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Convitto con vitto

Durante i pasti, al Convitto regionale Federico Chabod di Aosta, gli educatori curano il clima conviviale e trovano spunti per educare gli alunni a una corretta alimentazione.


Ne L'educazione un tesoro di Jacques Delors vengono indicati i quattro pilastri dell'educazione: imparare a conoscere e avere gli strumenti per farlo, imparare a fare, imparare a stare insieme e, infine, imparare ad essere.
È questo il difficile compito dell'educatore che deve muoversi su un terreno morbido, ma non privo d'insidie.

Ogni giorno in Convitto, gli educatori, sia che si prendano cura dei bambini della prima elementare sia che si occupino delle ragazze delle superiori, hanno ben presente cosa significhi tutto questo e sono consapevoli delle difficoltà che si devono affrontare per guidare la loro corretta crescita psicofisica.
Tra i molti aspetti, quello dell'alimentazione assume un ruolo sempre più importante nell'ambito educativo.
Con un menu preparato per offrire piatti vari e gustosi e per dare un apporto calorico corretto, il Convitto offre alla sua utenza una cucina sana che rispecchia le regole previste dal Ministero della Sanità.
La cucina interna all'Istituto è in grado di soddisfare anche le richieste di diete particolari, legate a motivi religiosi o di salute, e, in occasione delle grandi feste, vengono preparati pranzi che non hanno niente da invidiare a quelli cucinati in famiglia.
Questo esempio di corretta alimentazione è anche uno strumento che l'educatore ha per guidare i suoi allievi a comprendere come sia necessario per la nostra salute mangiare bene e in modo equilibrato. Inoltre, tavole apparecchiate come quando in casa si aspettano degli ospiti e un attento servizio ai tavoli da parte delle inservienti, sono elementi appositamente voluti per ricreare un buon clima familiare.
È da evidenziare che l'educatore mangia insieme ai bambini o ai ragazzi del suo gruppo e con loro vive, ogni giorno, un'esperienza di convivialità che gli offre un punto di osservazione privilegiato. La sua opera educativa si compie anche così, perché in questo modo riesce a conoscerli meglio, parla con loro e ne condivide le gioie e i problemi riuscendo a guidarli verso una corretta alimentazione. L'educatore deve attivare la sua capacità di osservazione e porre attenzione ai comportamenti degli allievi. Solo così può comprendere quale sia il rapporto che i ragazzi hanno con il cibo, considerare eventuali problematiche alimentari e intervenire in ogni situazione critica.

Accade di frequente, infatti, che l'alimentazione degli allievi più piccoli e dei ragazzi si modifichi o, per meglio dire, si completi perché pietanze che a casa propria vengono rifiutate in Convitto sono gradite anche per imitazione del gusto del gruppo dei pari.
È certo che la prima agenzia educativa in campo alimentare resta comunque la famiglia con la quale si collabora per risolvere gli eventuali problemi che dovessero presentarsi. A questo proposito, l'educatore ha contribuito, in anni di attività, ad evidenziare disturbi alimentari lievi, come la mancanza di appetito, l'obesità infantile, l'abitudine ad assumere solo e sempre gli stessi cibi, ma anche veri e proprie malattie alimentari come l'anoressia o la bulimia che richiedono l'intervento dello specialista.
Ritrovarsi in refettorio insieme ogni giorno favorisce la socializzazione tra i ragazzi e il rafforzamento di amicizie che, in alcuni casi, si rivelano durature anche dopo il termine degli studi.
In questo contesto è la continuità educativa che diventa un punto di forza e un elemento determinante per permettere di guidare negli anni gli allievi anche attraverso progetti di educazione alimentare.
L'educatore, soprattutto per i bambini più piccoli, diventa un modello da seguire e, attraverso il suo esempio, gli allievi possono imparare il giusto comportamento da avere a tavola, che passa anche attraverso l'uso del tovagliolo e delle posate, il non sprecare il cibo o il non alzarsi da tavola. In questo modo si aiutano piccoli e grandi a cambiare abitudini alimentari sbagliate e a far comprendere meglio quale importanza possa avere per la loro crescita una sana e corretta alimentazione .

La cucina del Convitto

La mensa interna è uno dei punti di forza del Convitto, infatti garantisce qualità ed elasticità del servizio, compresa un’attenzione particolare per le diete necessarie per motivi di salute o religiosi; consente inoltre di preparare pranzi al sacco in occasione di gite o di allenamenti settimanali dei convittori.
Il personale, un capocuoco e tre cuochi, in possesso di specifici requisiti professionali e appositamente formato circa le mansioni di competenza, garantisce una preparazione degli alimenti adeguata alle esigenze della popolazione convittuale.
Il magazziniere ordina gli alimenti, li controlla e li prende in carico per poi consegnare ai cuochi quelli necessari per confezionare il menù del giorno.
Gli accudenti di cucina collaborano con i cuochi e si occupano specificamente delle pulizie del reparto cucina. Le accudenti che servono in refettorio collaborano con gli educatori per fare in modo che il momento della mensa sia ordinato e attento alle esigenze dei singoli con la possibilità quindi di sollecitare gli inappetenti e di contenere chi esagera.
Il servizio di mensa comprende la colazione, tre turni per il pranzo, la merenda e la cena.
Il menù, rispettoso dei principi della moderna dietologia e dei gusti degli allievi, varia quotidianamente per quattro settimane privilegiando gli alimenti freschi e di stagione; viene esposto in portineria in modo che i convittori ed i semiconvittori ne possano prendere visione, consentendo ai genitori di questi ultimi di adeguare eventualmente l'organizzazione della cena.

Carlo Champvillair
Rettore del Convitto Federico Chabod Aosta


Cinzia Mauro

 

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