>>>ANSA/ Aids come una guerra, 43mila morti dal 1982

Lorenzin, 'ma non è finita, serve fare il test'
18:57 - 01/12/2015 




(di Manuela Correra) (ANSA) - ROMA, 1 DIC - Il bilancio è quello di una guerra: 43mila morti dall'inizio dell'epidemia nel 1982. E non è ancora finita: anche se il virus Hiv continua ad infettare, oggi se ne ha meno paura e per questo si fanno sempre meno test preventivi, con il risultato che sono in crescita i malati di Aids che ignoravano di essere sieropositivi. Ad invitare a non abbassare la guardia contro una malattia che è ancora una ''epidemia mondiale'' è il ministro della Salute Beatrice Lorenzin che, in occasione della Giornata mondiale contro l'Aids dell'1 dicembre, ha annunciato l'avvio di una grande campagna di sensibilizzazione in oltre 400 città italiane.

E proprio nella Giornata di lotta all'Aids, arriva una notizia che lascia attoniti: un uomo sieropositivo romano è stato arrestato per aver contagiato 6 donne. Era consapevole ma ha preteso di avere rapporto non protetti. Una dimostrazione anche questa che, come ha sottolineato Lorenzin, ''non è finita, e nessuno si illude che lo sia''. Abbiamo casistiche, ha detto, che ''purtroppo sono estremamente negative. Non solo si continua a contrarre l'Hiv ma alcune persone arrivano in ospedale quando la malattia è conclamata. Non si fanno le analisi, lo screening e c'è scarsa consapevolezza sul rischio di contrarre la malattia con comportamenti sessuali non protetti. Così, si arriva alla diagnosi quando la malattia è in fase avanzata perché non ci si sottopone al test''. La riprova di ciò è che tra il 2006 e il 2014 è aumentata la proporzione di persone che arrivano allo stadio di Aids conclamato ignorando la propria sieropositività: dal 20,5% al 71,5%. Fondamentale, avverte il ministro, "è dunque fare il test per giungere ad una diagnosi precoce e per questo metteremo in campo una grande campagna di comunicazione''.

L'epidemia di Aids, con 67mila casi dal suo inizio in Italia, è dunque paragonabile ad ''una guerra'' secondo il direttore del dipartimento Malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità, Gianni Rezza, che pure sottolinea i passi avanti fatti: ''Il numero delle diagnosi di Hiv - ha rilevato, facendo il punto della situazione in un incontro al ministero della Salute

- è stabile negli ultimi anni, con circa 3.500-4.000 nuovi casi
l'anno. Non siamo più tra i Paesi al top della classifica Ue, essendo invece scesi in termini di incidenza, tanto che l'Italia si colloca al dodicesimo posto in Europa. Tuttavia - ha rimarcato - l'obiettivo è scendere sotto questo numero stabile di casi''. Quanto alle cifre, 3.695 italiani hanno scoperto di essere Hiv positivi nel 2014 e le regioni che hanno mostrato un'incidenza più alta sono state Lazio, Lombardia ed Emilia Romagna. Il virus colpisce prevalentemente gli uomini, che totalizzano il 79,6% dei casi nello scorso anno, e la fascia di età 25-29 anni, con il 27% delle diagnosi tra cittadini stranieri. La maggioranza delle nuove diagnosi di Hiv è inoltre attribuibile a rapporti sessuali senza preservativo. I casi conclamati di Aids, invece, sono stati 858 lo scorso anno, e la notizia positiva è che i decessi diminuiscono. A fronte di tali dati, la prevenzione resta l'arma fondamentale, ma da rafforzare: proprio prevenzione e cure adeguate sono essenziali secondo la Presidente della Camera Laura Boldrini, eppure la strategia di informazione e prevenzione ''è ancora debole'' avverte la presidente della commissione Sanità del Senato, Emilia Grazia De Biasi. Il punto è che oggi, conclude la senatrice, ''la paura non serve, la consapevolezza sì''. (ANSA).


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