MUSICA: DE ANDRE' NON BATTE' CIGLIO QUANDO SEPPE TUMORE/ANSA

(V.MUSICA: 10 ANNI FA L'ADDIO...DELLE 13,47)
13:58 - 09/01/2009 


(di Enrico Marcoz) (ANSA) - AOSTA, 9 GEN - "La morte verrà all'improvviso, avrà le tue labbra e i tuoi occhi, ti coprirà di un velo bianco addormentandosi al tuo fianco...". Nel 1967 Fabrizio De André, ad inizio carriera, raccontava così la Morte nell'omonima canzone inserita nell'album 'Volume I'. La sua, forse, se l'era immaginata diversa. Magari nella tenuta in Sardegna, davanti al mare, in età avanzata.

La prospettiva di avere ancora poco da vivere gli è invece piombata addosso all'improvviso, in un'afosa giornata di fine estate, a soli 58 anni. Era il 25 agosto 1998. Quella sera doveva suonare a Saint-Vincent, tappa del tour estivo. Un improvviso e acuto dolore alla spalla e alla cervicale lo aveva portato all'ospedale di Aosta. La diagnosi provvisoria: 'Due costole incrinate, una forma di 'nevrité alle articolazioni superiori e un'infiammazione al braccio sinistrò. Visita in pronto soccorso e poi in sala raggi. Già la prima lastra alla spalla non aveva lasciato dubbi, evidenziando una grossa massa nel polmone. Il giorno dopo la Tac aveva confermato i peggiori sospetti.

"Non ha battuto ciglio - raccontano i sanitari valdostani - quando gli abbiamo spiegato che aveva un tumore, non ha detto nulla. E' rimasto impassibile, senza reazioni". Dopo un'iniezione antidolorifica era rientrato a Genova. "...la morte va a colpo sicuro non suona il corno né il tamburo...".

De André e la morte, un rapporto che si è sviluppato attraverso decine di canzoni-poesie. Da 'La guerra di Piero' (Ninetta bella dritto all'inferno/avrei preferito andarci d'inverno), alla 'Canzone di Marinella' (E lui che non ti volle creder morta/bussò cent'anni ancora alla tua porta), da 'La ballata del Miche'' (Stanotte Miché si è impiccato ad un chiodo perché/non poteva restare 20 anni in prigione lontano da te) al 'Cantico dei drogati' (E soprattutto chi e perché mi ha messo al mondo/dove vivo la mia morte con un anticipo tremendo?). E poi 'La domenica delle salme', 'Il pescatore', l'intero album 'Non al denaro non all'amore né al cielò. La morte nelle sue parole era quasi sempre violenta e tragica, insensata, un vero e proprio strappo dalla vita. Ma a volte anche tenera come in 'Fiume Sand Creek' (...ora i bambini dormono sul letto del Sand Creek...).

Gli ultimi sei mesi della vita Fabrizio De André li trascorse a combattere la malattia, "come un guerriero" raccontò il figlio Cristiano, dentro e fuori l'Istituto per tumori di Milano. Sulle sue condizioni era stato steso un velo di riserbo da amici e parenti. Lui stesso aveva dichiarato alla stampa di soffrire di un problema congenito che gli aveva provocato delle ernie al disco. Riservato e schivo come sempre. Prima un miglioramento, poi la ricaduta fatale. La morte è arrivata nella notte dell'11 gennaio 1999, alle 2.30. Vicino a sé la moglie Dori Ghezzi e i figli Cristiano e Luvi. "...davanti all'estrema nemica non serve coraggio o fatica, non serve colpirla nel cuore, perché la morte mai non muore". (ANSA).


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