Il sito archeologico

I PRIMI ABITANTI DELLA VALLE D'AOSTA

In Valle d’Aosta gli aspetti di carattere geomorfologico legati al glacialismo indicano che non è possibile rinvenire segni del passaggio dell’uomo vissuto in un’epoca precedente all’ultima glaciazione.

Al momento, le più antiche attestazioni della presenza umana in Valle d’Aosta si riferiscono al VII millennio a.C. e sono rappresentate da manufatti in cristallo di rocca (quarzo ialino), provenienti dal comprensorio del Mont Fallère (Saint-Pierre) e riferibili a gruppi di cacciatori-raccoglitori mesolitici. 

Per quanto riguarda il Neolitico, la presenza dell’uomo sul territorio valdostano è attestata nella  seconda metà del V millennio a.C., momento in cui presso l’Area megalitica di Saint-Martin-de-Corléans vengono tracciati nel terreno una serie di solchi rituali. In particolare, tali evidenze non riguardano veri e propri villaggi, ma indicano la presenza di estese necropoli a Champrotard  (Villeneuve) e a Vollein (Quart).   

Intorno alla metà del IV millennio a.C. si assiste alla nascita di una nuova epoca: l’età del Rame. Tale periodo si contraddistingue per una cultura materiale che riflette l’esistenza di movimenti culturali e scambi di vasta portata. Importanti innovazioni agiscono nella vita di tutti i giorni, comportando considerevoli cambiamenti in termini economici e di sussistenza: si assiste allo sviluppo delle tecniche agricole, determinate in particolare dall’utilizzo dell’aratro e dalla presenza del carro su ruote; cresce l’importanza dell’allevamento con lo sfruttamento dei prodotti secondari ad esso legati e con lo sviluppo della pastorizia di altura. Accanto alla lavorazione della pietra scheggiata e levigata si afferma la pratica della metallurgia. Nuovi riti e costumi favoriscono la riorganizzazione della società, con complicazioni e sfide per l’intero sistema di idee, valori e simboli. Si assiste a una crescente attenzione nei confronti degli aspetti cultuali, come dimostra l’aumento dei monumenti funerari e dei centri cerimoniali.

A parte l’importante sito archeologico di Saint-Martin-de-Corléans, i ritrovamenti dell’età del Rame in Valle d’Aosta sono rari e riguardano tracce di frequentazione identificate a Verdjouan (Saint-Pierre), a Leverogne (Arvier) e a Rapy (Verrayes) dove è stata ipotizzata l’esistenza di un vero e proprio villaggio.

 

 


 

 

 


IL RITROVAMENTO DEL SITO ARCHEOLOGICO

Il ritrovamento dell'area megalitica di Aosta, situata presso l'antica chiesa di Saint-Martin-de-Corléans nella periferia occidentale della città, risale al giugno 1969.
In occasione di scavi iniziati a scopo edilizio, si individuò un vasto giacimento archeologico nel quale si poté riconoscere immediatamente l'importanza delle testimonianze preistoriche che si andavano mettendo in luce.
Su tale base, stabilita l'estensione e la reale entità dei reperti, l'Amministrazione regionale della Valle d'Aosta procedeva all'acquisizione dell'area interessata, allo scopo di conservare in situ i preziosi monumenti. In breve tempo iniziarono le ricerche sistematiche, con annuali campagne di scavo proseguite per oltre un ventennio, riprese per ulteriori approfondimenti nel 2001e tra il 2006 e il 2008, sino a sondaggi di microscavo condotti nei nostri giorni.
Per tutelare e conservare la zona si è agito mediante l'allestimento di un museo e parco archeologico, che permetta la fruibilità e la valorizzazione del sito.

 

Cantiere nord nel 1978 Cantiere nord nel 1978

 

 

 

 


L'AREA MEGALITICA

Il termine “area megalitica”è stato utilizzato per definire sinteticamente il ritrovamento aostano, che non presenta finora riscontri, all'infuori di quello, seppur parziale, con il sito di Sion, Petit-Chasseur, in Svizzera. Per “area megalitica” si intende una porzione di terreno, più o meno estesa ma ben delimitabile, nella quale sono presenti testimonianze monumentali megalitiche multiple e di tipo diverso.
Non siamo qui in presenza, infatti, di un semplice allineamento di menhir o di stele antropomorfe, oppure di una necropoli o di singole tombe dolmeniche: i ritrovamenti mostrano invece l'esistenza di un'area sacra destinata sin dall'inizio a essere sede di ricorrenti manifestazioni legate al culto e alla sepoltura.
Sono state individuate cinque fasi strutturali principali che, dalla fine del Neolitico medio, si succedono nel corso dei millenni comprendendo l'intera età del Rame. Configurata dapprima come un santuario all'aperto destinato al culto dei viventi, connotata da pali lignei/totem e stele antropomorfe litiche, l'area assume solo negli ultimi secoli del III millennio funzioni funerarie, divenendo una necropoli privilegiata, con tombe monumentali di varia tipologia megalitica. Al sorgere dell'età del Bronzo, attorno al 2300 a.C., e per cause ancora da precisare, il sito viene progressivamente abbandonato e subentrano, per oltre un millennio, attività agricole funzionali.
Si deve sottolineare che la destinazione unicamente sacrale dell’area megalitica presume la presenza, nelle immediate vicinanze, di un importante abitato stabile, che deve trovarsi a nord-ovest dell'area stessa, ma che non è ancora stato possibile individuare. 

 

A) stele con pendaglio a doppia spirale; B) stele 30; C) stele 3 Sud A) stele con pendaglio a doppia spirale; B) stele 30; C) stele 3 Sud

Tomba II costituita da un dolmen su una grande piattaforma triangolare Tomba II costituita da un dolmen su una grande piattaforma triangolare

 

 

 

 

 

 


LA  PROTOSTORIA

Il sito di Saint-Martin-de-Corléans è caratterizzato da una continuità di vita anche in periodo protostorico (II e I millennio a.C.) e romano.

Durante l’età del Bronzo l’area sembra rivestire una valenza di tipo prevalentemente agricolo, e le sepolture si spostano in una zona limitrofa (attuale via Volontari del Sangue).

Il sito torna a essere occasionalmente utilizzato con valenza funeraria-cultuale durante la prima età del Ferro (prima metà del I millennio a.C.): a ridosso del pendio collinare si trova un tumulo in pietra, che costituisce la tipologia tombale a carattere monumentale tipica del periodo. A sud del tumulo si trova una piattaforma rettangolare forse connessa con rituali funerari.

Nella seconda età del Ferro l’area di Saint-Martin-de-Corléans conserva il proprio carattere funerario e testimonia l’avvicendarsi di diversi rituali. Una sepoltura a inumazione con corredo, datata alla fine del IV - metà del III sec. a.C., vede l’associazione del torques, della fibula e del bracciale, caratteristica delle deposizioni femminili celtiche. Negli ultimi decenni del I secolo a.C. si diffonde anche la pratica dell’incinerazione. I resti del defunto sono accompagnati da un corredo funerario costituito da vasi in ceramica destinati al servizio e al consumo del vino, come ad esempio il vaso a trottola.

La frequentazione continua del sito è attestata anche durante le fasi immediatamente precedenti la fondazione della colonia di Augusta Prætoria (25 a.C.).

Al di sotto delle strutture dell’impianto rustico di età romana sono infatti stati identificati alcuni resti di palificazioni, di strutture in muratura a secco e di materiale ceramico che si riferiscono a un agglomerato sparso, databile alla fine della seconda età del Ferro. Estese superfici arate attestano inoltre lo sfruttamento agricolo dell’area. I frammenti ceramici rinvenuti appartengono alla cultura materiale locale e sono databili agli ultimi decenni del I sec. a.C.

 

Tumulo della prima età del Ferro (scavi 1986-1987-1988) Tumulo della prima età del Ferro (scavi 1986-1987-1988)

Corredo funerario della seconda età del Ferro (scavi 1986-1987-1988) Corredo funerario della seconda età del Ferro (scavi 1986-1987-1988)

 

 

 

 

 


L’ETÀ ROMANA E TARDOANTICA

Durante l’età romana il sito riveste un’importanza fondamentale come zona insediativa, di sfruttamento agricolo del territorio, e funeraria.

Le strutture rinvenute nei pressi della chiesa di Saint-Martin-de-Corléans, databili tra la fine del I sec. a.C. e il I sec. d.C. appartengono al settore rustico di un edificio, probabilmente più esteso, che sorgeva lungo una via secondaria nel suburbio occidentale di Augusta Prætoria. Il ritrovamento di fusaiole, di pesi da telaio e di uno scarto di osso di cervo in fase di lavorazione attestano l’esistenza di pratiche artigianali domestiche, connesse a quelle di tipo agricolo.

Nello stesso periodo una vasta necropoli prediale con una trentina di tombe a cremazione si distribuisce nell’area a sud dell’insediamento (sotto l’asilo, la chiesa moderna e lungo la via Saint-Martin-de-Corléans). Il rito più frequente prevede l’incinerazione del defunto in una fossa. Al termine del rogo sono ampiamente documentati lo spostamento laterale dei resti, la deposizione del corredo, in alcuni casi molto ricco, e il posizionamento di un’anfora segnacolo. In un altro rito, più raro, a rogo spento si effettua la deposizione delle ossa in urna e la tumulazione con il corredo accanto.

Particolarmente significative sono una tomba in cassa litica con tubo in piombo per le libagioni nel coperchio e ricco corredo, e una seconda, probabilmente la più antica, a sigillare la quale sono stati gettati numerosi frammenti di letto funerario in osso finemente lavorato.

In età tardoantica il sito mantiene il proprio carattere insediativo e funerario. Le strutture dell’edificio romano sono parzialmente riutilizzate e l’area cortilizia adiacente è interessata dalla realizzazione di alcune fosse, riempite prevalentemente da frammenti di anfore, con probabile funzione di drenaggio del terreno. A sud dell’abitato si trovano quindici tombe a inumazione, di cui si distinguono due tipologie: fosse semplici delimitate da allineamenti di pietre e casse in muratura a secco, rivestite sul fondo da lastre litiche e tegoloni. Tra gli oggetti di corredo, molto modesti nel IV sec. d.C., spiccano due bicchieri in vetro dorato e istoriati, di cui uno con teoria di Santi coi rispettivi nomi, associati a una fibula a croce, che sembrano indicare distinzione sociale e agiatezza economica.

 

L'insediamento di epoca romana (scavi 1986-1987-1988) L'insediamento di epoca romana (scavi 1986-1987-1988)

Tomba 1 (scavi 2006) a incinerazione e il corredo funerario restaurato Tomba 1 (scavi 2006) a incinerazione e il corredo funerario restaurato

Tomba 11 (scavi 1972-1973) chiusa, con tubo in piombo, e aperta, con corredo funerario Tomba 11 (scavi 1972-1973) chiusa, con tubo in piombo, e aperta, con corredo funerario

Bicchieri dorati e istoriati con fibula in bronzo dorato dalla Tomba 17 (scavi 1978) Bicchieri dorati e istoriati con fibula in bronzo dorato dalla Tomba 17 (scavi 1978)

 

 

 

 

 


IL MEDIOEVO E L'ETÀ MODERNA

In periodo altomedievale si accentua sempre di più il ruolo agricolo dell’area: la lenta, ma progressiva, riconversione naturale e rurale è suggerita dallo studio pollinico, che restituisce l’immagine di un ambiente di fondovalle dominato dalla presenza di prati e pascoli, accanto a boscaglie di nocciolo, quercia, olmo, ontano e salice. L’abbondanza di polline di cereali è indizio dell’esistenza di campi nelle immediate vicinanze del sito: tra le colture di innovazione si segnalano i noci e i castagni, la cui coltivazione sembra cominciare solo a partire dall’epoca altomedievale. Alla spiccata dimensione rurale si affianca in ogni caso la permanenza dell’utilizzo cimiteriale, entrambi segni dell’esistenza di una comunità organizzata. Perni di questo nuovo sviluppo sono da un lato la conferma dell’asse viario erede della viabilità romana, dall’altro la continuità insediativa ben attestata presso le strutture della villa, elementi ipoteticamente già correlabili alla nascita di un luogo di culto cristiano. L’incidenza nel paesaggio della viabilità e degli edifici antichi sembrano in ogni caso aver rappresentato fattori di continuità fisica in un contesto sociale e culturale in evoluzione.

Non è un caso, dunque, che proprio la nascita di un edificio dal forte valore simbolico e sacrale, la chiesa di Saint-Martin de Corléans, possa essere considerato il punto d’arrivo del processo di trasformazione del sito iniziato in epoca tardoantica. Attestato per la prima volta in un documento pontificio del 1176 con il nome di ecclesiam sancti Martini de Coriano, l’edificio religioso di fatto riprende e valorizza l’assetto territoriale antico, incastonandosi come nuovo centro di gravità sul precedente snodo viabilistico – nonché forse sui resti della villa di epoca romana – favorendo così la nascita di un nuovo polo di aggregazione. Della chiesa di epoca medievale si conserva oggi unicamente la torre campanaria, mentre il piccolo edificio a navata unica risale al XVII secolo, quando venne fatto ricostruire probabilmente ad opera del Capitolo della Cattedrale, il cui stemma compare sull'arco in pietra della porta d'ingresso.

Parallelamente persiste la vocazione agricola dell’area, per il cui sfruttamento vengono realizzate nel corso del periodo medievale nuove canalizzazioni, tra cui il rivus meridianus, attuale Ru Meyran, così chiamato perché si trova più a sud rispetto ad altri due importanti canali che solcano la collina aostana: il Ru Neuf, il più alto, e il Ru Bourgeois.

 

Tombe medievali (scavi 1985) Tombe medievali (scavi 1985)

Foto Octave Bérard, 1947, RAVA - Fondo Bérard CC BY-NC-ND Foto Octave Bérard, 1947, RAVA - Fondo Bérard CC BY-NC-ND

Foto Octave Bérard, 1947, RAVA - Fondo Bérard CC BY-NC-ND Foto Octave Bérard, 1947, RAVA - Fondo Bérard CC BY-NC-ND




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