Legalità: a Lamezia quinta edizione festa 'Avviso pubblico'

Tema dell'iniziativa le intimidazioni agli amministratori locali
18:41 - 24/10/2013 


(ANSA) - LAMEZIA TERME (CATANZARO), 24 OTT - Lamezia Terme si fa megafono della voce di tutti gli amministratori "sotto tiro", dei sindaci che pagano ogni giorno con la paura, con le minacce a se stessi e ai propri familiari, il prezzo di non essersi piegati al compromesso con la mafia e le logiche mafiose. Da Lamezia Avviso pubblico vuole accendere i riflettori sulla realtà degli amministratori locali minacciati, tema che sarà al centro della V Festa Nazionale che si svolgerà domani e dopodomani, 25 ottobre e 26 ottobre, all'Auditorium del "Liceo Campanella" e a Palazzo Nicotera, sede della Biblioteca Comunale.

"Nel 2012 - ha detto il coordinatore nazionale di Avviso pubblico, Pierpaolo Romani, nel corso della conferenza stampa di presentazione dell'iniziativa - sono stati 270 gli amministratori e i funzionari negli enti locali, oggetto di minacce della criminalità organizzata, uno ogni 34 ore, e un terzo degli atti intimidatori è avvenuto in Calabria. E' un dato preoccupante - ha aggiunto - non solo per il meridione ma per l'Italia intera. Proprio qualche giorno fa sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose i Comuni di Cirò e di Sedriano (Milano). Il problema della lotta alla criminalità organizzata accomuna nord e sud senza distinzioni".

Romani ha detto che la Calabria è stata scelta per la festa nazionale di Avviso pubblico per rendere omaggio "ai sindaci che come Gianni Speranza, Maria Carmela Lanzetta, Elisabetta Tripodi e Rosario Rocca, sono diventati punti di riferimento per tutto il Paese. Una Calabria che resiste, espressione di una buona politica che va difesa e diffusa".

Secondo Gianni Speranza, sindaco di Lamezia Terme, "quanto è avvenuto a Monasterace non può ripetersi a Benestare e in nessun altro comune". Facendo riferimento alle dimissioni di Maria Carmela Lanzetta da sindaco di Monasterace, Speranza ha sostenuto che ''è dovere dello Stato non lasciare soli i sindaci in prima linea nella difesa della legalità e manifestazioni come quella di Avviso pubblico servono a mettere in rete i sindaci e a farli dialogare con le istituzioni perché alle parole seguano i fatti".

"Mi sono dimessa - ha detto, da parte sua, Maria Carmela Lanzetta - per quella coerenza che si impone ad ogni sindaco di fronte alla sua popolazione. Le enclave mafiose, ma non solo mafiose, sono i macigni che impediscono agli amministratori quel cambio di passo necessario in tante realtà calabresi".

Secondo il sindaco di Benestare, Rosario Rocca, vittima anch'egli di recente di un'intimidazione, "la Calabria è fatta di cittadini per bene. Ciò che chiediamo allo Stato è più attenzione per i piccoli comuni, che anche in Calabria rappresentano la parte migliore del Paese".

"Vogliamo lanciare - ha detto il sindaco di Rosarno, Elisabetta Tripodi - un messaggio di buona politica. La nostra missione come sindaci in realtà difficili come Rosarno è come una lotta di resistenza. Ho iniziato il mio mandato cercando di cancellare l'etichetta di Rosarno razzista e mafiosa'', ha aggiunto il primo cittadino di Rosarno, ribadendo ''la necessità del contrasto alla cultura mafiosa che in molti casi è ancor più pericolosa del braccio armato della mafia". (ANSA).


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