
Il 2026 si aprirà in un mondo che non somiglia più a quello di appena pochi anni fa. La somma di cambiamenti diversi - geopolitici, climatici, demografici e tecnologici - ha trasformato il quadro in cui Regioni come la nostra devono operare. I conflitti alle porte dell’Europa non sono solo minacce alla sicurezza, ma stanno ridefinendo il concetto stesso di interdipendenza, mettendo sotto pressione le filiere, l’energia, i bilanci pubblici, la fiducia nelle istituzioni. Allo stesso tempo, la rivoluzione digitale ha superato la fase dell’adozione ed è entrata in quella della regolamentazione. La crisi demografica, con una popolazione giovane sempre più ridotta e un aumento della vulnerabilità sociale, mette in discussione la sostenibilità dei servizi, soprattutto nei territori periferici. E la montagna, in particolare, sperimenta in anticipo gli impatti del cambiamento climatico. Per la Valle d’Aosta, queste trasformazioni sono la sostanza delle scelte che dobbiamo compiere. La nostra Regione vive in una posizione unica: abbastanza piccola da non potersi permettere inerzie, abbastanza autonoma da poter costruire risposte originali. Nel 2026 dovremo interpretare il mondo che cambia e tradurlo in decisioni che rafforzino la resilienza, l’attrattività e la capacità di innovazione del nostro territorio.
È con questa consapevolezza che ho assunto la responsabilità dell’Assessorato degli Affari europei, Innovazione, PNRR, Politiche nazionali per la Montagna e Politiche giovanili. Fin dal primo giorno ho lavorato per impostare un metodo che dia alla Valle d’Aosta una presenza più stabile e riconoscibile nei processi europei: non come semplice destinataria di decisioni, ma come territorio che partecipa alla loro costruzione. L’Europa è il luogo in cui si definiscono le condizioni del nostro sviluppo e credo che la nostra Autonomia oggi si misuri anche nella capacità di stare dentro a questi processi con competenza e pragmatismo, portando la voce della Valle d’Aosta dove si decidono le politiche che la riguardano.
In questo quadro, l’innovazione è il modo più concreto che abbiamo per restituire diritti e tempo ai cittadini. Quando un servizio funziona, quando una procedura è chiara, quando un’informazione arriva senza essere cercata, l’innovazione ha già fatto il suo lavoro. La nostra dimensione ridotta ci permette di trasformare questa visione in pratica, perché possiamo sperimentare più in fretta e costruire servizi pubblici che si capiscono al primo sguardo. L’intelligenza artificiale, usata con responsabilità, sarà uno strumento per ridurre attese, evitare errori, anticipare bisogni. Innovare, per me, significa questo: togliere ostacoli; far sì che ogni persona, indipendentemente da dove vive o dal tempo che ha a disposizione, possa accedere ai propri diritti in modo semplice, rapido e dignitoso.
Questa stessa logica orienta il lavoro sulla montagna, che oggi è uno dei luoghi in cui i cambiamenti globali diventano immediatamente visibili: lo spopolamento che accelera, l’innalzamento delle temperature che altera equilibri secolari, la fragilità delle infrastrutture messe alla prova da eventi estremi. In un territorio alpino, queste trasformazioni sono la materia quotidiana con cui convivono comunità, amministrazioni e imprese. La montagna non può più essere pensata come un paesaggio da preservare, ma deve essere un ecosistema sociale ed economico da ripensare: servono condizioni che permettano alle persone di restare e di tornare, servizi che resistano alle nuove pressioni, connessioni che annullino le distanze e un’idea di sviluppo che tenga insieme qualità della vita, sicurezza e opportunità. È qui che si gioca una parte decisiva del futuro della Valle d’Aosta.
Il PNRR entra ora nella sua fase più delicata. Chiudere i progetti nei tempi è essenziale, ma non basta: ciò che davvero conta è la loro eredità. Le risorse straordinarie devono tradursi in competenze che restano, in infrastrutture capaci di durare, in processi amministrativi più solidi di quelli che avevamo all’inizio di questa stagione. Il PNRR dovrà lasciare un sistema pubblico più attrezzato a rispondere alle sfide che abbiamo davanti.
In questo quadro, le politiche giovanili sono il punto in cui tutte queste trasformazioni si incontrano. Negli ultimi decenni l’Italia ha visto una riduzione significativa della popolazione giovane, un cambiamento che sta ridefinendo la struttura sociale ed economica del Paese. Anche la Valle d’Aosta riflette questa tendenza. Per questo parlare di giovani significa parlare della sostenibilità complessiva della Regione. Personalmente, credo che le comunità si svuotino quando le biografie non trovano spazio, quando i percorsi di studio e di lavoro si spezzano, quando la mobilità diventa un ostacolo invece che una possibilità. Costruire futuro richiede condizioni reali e tangibili: servizi affidabili, mobilità adeguata, case accessibili, spazi culturali e professionali, ma richiede anche un’altra cosa: la possibilità per le nuove generazioni di partecipare ai processi decisionali, di contribuire alla visione europea, climatica e innovativa del territorio.
Europa, innovazione, montagna, PNRR e giovani compongono l’insieme delle sfide che definiscono chi siamo e chi possiamo diventare. Nel 2026 voglio lavorare affinché la Valle d’Aosta sia un territorio più semplice, più accessibile, più aperto all’Europa e più capace di offrire futuro a chi la abita. La nostra Autonomia sarà forte se si tradurrà nella capacità della Regione di orientare le politiche, consolidare la propria capacità amministrativa e
governare con pragmatismo idealista le transizioni che interessano il nostro territorio.
Leonardo Lotto
Assessore agli Affari europei, Innovazione, PNRR, Politiche nazionali per la Montagna e Politiche giovanili