>ANSA-FOCUS/ Alfano a comunità islamica, denunciare chi spara

Al Viminale leader religiosi, anti-radicalizzazione via web
20:03 - 23/02/2015 


(ANSA) - ROMA, 23 FEB - "Occorre distinguere chi prega da chi spara e chi prega ha il dovere di prendere duramente, incontrovertibilmente, inequivocabilmente le distanze da chi spara, anche con denunce". E' il concetto che il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, ha espresso ai rappresentanti delle comunità islamica italiana, convocati dopo i recenti atti terroristici di Parigi e Copenaghen. Si tratta di una ripresa del dialogo istituzionale avviato anni fa dall'allora ministro dell'Interno, Giuseppe Pisanu, con la creazione della Consulta per l'Islam italiano, organismo 'congelato' da alcuni anni. Positivi i commenti degli esponenti musulmani.

"Da oggi - ha detto Alfano - si apre una nuova fase di dialogo e confronto per approfondire e superare le problematiche connesse alle diverse identità religiose e culturali, per assicurare una convivenza pacifica nell'ambito della nostra società e per respingere con forza e determinazione ogni sfumatura legata all'estremismo violento". Sul tavolo c'è il profilo degli attentatori di Parigi e di Copenaghen, giovani francesi e danesi, vissuti di marginalità urbane, esperienze in carcere ed esposti alla propaganda sul web. Uno dei punti chiave, quest'ultimo, con cui l'Islamic State sta facendo proseliti in Europa attraendo tanti giovani. "Di fronte al periodo storico che stiamo vivendo - ha sottolineato il ministro

- diventa strategico un progetto di antiradicalizzazione sul
web, che si articoli in una sorta di contro-retorica attraverso la testimonianza di rappresentanti del mondo islamico italiano".

Da parte degli esponenti musulmani arriva apprezzamento per l'incontro, che sarà seguito da altri, sotto la 'regia' del sottosegretario all'Interno, Domenico Manzione. "Soffiano - spiega Izzedin Elzir, presidente dell'Ucoii (Unione delle comunità islamiche d'Italia) - venti di islamofobia in questo periodo in Italia, dopo gli attentati di Parigi, specie da una certa parte politica ed è necessario lavorare tutti insieme per trovare coesione sociale". Occorre, aggiunge, "uscire da luoghi di culto non degni ed avere posti dignitosi, moschee trasparenti, in modo da avere un'interazione positiva e sentirsi veramente italiani di fede islamica". Abdellah Redouane, segretario del Centro islamico culturale d'Italia, la Grande Moschea di Roma, segnala che "il 90% del reclutamento da parte dei jihadisti non nelle moschee, ma sul web e nelle carceri. Bisogna intervenire lì, senza rovesciare i ruoli: la sicurezza è un tema che riguarda lo Stato. E' invece competenza nostra il contenuto dei sermoni nelle moschee ed i principi di educazione e formazione degli imam. l problema - ha aggiunto - non è denunciare, ma educare i giovani in modo che abbiano l'immunità contro questo male. Molti di quelli coinvolti in atti di terrorismo - ricorda - hanno un passato da delinquenti a da un giorno all'altro si sono scoperti jihadisti". Per Yahya Pallavicini, vicepresidente della Coreis (Comunità Religiosa Islamica), "il confronto va nella direzione di fare emergere la parte sana delle varie declinazioni dell'Islam italiano contro il rischio di un sommerso dove non si distingue più la parte malata da quella sana". (ANSA).


Notizie del giorno



Torna su