.
Un secondo motivo di preoccupazione per la sopravvivenza della specie è dato dalla progressiva distruzione dell'habitat, dovuta principalmente all'abbandono dei coltivi e al conseguente inselvatichirsi dei pascoli e dei prati.
Proprio per rispondere all'esigenza di protezione del biotopo di Pont d'Aël, l'Ufficio Gestione Risorse Naturali dell'Assessorato all'Agricoltura e Risorse Naturali, lo ha inserito nell'elenco dei siti di importanza comunitaria (SIC IT1205032 - Praterie xeriche di Pont d'Aël) Si tratta di un biotopo di pochi chilometri quadrati sulla sinistra orografica del torrente Grand Eyvia, caratterizzato da un ambiente xerico con una vegetazione tipica a Roverella e Pino silvestre. Numerosi sono gli elementi vegetali di origine steppica, o mediterranea, mentre sono presenti alcune interessanti e rare specie di orchidee. Fra gli uccelli è segnalato il raro biancone, un rapace di grandi dimensioni che si nutre di rettili, assai localizzato nella Valle d'Aosta, che utilizza la zona di Pont d'Aël come sito di alimentazione.
Oltre al Polyommatus humedase sono circa cento le specie di farfalle diurne studiate per la zona che è dunque, per le sue peculiari caratteristiche, una delle più ricche della Valle d'Aosta sotto questo aspetto, ma anche una delle più delicate.

   
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