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SVILUPPO SOSTENIBILE IN ALTA MONTAGNA: INTERVENTI AMBIENTALI E PROSPETTIVE
di Riccardo Beltramo
Il rifugio Mario Bezzi, in Valgrisenche.Il 31 maggio scorso, a Cogne, presso il Centro Congressi della Maison Grivola, si è svolto il Seminario "Sviluppo sostenibile in alta montagna: interventi ambientali e prospettive", di approfondimento della tematica relativa alla certificazione ambientale in alta montagna, con particolare riferimento ai rifugi alpini.
All'occasione è stato presentato il "Manuale tipo per la realizzazione di un Sistema di Gestione Ambientale dei Rifugi Alpini", realizzato dal Dipartimento di Scienze merceologiche dell'Università di Torino e dall'Assorifugi Valle d'Aosta, con il sostegno dell'Amministrazione regionale, della Grivel - Mont Blanc e del Comitato italiano per l'Anno internazionale delle Montagne 2002.
È stata inoltre illustrata l'edizione 2002 del progetto pilota "Mon Bivouac - Il mio Bivacco", da parte di Paolo Bagnod, Capo Servizio gestione e qualità dell'ambiente, Massimo Datrino, Presidente dell'Unione valdostana Guide di alta montagna, e da Sergio Gaioni, Presidente della Delegazione Valdostana del Club Alpino Italiano.

Un sistema di gestione ambientale, pensato per le imprese manifatturiere, può rappresentare uno strumento per sviluppare una strategia di sviluppo turistico sostenibile nei rifugi alpini? Questa la tesi che il Prof. Riccardo Beltramo del Dipartimento di Scienze Merceologiche dell'Università di Torino ha cercato di dimostrare nel corso dell'intervento presentato in occasione del seminario "Sviluppo sostenibile in alta montagna: interventi ambientali e prospettive" svoltosi il 31 maggio 2002 nel Centro Congressi Maison Grivola di Cogne.
L'interno del rifugio Bezzi."Un turismo sostenibile è tale se l'attività contribuisce alla conservazione ed alla valorizzazione dell'ambiente stesso: gli impatti negativi sull'ambiente sia naturale, sia socioculturale, devono essere minimizzati e la protezione dell'ecosistema deve essere supportata dal reinvestimento in loco di parte dei redditi derivanti dal turismo. Devono, inoltre, essere favorite le attività di educazione ambientale rivolte non solo ai turisti, ma anche alle comunità locali ospitanti, alle istituzioni e, in generale, all'intera opinione pubblica. Stante questa premessa, ci si rende conto che il Sistema di Gestione Ambientale ossia un sistema organizzativo, documentato, pensato per controllare le attività ed adottare strategie che garantiscano uno sviluppo rispettoso dell'ambiente, possa essere la risposta giusta all'esigenza di sviluppare un turismo che soprattutto nell'ecosistema montagna ha nell'ambiente il suo punto di forza".
"Da questa convinzione è nato il Manuale- tipo per la realizzazione di un sistema di gestione ambientale dei rifugi di montagna presentato da Gioachino Gobbi - della Grivel Mont Blanc e da Piergiorgio Barrel - Presidente dell'Associazione dei Gestori dei Rifugi della Valle d'Aosta, entrambi partner del lavoro e realizzato con il sostegno dell'amministrazione regionale valdostana e del Comitato Italiano per l'Anno Internazionale delle Montagne."

Nel prosieguo dell'intervento, il Prof. Beltramo, ha illustrato nel dettaglio il progetto "Ricerca-intervento per la realizzazione dei sistemi di gestione ambientale dei rifugi di montagna" realizzato con il contributo del Fondo Sociale Europeo, del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali Ufficio Centrale OFPL, e della Regione Autonoma Valle d'Aosta.
Tale ricerca coinvolge attualmente 10 rifugi, aderenti all'Associazione dei Gestori dei Rifugi della Valle d'Aosta, e precisamente i Rifugi Aosta, Bertone, Bezzi, Bonatti, Chabod, Città di Chivasso, Crêtes Sèches, Deffeyes, Maison Vieille, Quintino Sella al Felik.
Nella prima fase, partita nel mese di Luglio 2001, impiegando apposite liste di controllo, che si trovano all'interno del Manuale succitato, il team di ricerca del Prof. Beltramo ha compiuto un'Analisi Ambientale Iniziale presso i rifugi attraverso un colloquio con i gestori ed una visita della struttura. Dalle liste di controllo è derivato un diagramma poligonale che esprime graficamente la distanza che occorre coprire per inglobare, rispetto allo stato iniziale, tutti i punti considerati dalla norma e quelli correlati ad un'offerta turistica sostenibile. Le chiavi di lettura della realtà dei rifugi sono state documentate da relazioni di visita e fotografie. Il controllo si è spinto, per quanto riguarda la parte tecnica, alle modalità costruttive, all'attenzione rivolta all'impiego di materiale ed accorgimenti per il risparmio energetico; alle modalità di prelievo delle risorse naturali e di approvvigionamento di materiali ed energia e, infine, alle modalità di trattamento e smaltimento dei reflui. Sono stati affrontati, inoltre, gli aspetti organizzativi, sia per la parte che procura impatti ambientali diretti che per quella, come l'individuazione dei fornitori e la promozione dell'attività turistica, che interessa gli impatti ambientali indiretti. Infine è stata appurata l'esistenza di un sistema di gestione informale o formalizzato.
Alcuni i fatti rilevanti emersi:
I gestori sono sensibili agli aspetti ambientali collegati alla propria attività e dimostrano un buon grado di consapevolezza.
Si registra una certa conoscenza delle normative ambientali ed un buon livello di conformità. In alcuni casi si è ritenuto opportuno evidenziare la necessità di adeguamenti impiantistici e l'opportunità di interventi mirati.
Si registra l'esistenza di procedure standardizzate, ancorché informali, ed in alcuni casi si è appurata una formalizzazione delle procedure, motivata dalla necessità di istruire il personale, visto l'elevato turn-over.
Esistono punte di eccellenza, indipendenti dall'altitudine o dall'accessibilità, che dimostrano la centralità del fattore umano per l'uso efficiente ed efficace delle risorse umane ed economiche. Il ruolo del gestore è preminente nel condurre la propria attività secondo standard di turismo sostenibile: si vedono rifugi che dal punto di vista architettonico sono un'espressione genuina di elementi territoriali, ma non solo, inglobano accorgimenti costruttivi volti al risparmio energetico, al riutilizzo di materiali presenti in loco (e questo è anche un fattore economico rilevante), segmentano la propria offerta permettendo la conoscenza della montagna tanto ad alpinisti quanto a scolaresche, ecc…
Nella maggior parte dei casi l'offerta è essenziale, con forti richiami alla tradizione della cucina di montagna ed in alcuni casi è stata operata la scelta di offrire esclusivamente prodotti valdostani, quasi a sottolineare come i rifugi siano gli avamposti della cultura regionale.
Da tale inquadramento iniziale sono derivati elementi qualificanti da introdurre nella Politica ambientale la cui adozione è un elemento fondamentale per orientare le scelte gestionali successive, che costituiscono il programma di miglioramento ambientale.
Il progetto è proseguito nel corso del 2002 con un percorso di approfondimento, per fare in modo che i gestori acquisissero coscienza, gradualmente, degli elementi fondamentali di un Sistema di Gestione Ambientale, comprendessero le motivazioni e la coerenza delle regole sulle quali esso si basa. Tale percorso ha portato alla creazione di un fascicolo per ciascun rifugio contenente una raccolta delle disposizioni di legge applicabili agli stessi e le istruzioni operative, ossia un vademecum coerente con quanto stabilito dall'ISO 14001 sulle corrette modalità di svolgimento delle attività di gestione in grado di produrre un impatto ambientale significativo.
Il percorso del progetto è senza dubbio articolato, ma la complessità diventa più gestibile se si vede che la via è già stata aperta da qualcuno ovvero se esiste un caso di successo a cui riferirsi. Il caso del Rifugio Federico Chabod riveste questo significato. Il 19 ottobre 2001 ha ottenuto, da parte di Certiquality, la certificazione ISO 14001 del proprio Sistema di Gestione Ambientale.
"L'individuazione di obiettivi di miglioramento che discendono dalle analisi ambientali iniziali, i principi del turismo sostenibile e le idee maturate tra i gestori, sono stati gli elementi sui quali sono state avviate alcune azioni di approfondimento, che hanno riguardato oltre lo svolgimento di 3 tesi di laurea su alcuni aspetti che interessano la realtà rifugistica, la pianificazione ed attuazione di un'attività di comunicazione in parallelo alla fasi tecniche, riportata nel sito e la redazione di un questionario, che verrà diffuso nei rifugi l'estate prossima, per rilevare le caratteristiche della domanda cioè per caratterizzare l'ospite dei rifugi coinvolti. In ultimo ma sicuramente degno di nota lo svolgimento di alcuni incontri di approfondimento sulle tradizioni gastronomiche valdostane, con la collaborazione della signora Laura Zenti de La Hoirie. Quest'ultima attività, infatti, è stata voluta fortemente dai gestori con l'intento di provare a caratterizzare i propri menù in chiave locale, attraverso l'arricchimento del menu... con piatti poveri cioè con piatti della cucina di montagna, che comunicassero all'ospite del rifugio elementi della cultura locale".
Questa operazione di recupero riveste sicuramente un ruolo chiave nell'ambito di strategie di sviluppo sostenibile. La valorizzazione delle produzioni interpreta un ruolo positivo a diversi livelli: vengono recuperati cultivar quasi estinti e ciò rappresenta un contributo in termini di recupero di biodiversità e di rafforzamento dell'agricoltura locale, vengono riscoperte ricette e ciò è importante sia per la conservazione della memoria storica sia per la valenza sociale, dovuta all'importanza del ruolo che gli anziani assumono nell'operazione. Inoltre, i prodotti che vengono consumati freschi o che sono cucinati nella zona di produzione sono contenuti in imballaggi semplici e la prossimità del luogo di produzione e del luogo di consumo ottimizza le distanze percorse per l'approvvigionamento, con un miglioramento degli impatti ambientali indiretti che determina l'attività turistica.
Quanto sottolineato dal relatore è stato ribadito dall'intervento della dietista Rossana Stradiotto che riprendendo le fila di un progetto coordinato dallo stesso Prof. Beltramo, presso il Rifugio Regina Margherita a partire dal 1998, sull'alimentazione in alta quota, da cui emerse che i pasti consumati dagli alpinisti non fornivano calorie sufficienti a coprire il fabbisogno - pur essendo sufficientemente equilibrati dal punto di vista dei nutrienti - e che l'alimentazione spontanea risultava insufficiente a mantenere il bilancio energetico, ha sottolineato l'idea di migliorare ulteriormente la proposta di un menù nutrizionalmente equilibrato e corretto dal punto di vista ambientale, introducendo prodotti tipici e ricette legate alla tradizione del luogo.
Il progetto, del tutto innovativo, prevede il coinvolgimento di ricercatori competenti nel campo della nutrizione e della gestione ambientale in un'attenta analisi delle necessità dei rispettivi ambiti con un approfondimento dal punto di vista nutrizionale di alcuni aspetti che vanno dall'analisi dal punto di vista merceologico dei prodotti tradizionali, alla valutazione bromatologica dei piatti tradizionali per arrivare all'alimentazione nei rifugi alpini valdostani.
"L'importanza dell'introduzione di questo ulteriore aspetto si evidenzia in numerosi benefici, come sostengono i ricercatori coinvolti, dalla diminuzione dei costi di trasporto delle materie prime per la preparazione dei pasti alla rilevanza culturale della riscoperta dei piatti della tradizione, senza dimenticare l'importanza che la proposta potrebbe avere dal punto di vista turistico."
La ricerca condotta presso il Rifugio Regina Margherita ha portato ad una metodologia la cui applicazione deve essere ampliata con la raccolta di dati in altri rifugi posti a quote intermedie, attraverso l'osservazione dell'attività di ristorazione, la somministrazione di questionari e l'elaborazione dei dati ottenuti seguendo la metodologia già adottata nell'esperienza precedente.
A tale scopo è stata avviata a cura del Dipartimento di Scienze Merceologiche dell'Università di Torino una ricerca che vede il coinvolgimento di 3 rifugi che saranno visitati nel mese di luglio 2002 per l'osservazione e la raccolta dei dati con la collaborazione preziosa di gestori ed addetti. La successiva comparazione dei dati raccolti con quelli già in possesso del gruppo di ricerca fornirà un campione vasto ed attendibile delle diverse realtà dei rifugi con la possibilità di evidenziare gli aspetti più significativi legati alla nutrizione in quota. Il nuovo approccio fornito dalla possibilità di affiancare aspetti nutrizionali ed ambientali permetterà di ampliare il campo d'azione nel rispetto dell'ambiente oltre che del benessere dell'individuo.
In conclusione, il Prof. Beltramo sottolinea come le ricadute di una promozione turistica dei rifugi si abbiano anche su settori economici esterni al turismo, a conferma del fatto che si possa per questa via avviare un processo di sviluppo economico. Inoltre, l'adeguatezza degli impianti per la produzione energetica e per l'abbattimento degli inquinanti e l'implementazione di un Sistema di Gestione Ambientale assicurano che l'impatto ambientale incrementale, dovuto all'aumento del numero di turisti, venga tenuto efficacemente sotto controllo, nel rispetto dei limiti di legge. È quindi ipotizzabile, in prima battuta, la realizzazione di una promozione della filiera turistica che ha ricadute non solo sugli operatori del settore turistico, ma anche su altre attività che tutte insieme, portano al miglioramento qualitativo dell'offerta turistica valdostana.

   
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