Maria Voce a Onu, a violenza risponda estremismo del dialogo (2)

18:55 - 22/04/2015 


(ANSA) - ROMA, 22 APR - "Nel Movimento dei Focolari, che ho l'onore di rappresentare, l'incontro tra culture e religioni è una esperienza continua e feconda, che non si limita alla tolleranza o al semplice riconoscimento della diversità, che va oltre la pur fondamentale riconciliazione, e crea, per così dire, una nuova identità, più ampia, comune e condivisa. E' un dialogo fattivo che coinvolge persone delle più varie convinzioni, anche non religiose, e spinge a guardare ai bisogni concreti, a rispondere assieme alle sfide più difficili", ha detto Maria Voce, che si è domandata se oggi non si possa puntare "non solo ad un'alleanza delle civiltà", ma alla "civiltà dell'alleanza" universale, dove "i popoli si considerino parte della grande vicenda, plurale e affascinante, del cammino dell'umanità verso l'unità", che "faccia del dialogo la strada per riconoscersi liberi, uguali, fratelli". E ha posto un interrogativo a quanti siedono nell'emiciclo del Palazzo di Vetro: "Cosa vuol dire, oggi, essere l'organizzazione delle 'Nazioni Unite', se non un'istituzione che davvero si adopera per l'unità delle nazioni, nel rispetto delle loro ricchissime identità?". Maria Voce ha distinto tra sicurezza e pace per affermare che "i conflitti interni e internazionali, le profonde divisioni che registriamo su scala mondiale, assieme alle grandi ingiustizie locali e planetarie richiedono una vera conversione nei fatti e nelle scelte della governance globale, che realizzi il motto coniato da Chiara Lubich, e lanciato in questo luogo nel 1997, 'amare la patria altrui come la propria'".

Infine ha fatto un invito: "Non cedere terreno a chi tenta di rappresentare molti dei conflitti in corso come 'guerre di religione'. La guerra è, per definizione, l'irreligione". Si dovrebbe piuttosto parlare "concretamente, realisticamente e prosaicamente, di religione della guerra", come dimostrano le continue tragedie e le centinaia di morti in fuga dalla guerra e naufragati nel Mediterraneo. E ha citato uno scritto della Lubich dopo gli attentati dell'11 settembre e i successivi interventi militari in Afghanistan e Iraq: "la guerra non è mai santa, e non lo è mai stata. Dio non la vuole. Solo la pace è veramente santa, perché Dio stesso è la pace". (ANSA).


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