Il rigore che non c’era

venerdì 12 aprile
Teatro Splendor
ore 21

Il rigore che non c’era

di Federico Buffa e Marco Caronna

regia
Marco Caronna
con
Federico Buffa
Marco Caronna
Jvonne Giò
Alessandro Nidi
produzione
International Music
and Arts






Il rigore che non c’era è il nuovo spettacolo di Federico Buffa: il più grande Storyteller italiano riprende la sua avventura teatrale, con un testo che parte da storie sportive per diventare poi un affresco storico, poetico, musicale.
“Il rigore che non c’era” è quell’evento, magari improvviso, che ha cambiato la storia di una partita, è quella metafora, magari improvvisa, che ha cambiato la storia di una vita... In un luogo non collocato nel tempo e nello spazio, personaggi ad un bivio, davanti ad una scelta, condannati a raccontare e a raccontarsi.
Buffa così inizia il suo percorso, che passa dalla storia di Sendero Luminoso a quella di George Best, da Leo Messi al millesimo gol di Pelè.
Ancora storie intrecciate tra loro, come quella di Elis Regina e di Garrincha, il tutto punteggiato dalla musica, che sottolinea, impreziosisce e accompagna le parole.
Sullo sfondo, un palazzo, due finestre dalle quali compare una sorta di angelo, custode e disincantato, interpretato da Jvonne Giò; in scena con Federico Buffa, uno strampalato attore, del quale veste i panni Marco Caronna, ed un pianista, Alessandro Nidi, compagni di viaggio nello scoprire che quella volta, quel rigore… ha cambiato la storia di tutti…

Federico Buffa (Milano, 28 luglio 1959) è giornalista e cronista sportivo italiano. Oltre alla sua attività di telecronista di basket e commentatore sportivo, Buffa ha condotto alcune trasmissioni antologiche sempre a tema sportivo, nelle quali ha dimostrato - secondo Aldo Grasso - di “essere narratore straordinario, capace di fare vera cultura, cioè di stabilire collegamenti, creare connessioni, aprire digressioni” in possesso di uno stile avvolgente ed evocativo.

Platea 24/20€ | Galleria 18/15€ |
in vendita dal 23 marzo | durata spettacolo 1h40







 

 

Saison Culturelle



Torna su