50 ANNI PARITA'DONNE:ROSA OLIVA E LA SENTENZA DELLA CONSULTA

CORTE DICHIARO'ILLEGITTIMA ESCLUSIONE DA INCARICHI PUBBLICI
13:03 - 16/05/2010 


(ANSA) - ROMA, 16 MAG - Se l'esercizio di diritti e potestà politiche negli uffici pubblici è un diritto a cui le donne hanno accesso da 50 anni, il merito è di una donna, Rosa Oliva, e della Corte Costituzionale che il 13 maggio del 1960 accolse un suo ricorso contro un assurdo divieto previsto da una legge del 1919. Per ricordare l'evento un gruppo promotore, in cui figura anche Rosa Oliva, l'ha voluta festeggiare con una serie di iniziative che chiameranno a confronto l'esperienza di tante donne che ormai ricoprono incarichi di rilievo nella pubblica amministrazione. E, con una provocazione lanciata dalla stessa Rosa Oliva: un possibile nuovo ricorso alla Consulta per un giudizio sul rispetto della Carta da parte della riforma elettorale del 2006 che non prevede alcuna forma di garanzia per le donne. "La parità uomo-donna è intaccata da più parti: le giovani donne pensano che ormai sia tutto fatto e che sia una diminutio essere considerate donne nel lavoro mentre serpeggia una strategia un po' subdola di resistenza alle innovazioni. Servono invece altre leggi, serve una garanzia sulla legge elettorale" dice Rosa Oliva che proprio nel 2006 ha fondato una piccola associazione, 'Aspettare Stanca' e, osserva, "mai nome fu più indovinato!".

La sentenza della Corte Costituzionale di 50 anni fa dichiarò l'illegittimità costituzionale di una norma di una legge del 1919 che escludeva le donne 'da tutti gli uffici pubblici che implicano l'esercizio di diritti e potestà politiché. A rappresentare in giudizio Rosa Oliva fu Costantino Mortati, a suo tempo deputato all'Assemblea Costituente, poi giudice della Corte Costituzionale e ordinario di diritto costituzionale, uno tra i più autorevoli giuristi italiani del Novecento. "Nella Costituzione italiana - sosteneva il costituzionalista calabrese - il lavoro, posto alla base della repubblica, non è fine in sé o mero strumento di guadagno, ma mezzo di affermazione della personalità del singolo, garanzia di sviluppo delle capacità umane e del loro impiego". (ANSA).


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