>ANSA-FOCUS/ Israele porta a Expo la sua lotta contro i deserti

Al suo padiglione seminario con esperti Onu, Fao e israeliani
18:55 - 18/06/2015 




(di Manuela Messina) (ANSA) - MILANO, 18 GIU - Israele porta a Expo la sua esperienza su come difendersi dal deserto. Si chiama - banalmente - "agricoltura sostenibile" ed è la soluzione che consente di sfruttare un terreno, "preservandolo per le generazioni future". E' stato questo uno punti fermi emersi in un seminario organizzato al Padiglione di Israele, al quale hanno partecipato anche esperti dell'Onu, della Fao e di alcune organizzazioni ecologiste, tra cui l'israeliana Kkl.

Nel workshop si è affrontato il tema dei deserti, in occasione della giornata mondiale (che cade il 17 giugno). Israele ha portato ai visitatori dell'Esposizione la sua esperienza di Paese che, seppur desertico per il 30%, è in grado di produrre cibo per la sua popolazione. Lo dimostra concretamente il "giardino verticale" sulla facciata del suo padiglione, "per realizzare il quale è imprescindibile la tecnologia", come ha spiegato Shariel Gun, direttore generale Kkl Italia.

L'ecologista israeliano ha illustrato l'esperienza dei laboratori di ricerca e sviluppo di Ramat HaNegev, Aravà e Besor, che si trovano nel sud desertico del Paese. "In queste stazioni- ha spiegato - l'incontro tra innovazione tecnologica ed esperienza contadina ha permesso alle comunità locali di svilupparsi e di continuare a vivere".

Anche il direttore per la regione sud di Israele di Kkl, Izthak Moshe, ha sottolineato l'importanza della conoscenza agricola delle popolazioni locali per la conservazione del suolo. "Lo facciamo con tecnologie nuove ma cerchiamo di mettere in pratica un messaggio che esiste sin dall'antica Roma. In condizioni aride - ha spiegato Moshe - è importante conservare l'acqua. Solo così i terreni si preservano e le generazioni future potranno sopravvivere".

A fare il punto sul degrado globale del suolo e sulla necessità di "agire per invertire la tendenza" è stato Uriel Safriel, professore di Ecologia e membro dell'Unccd, l'organismo delle Nazioni Unite che si occupa di desertificazione. "Dal 1990 a oggi il 15% del suolo sul pianeta si è deteriorato in modo praticamente irreversibile - ha detto -. Bisogna evitare che i terreni perdano ancora produttività. Un aspetto che ha come conseguenza povertà e migrazioni".

Secondo Safriel, è "importante soprattutto non sottovalutare l'allarme per la sicurezza alimentare globale. Mentre decresce il monte di terra non degradata, aumenta la popolazione mondiale e di conseguenza la richiesta di terra che possa produrre ancora cibo". (ANSA).


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