COGNE:NUOVA IPOTESI PER ARMA DELITTO,IL MAZZO DI CHIAVI/ANSA

LA AVANZA UN LIBRO DI DUE GIORNALISTE INVESTIGATRICI
17:25 - 26/04/2008 


(ANSA) - ROMA, 26 APR - Due giovani studentesse del master di giornalismo investigativo, promosso dall'Università di Urbino, dall'Ordine dei giornalisti della Lombardia e dall'Agi (Associazione per il Giornalismo Investigativo), ipotizzano per il delitto di Cogne una nuova arma che uccise il piccolo Samuele Franzoni: il mazzo di chiavi che la signora Annamaria aveva con sé quella mattina e che gli servì per uscire di casa, chiudendo la porta della villetta di Montroz, frazione di Cogne. La tesi è sviluppata in un libro "La chiave di Cogne" scritto da Valentina Magrin e Fabiana Muceli e pubblicato da Cavallo di ferro, una piccola ma combattiva casa editrice italo-portoghese.

Il libro raccoglie una dettagliata inchiesta, frutto della tesi in giornalismo investigativo e di una successiva nuova stesura, realizzata con la guida del giornalista Paolo Cucchiarelli. Gli elementi che portano le ragazze ad ipotizzare questa arma del delitto sono molti e concordanti logicamente.Il mazzo di chiavi è una ipotetica arma del delitto che può dare quell'"effetto pennello" che rimase sulla parete della camera da letto di casa Franzoni. Stesso dicasi per le tracce lasciate sul soffitto e sul tipo di ferite rinvenute sul corpo del piccolo Samuele. Le due studiose elencano anche altri elementi che portano a ipotizzare l'arma del delitto nel mazzo di chiavi: ad esempio una ferita sulla mano del piccolo che reca chiaramente impresso il calco di una chiave "a farfalla". La mano di Samuele reca tracce di ferite provocate da un oggetto che ha una o più punte. La magistratura ha ipotizzato come arma del delitto un mestolo di rame affermando anche che questo venne nascosto nello zainetto della Franzoni. "Il mazzo di chiavi, invece, è un oggetto che comunemente può essere inserito in uno zainetto".

Un altro elemento che porta al mazzo di chiavi come arma del delitto è legato a Daniela Ferrod, la vicina di casa accusata inizialmente dalla Franzoni di essere la presunta assassina. Fu proprio a lei che la Franzoni diede, dopo la scoperta della morte di Samuele, le chiavi di casa. Nel libro si ipotizza, che Annamaria, in preda ad una furia cieca afferra il mazzo di chiavi come fosse un pugnale e lo scaglia ripetutamente sulla testa del figlio che con un gesto disperato tenta invano di difendersi con una manina. Dura tutto pochi secondi, poi la rabbia inizia a scemare. I colpi sferrati perdono di intensità, la presa è meno sicura e il mazzo di chiavi ora è come una frusta che picchia sulla testa del figlio. Annamaria rimane ferma, immobile, quasi non capisce cosa sia accaduto. Poi si solleva e, con un gesto istintivo, ricompone il bimbo e lo copre con il piumone.

"La nostra inchiesta - dicono le due ragazze - si distingue, oltre che per l'originalità dei particolari e per la rivisitazione dei tempi e dell'arma del delitto, soprattutto per il metodo utilizzato che ci ha portato a rivedere gli eventi accaduti quella mattina del 30 gennaio del 2002 e a rivalutarli sotto un'altra ottica". "Il mazzo di chiavi - concludono le due giovani studiose - 'raccoglie' in sé tutti i dati scientifici ipotizzati e spiega la particolarità delle ferite subite da Samuele che complessivamente hanno lasciato un'orma concava ma con all'interno i segni di singoli colpi. La traccia che lascia un mazzo di chiavi che hanno diversa lunghezza, peso, struttura su un piccolo corpo". (ANSA).




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