COMUNI: IN MOLTI CERCANO UNA REGIONE PIU' "RICCA"/ANSA

18:01 - 30/04/2007 


(ANSA) - ROMA, 30 APR - Nelle Marche sono sette - Casteldeci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, Sant'Agata Feltria, San Leo,e Talamello, tutti in Valmarecchia - i comuni che, dopo il referendum del dicembre scorso vogliono passare all'Emilia; nel Veneto, regione a statuto ordinario, il 6 e il 7 maggio gli abitanti di otto Comuni si recheranno alle urne per chiedere l'aggregazione al Trentino-Alto Adige, seguendo le orme di Lamon, Cinto Caomaggiore, Sovramonte, San Michele al Tagliamento che hanno già ottenuto il responso favorevole dei cittadini, tutti determinati a far parte del più ricco e vicino Trentino Alto Adige. Anche se il Trentino-AA ha già detto di no a Lamon.

Altri comuni in fuga si trovano in Piemonte: parliamo di Noasca e Carema dove i referendum si sono già svolti, ma anche Ribordone, Valprato, Ronco prossimi a pronunciarsi. Fra questi nessuno resiste al fascino esercitato dalla confinante Valle d'Aosta, altra regione a statuto speciale, dove i trasferimenti dallo Stato non si fanno attendere e sono ben più consistenti.

Quello del cambio di appartenenza da una regione all'altra è un fenomeno sempre più frequente tanto che ha richiesto l'intervento del governo. All'inizio dell'anno il Consiglio dei ministri ha dato il via libera alla modifica dell'articolo 132 della Costituzione, secondo comma, che riguarda distacco e aggregazioni di comuni e province da un ente all'altro. Quel primo provvedimento però subì il veto della Consulta, tanto da indurre il governo a riformulare a fine marzo il provvedimento ora depositato in Parlamento. Il ministro dell'Interno, Giuliano Amato, illustrando i contenuti del ddl costituzionale ha detto: "noi abbiamo depositato in Parlamento il ddl per fermare questa marea. Il ddl cambia le regole del gioco, prevede cioé che per il passaggio non basta il referendum di chi vuole andare, ma occorre anche il referendum di coloro da cui si vuole andare".

Ma all'origine di tante richieste esiste un motivo di fondo: la mancata applicazione del federalismo fiscale crea per le regioni ordinarie disparità di trattamento e difficoltà di spesa sconosciute alle regioni a statuto speciale. Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige trattengono quote significative delle tasse sul proprio territorio - il 70% nella prima, il 90% nella seconda - oltre a non essere costrette, come al contrario succede per le confinanti regioni a statuto ordinario, ad attese defatiganti per ottenere da Roma i trasferimenti.

Basti sapere che per ogni cittadino di una delle due regioni a statuto speciale in questione i trasferimenti sono in media superiori del 30% rispetto alle altre regioni confinanti. A fronte di una più bassa pressione fiscale, i cittadini di Friuli o Trentino godono di servizi decisamente migliori. Che i motivi all'origine degli esodi di molti comuni da una regione all'altra siano prevalentemente di natura economica viene anche confermato dalla Cgia di Mestre: 1053 euro per ogni cittadino veneto, 1375 euro per ogni trentino. E se un veneto paga in media 446 euro l'anno di tasse locali, a poca distanza le tasse calano a 274 euro. (ANSA).


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