>ANSA-FOCUS/ Voto Scozia non spegne voglia autonomia Lombardia

Da Veneto a Piemonte, da Val D'Aosta a Alto Adige,'rotto argine'
18:22 - 19/09/2014 




(di Alessandro Franzi) (ANSA) - MILANO, 19 SET - Il referendum scozzese, malgrado la sconfitta degli indipendentisti, resta un modello da seguire agli occhi di chi vuol affrancare l'Italia del nord da Roma. Il fronte politico guidato dalla Lega Nord - che in Veneto chiede indipendenza e invece chiede autonomia in Lombardia - aveva sperato di sfruttare l'effetto domino di una vittoria del sì. Ora deve concentrarsi sul metodo, per allargare il consenso.

"Non avere timore di consentire al popolo di esprimersi" ma imitare quanto accaduto in Gran Bretagna: con questa convinzione Roberto Maroni ha confermato la volontà di indire un referendum consultivo sull'ipotesi di una Lombardia che resta italiana ma con uno Statuto speciale. L'obiettivo del governatore leghista è di trattenere gli introiti fiscali. Un referendum non può essere decisivo, perché la materia è costituzionale, prerogativa quindi del Parlamento. Ma una mobilitazione popolare sarebbe un segnale politico di pressione, se è vero che la Scozia, ha notato Maroni, "comunque avrà grandi vantaggi" dopo il voto di ieri.

Ma il vento della voglia di maggiore indipendenza spira anche su altre realtà italiane che vorrebbero maggiore autonomia. Per il governatore del Veneto Luca Zaia "si è rotto un argine, crolla anche questo tabù, questo totem del fatto che non si debba mai chiedere". "Il vento giusto comincia a girare anche da noi", dice Roberto Cota dal Piemonte dove la Gioventura Piemonteisa vuole chiedere un referendum analogo a quello scozzese. L'Union Valdotaine fa notare che, nonostante il risultato, da Edimburgo arriva il segnale ai paesi e all'Europa che "non si può più andare avanti così". Delusi invece i partiti di lingua tedesca del Trentino Alto Adige che comunque tornano a chiedere una "Europa delle Regioni e "più autonomia per gli enti locali".

Tornando al referendum consultivo della Lombardia, le risorse sono state già stanziate: 30 milioni di euro fra il 2014 e il 2015. Finora, va detto, nessun testo è stato depositato per avviare l'iter in Consiglio: ma il principale problema di Maroni è anzitutto di trovare i voti dei due terzi dei consiglieri, necessari per un via libera che eviti lo smacco in Aula. Il centrodestra si è già espresso a favore di questa proposta che di fatto sostituisce quella di una macroregione del nord che nel programma elettorale del 2013 ipotizzava un negoziato con il Governo, mai decollato, per ottenere più competenze. Tuttavia non ha i numeri. "Non vedo nessun parallelo fra le richieste della Scozia e quelle della Lombardia, ma - è stato l'appello formulato da Riccardo De Corato, capogruppo di Fdi - ci deve accomunare la libertà dei cittadini di poter scegliere". Nessun aiuto arriverà dal centrosinistra. Umberto Ambrosoli chiede di "non spendere 30 milioni per un referendum che rappresenta l'idea minoritaria di un partito, la Lega, che agita per propaganda elettorale temi di un separatismo ormai superato e folcloristico". La via di una maggiore autonomia, per il segretario lombardo del Pd, Alessandro Alfieri, è piuttosto quella di partecipare "al cantiere delle riforme costituzionali" del Governo Renzi.

A Maroni toccherà dunque trattare con il M5S, che resta in una posizione interlocutoria: non ostile ovviamente alla democrazia partecipativa ma anche deciso a non avallare un'operazione che sia soltanto politica.(ANSA).


Notizie del giorno



Torna su