>>>ANSA/ Calcio:Italia da un allarme all'altro,Champions e tagli

Malagò, "Roma e Juve si qualificano", ma prepara riduzione fondi
18:43 - 23/10/2014 


(ANSA) - ROMA, 23 OTT - Da un allarme all'altro. Dopo quello che arriva dall'Europa, con il tonfo di Roma e Juve in Champions, aumentano i timori sul fronte interno. Le debacle delle due squadre-regine della Serie A ha ancora una volta evidenziato il divario fra il pallone 'made in Italy' e il resto del Vecchio Continente. Al gap atletico, tecnico e tattico, con gli squadroni d'oltreconfine, si aggiungono i timori per i tagli ai finanziamenti destinati al calcio. Domani è in programma il Consiglio federale e tutte le componenti sono sul piede di guerra, pronte a dare battaglia in vista della Giunta Coni che dovrebbe ratificare la riduzione dei fondi (si parla di un taglio di 20-25 milioni rispetto agli attuali 62).

Cifre ufficiali non circolano, perché lunedì al Coni è previsto un incontro con i tecnici per stabilire i tagli, la cui entità verrà annunciata martedì. L'ipotesi è di un alleggerimento di una ventina di milioni, appunto, anche se il Coni potrebbe riservare una specie di 'tesoretto' alle federazioni maggiormente penalizzate, a partire dalla Figc. "In realtà è sbagliato formalmente dire che il Coni vuole dare meno soldi al calcio - le parole di Giovanni Malagò - è stata approvata una delibera nella quale si doveva rivedere il concetto che il calcio, a differenza delle altre federazioni, partisse non da parametri, ma da una percentuale rispetto al finanziamento pubblico. Si è votato quasi all'unanimità una delibera nella quale si riteneva che il calcio dovesse rientrare nelle dinamiche dei parametri delle altre federazioni". Per "trasparenza", Malagò ha invitato Tavecchio alla giunta.

Soldi o non soldi, intanto, nel terzo turno di Champions è andato in scena un flop con poche attenuanti. L'isola felice del calcio italiano non c'è più, si è inabissata davanti alle superpotenze del calcio continentale, che dominano in Champions, ossia nel torneo più remunerativo, ambìto, prestigioso. L'analisi è impietosa, le statistiche un po' meno, nel senso che in fondo sono passati solo quattro anni dall'ultimo trionfo italiano (dell'Inter), proprio sul Bayern Monaco che, due sere fa, ha maltrattato la Roma. "Le italiane possono passare il turno, è questa la cosa più importante - ha detto Malagò -. Il gap tecnico con certe squadre europee non mi sembra una novità: oggi le più forti in Italia non sono le più forti in Europa".

Tutto cominciò con l'eliminazione dalla Coppa del mondo in Sudafrica, dove la Nazionale di Lippi - campione del mondo in carica - venne punita da Paraguay, Nuova Zelanda e Slovacchia, non avversari particolarmente scomodi. Fu l'inizio del declino di un movimento che, negli anni '90, si permetteva il lusso di portare in finale quattro squadre in tre tornei, fra Coppa Uefa (Juve e Fiorentina), delle Coppe (Sampdoria) e dei Campioni (Milan), centrando l'en-plein. Altri tempi.

In Italia, la crisi e il pesante regime fiscale hanno costretto i dirigenti a stringere le cinghie della borsa, abbassando il livello tecnico complessivo dei calciatori in arrivo. In mancanza di generosi investitori ha preso campo la politica degli ingaggi a parametro zero, con tutto quello che ne consegue sul piano dei risultati. Il pallone si è sgonfiato e l'uscita del tunnel non si vede. Non la vede nemmeno l'ex ct azzurro Cesare Prandelli che, dopo il tracollo ai Mondiali brasiliani con l'Italia, è a un passo dall'addio al Galatasaray, schiaffeggiato in casa (0-4) dal Dortmund. Sabato è in programma l'elezione del presidente che prenderà il posto di Unal Aysal, magnate di petrolio ed energia, che ha annunciato di non volersi ricandidare. Era stato lui a offrire a Prandelli una panchina vista Bosforo. (ANSA).


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