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Centro studi enti locali, soffrono Sud e Alpi, Toscana al top
15:24 - 15/10/2025 


(ANSA) - ROMA, 15 OTT - Il servizio idrico integrato italiano continua a soffrire di profonde disparità territoriali. Il Mezzogiorno e le aree montane emergono come le zone più fragili, caratterizzate da una miriade di micro-gestori che faticano a modernizzare le reti e il servizio. Questo uno degli elementi emersi dalla mappa elaborata da Centro Studi Enti Locali nella ricerca "Il futuro dell'acqua". Il numero complessivo dei gestori del servizio idrico integrato supera le 1.800 unità, ma circa la metà serve - mediamente - meno di 5.000 abitanti. Il risultato è una mappa a due velocità: al Nord e in alcune regioni centrali, si è consolidato un modello industriale più capace di investire sulla modernizzazione sulle reti; al Sud e nell'arco alpino, invece, il nanismo gestionale frena l'attuazione dei piani d'investimento e rende difficile, ad esempio, accedere ai finanziamenti europei. Il Trentino-Alto Adige è emblematico: con una media di 3.949 abitanti per gestore su 1,09 milioni di residenti, questo è un esempio di configurazione policentrica . Il Centro è l'area dove la gestione del servizio idrico integrato risulta essere, in assoluto, la più concentrata. In particolare, la Toscana rappresenta un esempio di integrazione industriale. Con una media di 457.604 abitanti per gestore, questo territorio trascina significativamente in alto la mediana macro-regionale. Nello stesso solco si collocano anche le regioni Veneto (media di 323.457 abitante per gestore) e Umbria (283.985 abitanti per gestore), che completano un «podio» di regioni a elevata concentrazione. In questi contesti, il disegno d'ambito e la prevalenza di modelli societari hanno accelerato l'aggregazione, riducendo la frammentazione storica. Per il Centro studi enti locali è necessario accelerare i processi di aggregazione territoriale e di creare incentivi specifici per i Comuni che scelgono di unificare la gestione. Nelle aree con maggiore frammentazione, gli investimenti pro capite annui sono inferiori del 40% rispetto alla media nazionale, e il tasso di dispersione idrica si mantiene sopra il 45%, contro una media del 36% nel resto del Paese. "Senza un adeguato riconoscimento del valore economico dell'acqua, la capacità d'investimento del settore per rinnovarne le reti, in molti casi ancora vetuste e inadeguate, l'obiettivo di efficientamento del servizio rimarrà un sogno inevaso", afferma l'AD di Centro Studi Enti Locali Nicola Tonveronachi. (ANSA).




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