I SISTEMI NATURALI
I cambiamenti dell'ultimo secolo hanno chiaramente creato condizioni favorevoli all'aumento e alla diffusione della fauna selvatica.
IL BOSCO E LA FAUNA SELVATICA
di Christian Chioso
Civetta Capogrosso.Gli uomini, nei confronti delle foreste, hanno aspettative che non sono costanti nel tempo ma seguono i cambiamenti economico-sociali. La disponibilità di fauna selvatica è stata sicuramente la prima risorsa utilizzata dall'uomo per evidenti motivi di alimentazione. In seguito, la funzione principale della foresta è diventata la produzione di legname accompagnata dal pascolamento di animali domestici.
A causa della riduzione della superficie forestale, nel corso dei secoli, le popolazioni di selvatici (soprattutto gli ungulati) sono conseguentemente diminuite, ed in modo particolare a partire dal XVIII secolo, quando sia lo sfruttamento più massivo di legname per le industrie, sia l'utilizzo delle armi da fuoco nell'attività venatoria hanno portato i selvatici a numeri estremamente ridotti.
Dopo secoli di espansione del pascolo e di sfruttamento forestale, nell'ultimo dopoguerra è venuta a contrapporsi una repentina fase di abbandono della zootecnia alpina e dell'utilizzo del legname (anche grazie all'impiego di nuove materie prime). Attualmente il paesaggio è caratterizzato dalla ripresa e dalla rivincita delle specie legnose sui prati e sui pascoli, con una spiccata tendenza alla ricostituzione naturale della vegetazione arborea originaria.
A questo proposito i dati storici confermano, per quanto riguarda il territorio valdostano, questo andamento di crescita della superficie boscata complessiva: il primo inventario forestale è del 1795 e gli ettari di bosco misurati ammontavano a 58.000; la superficie, in seguito, è drasticamente diminuita, arrivando alla fine del XIX secolo a circa 25.000 ettari. Il XX secolo ha visto una notevole espansione del bosco, soprattutto nel secondo dopoguerra, arrivando ad una superficie di circa 90.000 ettari nel 1999.
I cambiamenti dell'ultimo secolo hanno chiaramente creato condizioni favorevoli all'aumento e alla diffusione della fauna selvatica. L'aumento del numero degli ungulati storici presenti in Valle d'Aosta, ovvero il camoscio e lo stambecco, è stato sicuramente condizionato anche dall'espansione del bosco ma in misura minore, in quanto le dinamiche vitali delle due specie sono legate ad ambienti montani caratterizzati da elevata rocciosità, frammisti a boschi radi e radure a pascolo. Un segnale ben più evidente dell'influenza che l'espansione del bosco ha avuto sull'aumento dei selvatici riguarda il cervo e il capriolo. Il cervo ha iniziato ad essere presente in Valle d'Aosta con una popolazione originatasi dall'incontro di tre nuclei storici che si erano venuti a creare alla metà del secolo scorso, in seguito a migrazioni spontanee dalla Svizzera. Dal settore nord occidentale della Regione dove erano presenti questi primi e poco numerosi popolamenti, lentamente, la specie sta colonizzando tutto il territorio valdostano: gli ultimi censimenti confermano una popolazione di circa 1.200 animali, in decisa espansione.
Le prime segnalazioni di capriolo sono dei primi anni del XX secolo, in seguito a probabili migrazioni di animali dalla Svizzera: è però dal dopoguerra, ed in particolare negli ultimi vent'anni, che la popolazione di questo ungulato è particolarmente aumentata, andando a coprire l'intero territorio della Valle d'Aosta, con una popolazione stimata nell'ultimo censimento di circa 3500 animali.
Il raggiungimento di un corretto equilibrio tra foresta e selvatici, in particolare per quanto attiene gli ungulati, è assolutamente necessario ai fini della conservazione di entrambe le componenti naturali: il rinnovamento naturale dei boschi non deve venire compromesso da una presenza invasiva degli ungulati, soprattutto cervi e caprioli, i quali essendo ghiotti delle giovani piante, possono causare danni di notevole entità alla foresta, soprattutto quando si tratta di boschi di protezione con abbondanza di abete bianco, una delle specie che risultano essere più appetite.
Nel contempo occorre garantire un corretto rapporto dei sessi e strutture d'età naturali tra le popolazioni di ungulati selvatici: la regolazione che viene dall'attività venatoria degli effettivi della selvaggina deve avvenire in base alle classi d'età e ai sessi. In questo modo si riesce a raggiungere anche una migliore distribuzione dei capi nel loro spazio vitale.
Lo stesso spazio vitale e la tranquillità devono venire garantiti anche da una corretta fruizione turistica dei boschi, sacrificando magari piccole aree boscate, nei pressi degli agglomerati, dove canalizzare le attività ricreative e del tempo libero, al fine di risparmiare altre aree forestali più ampie.
   
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