ROM:ITALIA,RICONOSCIMENTO MINORANZA PERMETTEREBBE AIUTI/ANSA

IREF, ESSENZIALE L'ASSISTENZA SANITARIA E CAMPI PICCOLI
16:01 - 04/09/2010 


(ANSA) - ROMA, 4 SET - Il riconoscimento dei rom, dei sinti e dei camminanti come minoranza storico-linguistica permetterebbe il censimento di queste popolazioni, l'elaborazione di un piano nazionale di intervento e fornirebbe gli strumenti legali di cui ha bisogno chi lavora con i rom per operare senza difficolta' di carattere legale e amministrativo.

A sostenerlo e' una ricerca dell'Iref, l'Istituto di ricerche educative e formative fondato nel 1968 dalle Acli, resa nota dal Dipartimento pari opportunita', nella giornata in cui sia a Roma che a Parigi si manifesta per difendere i diritti dei rom, contro gli sgomberi e i rimpatri forzati, ma anche per superare la logica dei campi.

L'Iref fa notare come, alla piena attribuzione dei diritti civili e anagrafici, deve fare da contraltare la piena assunzione di doveri, da parte dei rom, nei confronti della societa'. Solo in tal modo si puo' arrivare ad avere una integrazione che non sia unilaterale ma che sia il prodotto di una interazione. In tal senso l'Iref porta l'esempio delle auto-costruzioni di Padova, alloggi che sono stati assegnati alle famiglie sinte dietro pagamento del canone d'affitto e delle utenze domestiche. Questi alloggi sono stati costruiti da imprese edili che hanno avuto tra i propri lavoratori alcuni degli stessi affittuari sinti, con capacita' professionali idonee supportate anche da un corso di formazione professionale precedente. I salari derivanti dal lavoro effettuato dagli operai zingari sono stati assorbiti dalla ditta che li ha scalati dal costo generale dell'appalto a titolo di contributo. L'importo dei salari non percepito e' stato infine defalcato dai canoni d'affitto mensili a titolo di scomputo. Ovviamente, chi non ha partecipato al progetto di auto-costruzione ha pagato per intero il canone.

Altro punto fondamentale per l'integrazione e' l'assistenza sanitaria: l'intervento sanitario non puo' limitarsi ad uno screeening o ad una campagna di vaccinazione ma - secondo gli operatori dell'Ires - deve comprendere la promozione del diritto alla salute e l'utilizzo dei servizi sanitari di zona. E questo implica che si deve instaurare un rapporto di fiducia tra i rom e il personale sanitario.

Infine i campi nomadi che devono essere piccoli e distribuiti in vari punti della citta' in modo da attenuare il loro impatto sulla popolazione residente. Infatti inserimenti con pochi nuclei familiari se da un lato rispettano la cultura rom della vita in famiglia allargata, al tempo stesso permettono un inserimento piu' efficace, dato il basso numero delle famiglie rom coinvolte.

Un altro studio, sempre commissionato dal Dpo Unar - Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (Unar) del ministero delle Pari opportunita' - evidenzia come siano due i livelli di intervento: quelli di emergenza, che riguardano il controllo del territorio, la rimozione dei rifiuti, la disinfestazione e la derattizzazione, la vaccinazione dei bambini, lo smantellamento delle baracche e il risanamento delle aree costruendo casette in muratura e allestendo strutture che possano essere usate per il lavoro e il doposcuola; e gli interventi strutturali come l'attribuzione del medico di famiglia ad ogni nucleo rom, l'attivazione di corsi professionali (es. di artigianato o lavorazione del ferro) che rispondano alle specificita' del gruppo rom e infine il favorire forme di auto-imprenditorialita' degli zingari. (ANSA).


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