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Libro su 'angeli italiani di Churchill'. C'è anche Paola Del Din
13:56 - 24/04/2024 


(ANSA) - ANCONA, 24 APR - La più giovane aveva 21 anni, la più anziana 64. Cinque erano studentesse, tre impiegate d'ufficio, due casalinghe, ma c'erano anche negozianti, insegnanti, sarte, una scrittrice famosa, una vedova con sette figli. Sono i profili di 22 "angeli italiani di Churchill", donne attivamente impegnate nella Resistenza che furono reclutate fra il 1943 e fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale dal Soe, lo Special Operations Executive, il servizio segreto voluto dal primo ministro britannico. A raccontare le loro storie è Bernard O'Connor, uno dei massimi esperti di intelligence militare e Soe, nel libro "Churchill's Italian Angels", che raccoglie i loro fascicoli desecretati dal governo britannico pochi mesi fa. Non tutte erano veri e propri agenti del Soe, qualcuna aveva un ruolo marginale, 14 erano staffette, altre si occupavano di fornire vitto e alloggio per gli organizzatori Soe e talvolta per i radiotelegrafisti britannici, nascondendo ricetrasmittenti, esplosivi ed armi. Ma altre ancora svolgevano anche compiti di intelligence militare, preparando sabotaggi, o scattando foto degli obiettivi da colpire. C'era poi chi organizzava la propaganda via radio. Il tutto in territorio occupato in varie località italiane, ma anche all'estero. Tra i nomi noti Paola Del Din, veneta, classe 1923, Medaglia d'oro al valor militare, uno 007 del Soe, componente della brigata partigiana Osoppo, in Friuli Venezia Giulia, nome di battaglia 'Renata', in onore del fratello ufficiale degli Alpini, addestrata nella base del Soe di Monopoli (Bari). Lo scorso agosto ha compiuto 100 anni ed è stata festeggiata dal presidente Mattarella, dalla premier Giorgia Meloni e anche dal re Carlo d'Inghilterra. Altro nome noto è quello di Fausta Cialente (1898-1994), scrittrice, giornalista e traduttrice (anche di una celebre edizione di Piccole donne), amica di Giuseppe Ungaretti e Sibilla Aleramo, una giovinezza vissuta tra la Sardegna, le Marche, il Friuli, attiva in Egitto dove si era trasferita con il marito. Fu reclutata dalla sezione italiana del Soe a Gerusalemme per fondare una radio clandestina in italiano. Le altre sono Anna Vishovitch, Maria Ciofalo, Anna Maria Cialvi, Anna Danti, Enrica Filippina-Lara, Augusta Langha, Olga Molinatti, Augusta Langha, Olga Molinatti, Leda Santi, Maddalena Madureri, Elda Pandini, Carla Boattini, Anna Irgher, Anna Sabbadini, Mary Arnaldi, Ida Serafino Bastianello, Ines Pasquarelli, Elide Galloni, Maria Rigeli, Emma Bocchi, Francesca Carabelli, nomi a volte imprecisi per gli errori di chi scrisse i loro fascicoli di servizio. Alcune resistettero eroicamente alle torture per non rivelare i nomi dei loro referenti del Soe e degli altri partigiani, come Emma Bocchi, 24 anni, emiliana, ma residente a Venezia, vedova di un antifascista. La siciliana Maria Ciofalo, studentessa di architettura a Napoli, fu impegnata come corriere in nord Italia: alla fine della guerra, si rivolse di nuovo al Soe perché nei vari trasferimenti aveva perso i suoi testi universitari (che non vennero mai ritrovati). Era bravissima nel fraternizzare con i soldati tedeschi e estrarre da loro informazioni. Talmente brava che i suoi supervisori del Soe sospettarono che fosse una doppiogiochista. Non ebbe conseguenze: quando fu congedata però le fu dato solo un premio in denaro e nessuna lettera di encomio. Tra gli 'angeli italiani di Churchill' anche due partigiane vicentine: Mary Arnaldi e Leda Scalabrin. Enrica Filippini Lera (e non Lara), fu reclutata dal suo fidanzato, Piero Buffa: appartenente ad una cellula comunista, nella casa di Roma che divideva con l'amica vera Michelin Salomon ospitò Buffa e diversi agenti del Soe, finché non furono tutti arrestati dai nazisti. Fu condannata con Vera a tre anni di carcere duro in Germania. Ma ce la fece e tornò a casa. Lei e Buffa si sposarono: è morta nel 2016 a Modena. Nel burocratese dei fascicoli sono indicate anche le motivazioni che spinsero queste donne a rischiare e a lottare: "antifascista", "antifascista e antinazista", "patriottismo". Una spiegazione più esauriente la danno proprio Enrica e Vera in una lettera scritta al Comando o N.1 Special Force, il vertice del Soe, nel settembre 1945: "Siamo fiere e felici di avere lottato per la libertà della nostra Patria e per avere con questo mezzo contribuito, nella possibilità delle nostre forze, alla grande causa comune". (ANSA).




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