RELAZIONE STATO DELL'AMBIENTE
Le acque correnti sono state il primo ambito di applicazione delle nuove sensibilità ambientali maturate nella seconda metà del secolo scorso.
LE ACQUE SUPERFICIALI
di Claudio Frezet
Figura 2, determinazione dell'indice SACA.L’ARPA Valle d'Aosta annovera tra i suoi più sperimentati campi di intervento il monitoraggio delle acque superficiali. Ciò deriva soprattutto dal fatto che le acque correnti sono state il primo ambito di applicazione delle nuove sensibilità ambientali maturate nella seconda metà del secolo scorso. La Legge Merli infatti, antesignana di tutte le successive legislazioni ambientali, è del 1976 e segna l'inizio del monitoraggio sistematico dei corpi idrici superficiali.
In Valle d'Aosta l'applicazione pratica è iniziata nel 1979 ed ha portato ad avere una serie storica di dati, informatizzati e basati su una rete di monitoraggio pressoché invariata, che copre tutto il periodo dal 1983 ad oggi. Naturalmente vi è stato da allora uno sviluppo nella qualità ed estensione territoriale delle indagini, anche stimolato da nuove norme legislative, che ha portato ad una migliore conoscenza delle dinamiche in gioco e ad un approfondimento delle problematiche riscontrate. Si può dire tranquillamente che oggi abbiamo sotto controllo la qualità delle acque superficiali, anche se ciò non significa l'assenza di criticità o di fenomeni, dolosi o comunque imprevedibili, di inquinamento localizzato.
La terza Relazione sullo Stato dell'Ambiente edita dall'ARPA concentra, nelle sue pagine dedicate alle acque, le risultanze di parecchie valutazioni tecniche sotto forma di indici sintetici riferiti geograficamente al territorio valdostano. Questi indici sono delle valutazioni di sintesi che si basano sulla raccolta ed elaborazione statistica di varie informazioni, ciascuna legata ad un particolare impatto, naturale od antropico. Ognuna di queste informazioni, rappresentata da un "indicatore" numerico o descrittivo, se presa separatamente rappresenta solo il singolo impatto che va a misurare ma, opportunamente combinata con le altre, riesce a dare una informazione complessa e di sintesi su un insieme di impatti non necessariamente omogenei. Queste informazioni sintetiche (indici) vengono solitamente rappresentate da un numero limitato di livelli descrittivi del tipo "ottimo-buono-sufficiente-scadente-pessimo" che rendono efficacemente l'idea della situazione qualitativa, rappresentata graficamente mediante l'associazione dei vari livelli a colori standard di riferimento. La collocazione geografica su apposite carte della qualità completa l'informazione aggiungendo la dimensione spaziale (figura 1).
Dietro queste rappresentazioni schematiche, accattivanti e a loro modo efficaci, sta nascosto il grosso del lavoro e cioè la raccolta sistematica delle informazioni e la successiva elaborazione. Le tecniche e gli scopi di queste fasi si sono evoluti di pari passo con il modificarsi della normativa.
Figura 1, carta della qualità (indice SACA).I primi controlli delle acque in applicazione della legge Merli avvenivano esclusivamente sugli scarichi e poco a monte e a valle degli stessi sul corpo idrico recettore. Infatti la filosofia che stava dietro a quella legge era di raggiungere una buona qualità delle acque rendendo ogni scarico conforme a limiti tabellari per le principali sostanze costituenti il carico inquinante. Per ogni tipo di scarico era applicabile una tabella specifica, a seconda del corpo recettore (fognatura o acqua superficiale). Ciò esigeva di censire e controllare ogni scarico applicando sanzioni per quelli non a norma. L'impresa si è rivelata fallimentare per gli elevati costi del sistema e gli infiniti contenziosi aperti, comunque ha posto le basi del monitoraggio attuale.
Il D.Lgs. 152 del 1999 ha riordinato la materia, che nel frattempo si era tecnicamente sviluppata anche fuori da specifiche normative, applicando un fondamentale e diverso approccio: non più il controllo dei singoli scarichi ma l'indagine estesa al corpo idrico nel suo insieme, cercando di misurarne la qualità globale, indipendentemente dal rispetto tabellare dei singoli scarichi. Per il monitoraggio si sono così messi a punto degli indici sintetici, confrontabili a livello nazionale ed europeo e si sono stabiliti obbiettivi di qualità e termini temporali. La prima scadenza è di raggiungere lo stato ambientale "sufficiente" entro il 2008 per tutti i corpi idrici "significativi".
Storicamente la Valle d'Aosta ha sempre monitorato un congruo numero di corsi
d'acqua e di laghi, molto superiore a quelli minimi previsti dalla normativa. Ciò da un lato ha portato ad una migliore conoscenza ma dall'altro ha sempre richiesto all'Amministrazione Pubblica risorse superiori a quelle finanziate dallo Stato. Con l'entrata in vigore del “Piano di Tutela delle Acque” si è data una definitiva ufficializzazione ai corpi idrici significativi e conseguentemente alla rete di monitoraggio che dispone ora di 38 stazioni sulle acque correnti, 20 sui laghi alpini e 19 sulle acque salmonicole-ciprinicole. La frequenza dei campionamenti è mensile per le acque correnti, trimestrale per le salmonicole-ciprinicole e di due volte in estate per le acque lacustri. Per le analisi biologiche (solo sulle acque correnti) la frequenza è quadrimestrale.
Complessivamente in un anno solare si raccolgono e analizzano 686 campioni su cui si determinano circa 8700 parametri. L’elevata frequenza dei campionamenti consente una grande rappresentatività del dato analitico, che è così minimamente influenzato dalle variazioni giornaliere e stagionali di portata o da fenomeni occasionali. Questo fatto è molto importante (anche se talvolta non è preso nella giusta considerazione in occasione di blitz e campagne affrettate rivolte più alla pubblicizzazione mediatica che alla correttezza scientifica dell'informazione) e consente di rielaborare i dati con reale valenza statistica.
Limitandoci alle acque correnti i principali parametri o indicatori che si rilevano nelle campagne di misura sono:

• i macrodescrittori, ovvero alcuni parametri chimici e microbiologici legati a specifici componenti del carico inquinante veicolato dalle acque;
• i microinquinanti, ovvero quelle sostanze tossiche o indesiderabili che possono essere presenti in minime concentrazioni (pesticidi, solventi, metalli pesanti ecc.);
• i macroinvertebrati, cioè una serie di microorganismi bentonici che popolano il letto dei corsi d'acqua e servono a determinarne la qualità biologica in quanto variamente sensibili all'inquinamento.

Campionamento di Macroinvertebrati.Tutti questi parametri concorrono a determinare, come mostrato in figura 2, l'indice SACA (Stato Ambientale dei Corsi d'Acqua) che è il principale indice di qualità delle acque correnti e ne determina il raggiungimento o meno dell'obbiettivo previsto dal D.Lgs. 152/99. Per la scadenza del 2008, come si vede in figura 1, tutti i corsi d'acqua monitorati hanno già raggiunto l'obbiettivo di stato ambientale "sufficiente" e quasi tutti sono già conformi al successivo obbiettivo del 2016 (stato ambientale "buono").
Per il calcolo del SACA si utlizzano tre indici intermedi, il LIM (Livello di Inquinamento dei Macrodescrittori), l'IBE (Indice Biotico Esteso) e il SECA (Stato Ecologico dei Corsi d'Acqua), ognuno dei quali rappresenta una specifica fetta dell'impatto complessivo che agisce sul corso d'acqua. Nessun indice è comunque in grado da solo di rappresentare la complessità del sistema e nuovi indici sono sempre allo studio.
Il riconoscimento della necessità di un approccio integrato al monitoraggio dei corsi d’acqua ha condotto, anche in ambito normativo, al riconoscimento della necessità di quantificare i livelli di integrità biologica attraverso l’uso di criteri di valutazione che facciano riferimento a diversi comparti e comunità. Il progressivo diffondersi di tale consapevolezza ha coinciso con lo sviluppo di studi finalizzati alla formulazione di metodologie di valutazione degli ecosistemi fluviali basati sull’uso della componente vegetale e sulle caratteristiche morfologiche del corridoio fluviale.
Anche in ARPA si è sviluppata una intensa attività di sperimentazione che ha portato dapprima all'uso dell'IFF (Indice di Funzionalità Fluviale), ormai routinario, quindi alla realizzazione del “progetto Ayasse” nel corso del quale si è sperimentata per due anni, in collaborazione con l'ENEA, l’applicazione di metodi che utilizzano la comunità a macrofite acquatiche quale comunità bioindicatrice. La sperimentazione condotta ha dimostrato la possibilità di applicazione degli indici macrofitici anche in un ambito territoriale ritenuto “poco favorevole” alla loro applicazione in ragione delle caratteristiche montane e torrentizie.
Mentre i risultati definitivi del “progetto Ayasse” saranno pubblicati nel corso del 2006 e solo in seguito si potrà dar corso all'applicazione degli indici macrofitici sui corsi d'acqua valdostani, per l'IFF si è già passati alla fase applicativa su quattro corsi d'acqua.
Nella figura 3 si può osservare la rappresentazione grafica dell'IFF relativo ad un tratto del torrente Evançon.
L'IFF è un indice più legato agli aspetti della funzionalità ecologica del corridoio fluviale e delle interazioni tra questo e l'ambiente circostante che non agli aspetti della qualità delle acque, comunque sempre valutati. Rappresenta più il "contenitore" che non il "contenuto" ed è in grado di misurare abbastanza bene il livello di "naturalità" di un corso d'acqua nella misura in cui funzionalità ecologica e naturalità siano strettamente correlabili, il che non è sempre vero (ad esempio sopra il limite della vegetazione arborea).
Nella 3a relazione sullo Stato dell'Ambiente le informazioni disponibili sono state confrontate col recente passato consentendo di fornire un ulteriore indice di tendenza. Sebbene tale indice non abbia una codifica normativa esso può rappresentare comunque l'andamento della qualità nel tempo e mettere in luce eventuali tendenze evolutive. Nelle acque gli indici sintetici ed in particolare il SACA non evidenziano nette tendenze ma solo oscillazioni attorno ad un valore medio abbastanza assestato. Ciò da un lato significa che gli indici sono stabili e poco suscettibili alle normali variazioni stagionali, dall'altro indica che per ottenere il miglioramento di un solo livello di qualità occorrono seri interventi strutturali sul sistema di collettamento e depurazione, sul rilascio dei deflussi minimi vitali e la riqualificazione degli alvei e delle sponde. Insomma la strada verso gli obbiettivi di qualità del 2016 è ancora molto lunga.
   
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