I SISTEMI NATURALI
Caccia e pesca, le prime attività praticate dall'uomo per la sopravvivenza, costituiscono ancora una possibile risorsa.
LA FAUNA COME RISORSA
di Matteo Martinet
Femmina adulta di camoscio, in inverno.Il generale abbandono della fascia di media montagna ed il declino delle attività agro-pastorali hanno favorito un'evoluzione della vegetazione verso stadi dominati da specie arbustive ed arboree favorendo su tutto l'arco alpino e nell'ultimo decennio la colonizzazione e l'incremento di specie faunistiche come il capriolo ed il cinghiale. Allo stesso modo, la riduzione dell'estensione di seminativi, prati-pascoli con la progressiva diminuzione delle radure del bosco limita le aree idonee alla presenza di altre specie tipiche dell'arco alpino e del territorio valdostano come la coturnice, il gallo forcello e la lepre. Le colture agricole e le attività pastorali sono in grado di modificare la vocazionalità del territorio a fini faunistici.
L'habitat dell'insieme delle popolazioni selvatiche che popolano la nostra regione è il cosiddetto territorio agro-silvo-pastorale, ovvero il territorio utilizzato per le attività agricole tra cui la pastorizia, la selvicoltura e la coltivazione dei fondi, l'allevamento del bestiame e altre attività connesse.
Diversi sono gli strumenti di pianificazione che intervengono sul territorio. Prerogativa del piano faunistico-venatorio è la pianificazione di tutto il territorio agro-silvo-pastorale a fini faunistico-venatori, mirato alla salvaguardia delle popolazioni selvatiche e dell'habitat che le ospitano. Questo strumento ha la funzione di individuare le linee guida generali per gli enti locali orientando la pianificazione e dando parametri a carattere generale che derivano dall' aver analizzato in dettaglio le peculiarità del territorio e la demografia dei popolamenti selvatici.
Il piano faunistico-venatorio regionale è uno strumento di pianificazione con validità quinquennale e ha tra le sue finalità la conservazione della fauna selvatica, sul territorio agro-silvo-pastorale regionale ad esclusione dei parchi. Conservazione intesa non solo in termini quantitativi ma anche di biodiversità animale e vegetale. Il piano ha la finalità primaria del raggiungimento delle densità ottimali in base alle capacità portanti del territorio, suddiviso per unità gestionali omogenee rispetto alla vocazionalità delle singole aree, seppur con eccezioni per alcune specie come il cinghiale, deve essere limitato dal punto di vista numerico. Per conseguire questo obiettivo è necessario mettere in primo piano l'importanza della riqualificazione delle risorse ambientali e della pianificazione del prelievo venatorio. L'Amministrazione regionale elabora il piano faunistico-venatorio che ha il compito di attuare scelte gestionali a livello territoriale. Ma a differenza dei piani di gestione dei parchi, esclusi dal piano faunistico-venatorio, che prevalgono su altri strumenti di pianificazione territoriale, la normativa nazionale non attribuisce a questo strumento gestionale una gerarchia precisa.

I contenuti del piano spaziano dalla pianificazione delle oasi di protezione, intese come zone di rifugio, riproduzione e sosta della fauna selvatica ai criteri per la determinazione del risarcimento dei danni provocati dalla fauna alle produzioni agricole e ancora predispone i piani di miglioramento ambientale a fini faunistici, per arrivare alla definizione degli istituti gestionali, pubblici e privati, presenti sul territorio.
Il piano faunistico-venatorio e la gestione programmata della caccia non si limitano dunque allo studio di specifici piani di prelievo suddivisi per settori gestionali, specie animali e classi d'età, elaborati in base alla reale consistenza delle popolazioni: questo documento è uno strumento di pianificazione territoriale a più ampio respiro.
Il diritto di caccia e quindi il diritto allo sfruttamento (compatibile) della risorsa "fauna selvatica" in Europa può essere distinto in tre grandi casi.
. Il primo concerne i paesi retti dal codice civile napoleonico del 1801 in cui diritto di caccia è legato alla proprietà dei terreni e non può essere separato dai fondi, anche se può essere affittato dal proprietario.
. Il secondo riguarda il Regno Unito il diritto di caccia può essere dissociato dalla proprietà e venduto separatamente.
. Il terzo infine fa riferimento alla tradizione mediterranea (Italia, Grecia, Spagna e Portogallo): il diritto di caccia è totalmente dissociato dal diritto della proprietà del fondo e appartiene allo Stato.
In effetti anche in Valle i cacciatori possono cacciare, con le limitazione territoriali previste dalla legge regionale sull'esercizio venatorio e dal piano-faunistico-venatorio, su tutto il territorio fatta eccezione per le specie contingentate (ungulati, avifauna e lagomorfi) per cui gli aventi diritto possono prelevare il capo solo in una specifica area gestionale in base alla programmazione faunistica prevista dall'annuale calendario venatorio.
Per completare il quadro della pianificazione territoriale a fini venatori va detto che una porzione di territorio regionale, non superiore al 15% dell'agro-silvo-pastorale, può essere utilizzato per una gestione di tipo privatistico: singoli, consorterie, consorzi o comuni possono, previa autorizzazione dei proprietari, far praticare l'attività venatoria sui loro fondi previa concessione esclusiva di caccia rilasciata dall'Amministrazione regionale. Le azienda faunistico-venatorie così costituite sono senza fini di lucro, con prevalenti finalità naturalistiche e sviluppano piani di gestione faunistico-territoriali nell'ambito ed in linea con il piano faunistico regionale, per il territorio preso in concessione. Questa forma di gestione, che di fatto ha sostituito la vecchia concezione delle riserve private di caccia, è una forma di valorizzazione delle risorse locali oltre ad essere un'opportunità di sviluppo per le aree a bassa valenza turistica. Messa in atto in molte aree della penisola e associata ad altre attività, in genere di tipo agrituristico che offrono accoglienza e prodotti eno-gastronomici, può essere il valore aggiunto di comunità montane, che anche potendo usufruire di finanziamenti specifici per diverse tipologie d'intervento (in Valle d'Aosta sono previsti nell'azione dell'agriturismo e del turismo rurale del Piano di Sviluppo Rurale), possono generare una ricaduta occupazionale e un indotto di tipo diretto e indiretto a livello locale.

La fauna selvatica e le risorse naturali in genere rappresentano un bene della collettività in grado di contribuire al miglioramento della qualità della vita, pertanto lo sfruttamento di una risorsa naturale, seppur rinnovabile, deve essere razionale ed in grado di armonizzarsi con altre attività ludico-ricreative e economiche. Questo è possibile solo mediante un'attenta pianificazione che consideri le peculiarità del territorio nel suo contesto socio-economico.
   
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