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In Italia fino a 28 milioni con ipertensione o pre-ipertensione
Simi: 'Nuove linee guida Esc ampliano platea da attenzionare'
11:09 - 10/10/2024

(ANSA) - ROMA, 10 OTT - In Italia sono circa 25-28 milioni gli italiani affetti da ipertensione o quella che può essere definita "pre-ipertensione". Le nuove linee guida rilasciate dalla Società europea di cardiologia (Esc) introducono infatti la categoria "a pressione elevata", il 17% del totale, e portano la platea da attenzionare a circa la metà della popolazione. All'argomento sarà dedicata un'intera sessione del 125° congresso della Società italiana di medicina interna (Simi), in programma a Rimini dall'11 al 13 ottobre. Gli ipertesi, anche con le nuove linee guida, restano quelli con una pressione da 140/90 mmHg (millimetri di mercurio) in su, 1 italiano su 3. "Su questo", spiega Giovambattista Desideri, segretario Simi, "non ci sono grandi novità. Al di sopra di questi valori scatta l'indicazione al trattamento, sia non farmacologico sia farmacologico". I soggetti sotto il 120/70 rientrano nella pressione "normale" da non trattare anche se, preventivamente, "ha senso tenerli sotto controllo ogni 2-3 anni". I soggetti con "pressione elevata" rientrano nel range 120-139 di massima e 70-89 di minima: un atteggiamento di trattamento intensivo, che sposta l'obiettivo verso il 120 (nelle linee guida della Società europea dell'ipertensione era 130) secondo il criterio Alara ('As low as reasonably achievable', il valore più basso raggiungibile). La riduzione di 10 mmHg di pressione sistolica (o di 5 mmHg di diastolica) riduce il rischio di ictus del 40% e quello di infarto e patologie coronariche del 20-25 per cento. Si tratta comunque di una categoria "sempre molto attenzionata dagli internisti", sottolinea Desideri. "L'ipertensione non è mai un fenomeno 'on-off', un interruttore, ma un parametro biologico con una relazione lineare e continua con gli eventi cardiologici". Da qui l'esigenza di attenzionare e, eventualmente, trattare: "Se i pazienti presentano un profilo di rischio cardiovascolare aumentato (per presenza di diabete, dislipidemia, sovrappeso/obesità, insufficienza renale, pregresso infarto, o altro) allora c'è l'indicazione al trattamento, pur non rientrando nella categoria degli ipertesi", afferma Desideri. A maggior ragione, conclude, occorrono associazioni di farmaci pre-costituite, "una pillola che contiene due o tre principi attivi", per "semplificare la vita del paziente e migliorare l'aderenza terapeutica". (ANSA).