>ANSA-VATICANO/ Cei: braccio di ferro Papa-cardinali su riforma

Gruppo porporati e capi regionali contrari a elezione presidente
17:02 - 09/04/2014 




(di Nina Fabrizio) (ANSA) - ROMA, 9 APR - Si sta trasformando in un braccio di ferro tra il Papa e la Conferenza episcopale italiana la questione della riforma delle modalità di designazione degli organi di vertice della Cei. O almeno, tra il Pontefice e alcuni settori di essa. L'indicazione di Francesco era stata chiara: la Conferenza episcopale italiana deve allinearsi a quelle mondiali eleggendo da sé il proprio presidente e il proprio segretario, riformando quindi quella specificità contenuta nel suo statuto per cui le due cariche vengono nominate direttamente dal Pontefice, primate d'Italia. Le direttive di Francesco però, trovano forti resistenze all'interno dell'episcopato italiano, soprattutto, spiegano fonti informate vicine alla Cei, tra i cardinali presidenti delle Conferenze episcopali regionali, in grado di condizionare la scelta dei presidenti di commissione.

Così, se la sua indicazione risalente ormai all'anno scorso aveva fatto pensare a una storica riforma immediata, la questione si è andata arenando, di tappa in tappa, e appare ora al palo. Per questo c'è grande attesa per quanto Bergoglio dirà aprendo lui stesso, con un'iniziativa senza precedenti, la prossima assemblea generale di maggio. Proprio in quell'assise, tra l'altro, dovrebbe essere presentata la bozza del nuovo statuto. Al Consiglio episcopale permanente di fine gennaio era stato discusso il parere proprio delle Conferenze episcopali regionali, che anziché l'elezione diretta hanno indicato la strada delle "primarie" interne, cioè l'indicazione di una rosa di una quindicina di nomi tra cui il Papa potesse scegliere.

All'ultimo Consiglio episcopale di marzo, invece, nella conferenza stampa di chiusura dei lavori con il nuovo segretario Nunzio Galantino (già ricevuto più volte dal Papa) la questione è completamente passata in secondo piano, accennando semplicemente al fatto che si continua a lavorare alle modifiche dello statuto e che ci sarà una consultazione dei vescovi, che in assemblea, e forse anche via posta, indicheranno il loro candidato. Nessuna menzione sul numero. Peraltro il comunicato stampa finale non è stato pubblicato dalla Cei sul suo sito.

Insomma, all'interno della Conferenza episcopale, il cui rapporto col Papa - è cosa nota - non è nato sotto i migliori auspici, il gruppo cardinalizio e quello più legato all'attuale presidente Bagnasco, di fatto commissariato con la nomina di Galantino, rema contro la riforma. Per questo Francesco, deciso a non recedere di un millimetro, e anzi descritto da alcuni come "infastidito" per i ritardi che incontra la riforma, pronuncerà lui stesso la prolusione a maggio, quando prima il Papa era solito intervenire durante i lavori o ricevendo i vescovi in udienza al termine. Le resistenze interne alla Cei sono espressione di un disagio, acuito da scelte inusuali e spiazzanti di Francesco, come la porpora al perugino Gualtiero Bassetti, la mancata berretta di contro a sedi tradizionalmente cardinalizie come Torino e Venezia e la stessa scelta del 'commissario' Galantino, che rimbalza fino Oltretevere.

Alcune sere fa alcuni cardinali italiani di Curia molto interessati alle vicende 'italiane' commentavano proprio le frizioni esistenti tra il Papa e la Cei. Si lamentavano del fatto che i vecchi "criteri" per la nomina dei vescovi con Bergoglio non valgano più. "Professori no, teologi no, chi dobbiamo essere?", si chiedevano riferendosi anche al discorso che il Papa ha tenuto alla plenaria della Congregazione dei Vescovi, dicastero in cui non ha rinnovato Bagnasco e ha inserito Bassetti. "Che ne sarà di noi?", aggiungevano con il pensiero anche ad alcuni avvicendamenti di Curia che potrebbero riguardare la Cei, come ad esempio le voci che vorrebbero il cardinale Domenico Calcagno diretto a Bologna al posto di Carlo Caffarra e il cardinale Giuseppe Versaldi al consiglio dei Testi legislativi al posto di Francesco Coccopalmerio. Difficile comunque prevedere i tempi e dare affidabilità ai "rumors" con un Papa imprevedibile nelle sue scelte come Francesco. Proprio ciò che spaventa gli stessi prelati vaticani e la vecchia guardia della Cei, che con l'elezione diretta del presidente teme di perdere i poteri di controllo sugli organismi interni. Cosa che accadrebbe ancor più - si teme - se la Conferenza episcopale eleggesse al suo vertice un vescovo e non un cardinale. D'altra parte, ci sono vescovi favorevoli all'elezione diretta (si era parlato di un orientamento a favore del 50% di essi) che guardano molto fiduciosi all'appuntamento di maggio.

"Il tema non è affatto accantonato - ha confidato un arcivescovo molto in auge sotto il pontificato di Francesco - aspettiamo il suo discorso all'assemblea, lui ne parlerà". (ANSA).


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