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Una scuola di convivenza

Per raccontare l’attuale convitto Gervasone, è opportuno tornare indietro di alcuni anni. L'istituzione è stata creata nel 1965, con il nome di "Pensionnat Régional Villa Panorama", aggregata alla Scuola Alberghiera che era appena passata dalla gestione ENAOLI all'Amministrazione Regionale. Il convitto venne realizzato, con una certa urgenza, per far fronte alle nuove esigenze scolastiche sorte con la legge n. 1859 del dicembre 1962 che istituiva la scuola media "unica, obbligatoria, gratuita". In Valle d’Aosta, le scuole medie erano poche e situate nel fondovalle.
Il pendolarismo scolastico, così come lo concepiamo oggi, era impensabile per mancanza di servizi di trasporto. Al termine delle elementari, superato l'esame di ammissione, gli studenti che volevano continuare gli studi dovevano trovare una sistemazione ad Aosta in collegio o nel seminario minore per i meno abbienti che avessero almeno un accenno di vocazione religiosa.
In alternativa, si poteva chiedere ospitalità presso amici, parenti o conoscenti residenti in città.
A Châtillon le ragazze erano accolte nella Casa della Divina Provvidenza, mentre questo nuovo convitto permetteva ai ragazzi delle vallate laterali e dei comuni più remoti, in particolare quelli dell'attuale Comunità Montana Monte Cervino, di frequentare la scuola media pubblica situata nel comune di Châtillon.
Proprio per la carenza di trasporti, in quegli anni, molti convittori trascorrevano il fine settimana in famiglia solo una volta ogni 15 giorni.
All'inizio dell'anno scolastico 1971, il convitto si trasferì nell'attuale sede prendendo il nome di Istituto A. Gervasone. Sino alla fine degli anni '80, il collegio ha continuato ad ospitare un centinaio di convittori, tutti ragazzi delle medie, provenienti per la maggior parte dai comuni di Verrayes, Torgnon, Saint-Denis, Valtournenche, Antey-Saint-André. Era interessante osservare l'aggregazione dei convittori in gruppi che riproponevano, all'interno dell'istituto, i comportamenti e le inflessioni dialettali delle comunità di provenienza, arricchiti da una buona dose di spirito campanilistico che rendevano vivace e spumeggiante la vita di comunità.
Da allora, a seguito dello sviluppo capillare della rete dei trasporti scolastici, della contemporanea istituzione di Scuole Medie in numerosi comuni e della crescente denatalità, il numero degli iscritti è andato diminuendo, assestandosi su una sessantina di convittori l'anno, per la maggior parte ragazzi frequentanti le scuole secondarie di secondo grado di Châtillon, Saint-Vincent, Verrès. Nel frattempo, infatti, era sorto l'Istituto Tecnico Industriale di Verrès (ITI) unica scuola in tutta la Regione nella quale era possibile studiare l'elettronica e l'informatica. Per questo motivo il suo bacino di raccolta di iscritti si estendeva anche all'alta valle. Per poter frequentare questi corsi i ragazzi di Courmayeur, La Thuile, Morgex, La Salle avevano scelto il Gervasone come convitto. La conseguenza è stata quella di un innalzamento dell'età media degli ospiti e di un rapido adeguamento dell'istituto alle nuove esigenze. Attualmente, la situazione è nuovamente cambiata. Tra i convittori ci sono soltanto quattordici studenti che frequentano le scuole secondarie di secondo grado. L’ITI (ISITIP, secondo la nuova dicitura) sembra esercitare una minore attrattiva sugli studenti dell'alta valle: in collegio ne abbiamo ancora quattro che frequentano la quinta e due la quarta, ma nessun nuovo iscritto; le altre scuole secondarie di secondo grado del polo scolastico Saint-Vincent/Châtillon non sembrano proporre percorsi e specializzazioni tali da richiamare studenti dall'esterno, fatta eccezione per l'IPRA e l'École Hôtelière che però forniscono l'ospitalità ai propri alunni.
In compenso, sono aumentate le iscrizioni per il semiconvitto provenienti dalla zona di Châtillon e comuni viciniori, una sessantina di semiconvittori e semiconvittrici frequentano la scuola secondaria di primo grado di Châtillon e si fermano, dalle 13 alle 19, per il doposcuola. Questa tipologia di servizio è particolarmente apprezzata ed utilizzata dalle famiglie con entrambi i genitori impegnati nel lavoro.

LA CONVIVENZA

Si viene in collegio "per fare i compiti ed avere un'assistenza pomeridiana", ma questo, in verità, è il punto di vista dei genitori non certo dei figli; questi vedono l'opportunità di poter vivere e giocare tra coetanei tanto che alcuni ragazzi hanno chiesto di venire in convitto anche quando la famiglia non ne aveva una reale necessità. Molti alunni, pur vivendo in un ambiente familiare positivo e sereno, non hanno assaporato il gusto speciale, caratteristico del gioco improvvisato e libero nel cortile del quartiere o nella piazza del villaggio che spesso le pur interessanti attività strutturate (calcio, pallavolo, nuoto...) non riescono a dare.
Purtroppo la strada non è più un ambiente frequentabile perché piena di pericoli, quindi cerchiamo di ricreare in convitto un ambiente nel quale i ragazzi possano trovarsi a loro agio: una partita di pallone, che privilegia l'aspetto ludico senza provocare precoci ansie di risultati e di classifiche, diventa un concentrato di relazioni umane che insegna a vivere in gruppo. A volte, malgrado il desiderio di stare in compagnia, alcuni ragazzi, non sono capaci di stare assieme senza sopraffare o lasciarsi sottomettere. Bisogna insegnar loro a socializzare e a sopportare il disagio che nasce dal contatto con l'altro. Se, da una parte, qualcuno deve imparare a non essere aggressivo, dall'altra, chi è "allergico" a stabilire un contatto deve abituarsi a sostenere il confronto con il prepotente.

GLI EDUCATORI

I primi educatori dell'Istituto erano scelti tra i maestri elementari senza richiedere loro un'ulteriore specializzazione: l'affinamento della professione si completava con l'esperienza acquisita sul campo. Negli ultimi anni, invece, chi ha concorso per un posto di assistente educatore ha dovuto essere in possesso del diploma di "educatore professionale ", titolo che garantisce una specifica preparazione teorico-pratica e fornisce all'operatore un maggior numero di chiavi di lettura delle dinamiche comportamentali degli adolescenti.
In ogni caso, la caratteristica che deve contraddistinguere gli educatori è la capacità di stare insieme ai ragazzi, di porsi all'ascolto, di capirli; quello che conta è saper valorizzare il lato umano senza dimenticare la capacità di "tenere duro", di padroneggiare le situazioni. Infatti, gli adolescenti tendono a sfuggire, a passare i limiti; quando questo si verifica, diventa un problema ristabilire un equilibrio. Si lavora, quindi, per migliorare il comportamento dei ragazzi nel momento del gioco e nel momento dello studio. Dopo anni di quasi oblio, in famiglia, a scuola, in società si torna a parlare del rispetto di regole comportamentali, riconoscendole utili alla convivenza.
È opportuno, lasciare che i ragazzi siano liberi di sfogarsi spontaneamente, ma bisogna richiamarli all'osservanza delle regole e, soprattutto, al rispetto degli altri.
Uno dei compiti dell'educatore è proprio quello di formare alla convivenza e al rispetto reciproco all'interno di un sistema organizzato. Questo, con i suoi obiettivi specifici, è il terreno sul quale gli educatori e i ragazzi si confrontano all'interno di un quadro leggibile per entrambi e nel quale ognuno ha il proprio compito, superando così il tradizionale ruolo docente/discente in cui l'adulto viene vissuto come colui che impone la norma.
Un'altra attività educativa importante è quella dell'insegnamento di un metodo di studio. Alle elementari, i ragazzi sono abituati a svolgere quasi tutto il lavoro a scuola sotto la guida dell'insegnante e dei genitori. Nei gradi di scuola successivi devono imparare ad organizzarsi, a programmare e gestire il tempo ed acquisire un metodo di studio personale.
È evidente che l'istituto, essendo una risorsa educativa regionale, si fa carico, in collaborazione con i servizi territoriali e la scuola, anche di alunni con problemi complessi di carattere sociale o psicologico. Ovviamente, se il ragazzo ha bisogno di attenzioni che superino la normale attività educativa, è indispensabile avere il supporto esterno di esperti che aiutino a mettere in atto tutte le dinamiche necessarie.

Walter Garin

 

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