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Un'educazione alimentare per l'Europa


L'Unione Europea è intervenuta sulla salute dei suoi cittadini regolamentando la produzione dei cibi e sollecitando un consumo alimentare sano ed equilibrato. Nella Risoluzione sulla salute e sulla nutrizione e nel Libro bianco sulla sicurezza alimentare del gennaio 2000, ha dato il via ad una campagna di attenzione verso le malattie derivanti da un’alimentazione disordinata e di assunzione di modelli di nutrizione equilibrati.
I dati contenuti nello studio offrono molti elementi di preoccupazione: “I fattori legati all’alimentazione sono ritenuti responsabili di circa il 10% dell’onere patologico complessivo, comprendendo anche il soprappeso (3,7%), lo scarso consumo di frutta e verdura (3,5%), l’elevato consumo di grassi saturi (1,1%). Unitamente alla mancanza di esercizio fisico (1,4%), questi fattori sono responsabili di una percentuale di casi di cattiva salute più grande di quella attribuibile al tabacco (9%)”.
Se la situazione degli adulti risulta fortemente compromessa, quella dei ragazzi non lo è meno, poiché bambini e adolescenti risultano più esposti alle sollecitazioni della pubblicità, più facilmente portati ad una nutrizione non equilibrata per la precaria stabilità della personalità e più soggetti agli effetti psicologici e fisici che le malattie derivanti da un soprappeso comportano. Tanto che già nelle premesse della risoluzione si parla di preoccupazione, quasi personalizzando l’Ente: “Il Consiglio europeo… è preoccupato per le conseguenze dell’aumento dei casi di obesità e di soprappeso nell’Unione Europea, specie tra i bambini e gli adolescenti… constato che […] la popolazione dell’Unione Europea continua ad essere esposta a problemi di salute connessi alla nutrizione e che taluni gruppi, quali i bambini, gli adolescenti, gli anziani e gli indigenti, sono più esposti alle conseguenze di un’alimentazione inadeguata”.
Di qui nasce l’invito per gli Stati membri ad un forte intervento e ad una decisa presa di coscienza: “Invita…
a sviluppare le capacità della popolazione, sin dalla primissima infanzia e in tutte le fasi della vita, a operare scelte intelligenti promuovendo atteggiamenti e comportamenti alimentari positivi per la salute”.
L’obesità, ormai, non è più solo una malattia sociale, ma assurge a livello di fenomeno che disturba il campo sociale, quello economico e quello psicologico. Nel Libro bianco sulla sicurezza alimentare il Consiglio europeo notava: “Negli ultimi anni il soprappeso e l’obesità sono aumentati a un ritmo molto celere e attualmente l’obesità costituisce una minaccia reale per la sanità pubblica di certi gruppi nell’Unione Europea. Nei prossimi 5-10 anni raggiungerà probabilmente il livello elevato di prevalenza che si riscontra oggi negli Usa, in cui un terzo della popolazione è considerato obeso e un terzo sovrappeso. L’obesità comporta fattori di rischio accresciuti per quanto concerne il diabete, le malattie cardiovascolari, l’ipertensione e certi tipi di cancro: ciò determina gravi costi economici, pubblici e sociali per gli Stati membri. La diffusione di diete sane e l’educazione dei consumatori affinché scelgano una dieta appropriata e aumentino l’attività fisica rimangono una sfida che richiede un’azione comunitaria”.
Sono soprattutto le strutture pubbliche che dovranno raccogliere questa sfida. L’alto costo sociale e la prospettiva inquietante di una popolazione malata di “un’abbondante disponibilità di alimenti” spingono alla prevenzione attraverso la divulgazione dei rischi connessi ad un’alimentazione non equilibrata.
Cosa può fare la scuola? L’UE non la cita espressamente inglobandola nelle agenzie educative alle quali demanda il difficile compito della formazione. “L’educazione dei consumatori è parte integrante della politica dei consumatori condotta dall’Unione Europea.
I bambini e i giovani rappresentano un importante target, considerato il loro ruolo di consumatori, di motivatori degli acquisti e di vettori di educazione nel contesto familiare
”.

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