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  | Il 
        principio del catenaccioLa redazione de L’École Valdôtaine 
        mi ha chiesto di scrivere un articolo a commento della legge regionale 
        n° 18 del 1° agosto 2005, conosciuta o propagandata come la “Riforma 
        Moratti in Valle d’Aosta”; ho accettato volentieri con la 
        consapevolezza che non tutti concorderanno su quanto andrò dicendo; 
        il bello del pluralismo è proprio questo e come si sa le leggi 
        s’interpretano. Il catenaccio  Poiché il linguaggio più efficace sembra 
        essere quello che prende a prestito le metafore calcistiche non mi sottrarrò 
        neppure io a questo “emprunt” e dico subito che la legge 18 
        è una “legge catenaccio”.Il catenaccio è la difesa ad oltranza che una squadra mette in 
        atto di fronte all’attacco sferrato dall’altra squadra nel 
        tentativo di mantenere il risultato fino a quel momento ottenuto.
 Che cosa difende nei fatti questa legge?
 Primo: il tempo scolastico complessivo offerto agli alunni non viene diminuito 
        in nessuno dei tre gradi di scuola, anzi in certi casi, come quello della 
        scuola dell’infanzia o della scuola primaria, potrebbe anche aumentare. 
        La legge riflette e ribadisce l’idea o il principio che una buona 
        formazione necessita di tempi quantitativamente adeguati.
 Il secondo punto di difesa è collegato al primo ed è in 
        controtendenza con tutti gli orientamenti nazionali ed internazionali 
        che prevedono il contenimento della spesa per il personale, la legge infatti 
        pone le condizioni per un aumento degli organici dei docenti.
 Per la scuola primaria, (art. 3 comma 3) 
        le dotazioni organiche devono essere computate anche:
 • per il tempo dedicato alla mensa;
 • per la contemporaneità (parola sparita dal linguaggio 
        ministeriale);
 • per l’insegnamento della lingua inglese.
 Riguardo a tutti e tre i gradi di scuola (art. 5 
        comma 1) gli organici vanno calcolati anche per consentire:
 • la copertura delle supplenze brevi;
 • la realizzazione di particolari progetti di innovazione;
 • il funzionamento delle scuole nei comuni di montagna;
 • l’integrazione degli alunni diversamente abili;
 • l’integrazione di quelli stranieri.
 Ovviamente per rispondere a queste finalità è necessario 
        che il governo regionale, sentite le organizzazioni sindacali, definisca 
        dei criteri generali evitando che, come si dice in questi casi, l’operazione 
        si traduca in un attacco alla diligenza, ricordando che anche la nostra 
        regione non è immune dall’osservanza delle ben note compatibilità 
        di bilancio.
 
 Il contropiede  Ma la squadra catenacciara è anche una squadra 
        che fa il contropiede e segna il goal invece di subirlo. Quali sono i 
        goal che la nostra regione ha segnato rispetto alla legge nazionale?Uno è il principio generale che ha rispettato l’autonomia 
        scolastica nei fatti e non solo nelle parole:
 • ha evitato di stabilire dal centro le forme di documentazione 
        delle scuole; se sono autonome decideranno loro come farle e come chiamarle 
        (art. 6 comma 1);
 • ha neutralizzato il pericolo di un ritorno ad una gerarchizzazione 
        dei docenti; le funzioni tutoriali sono necessarie, ma non possono cambiare 
        lo stato giuridico del personale (art. 6 comma 2).
 Un altro goal molto speciale è stato quello di introdurre la programmazione 
        all’interno dell’orario d’insegnamento dei docenti della 
        scuola infanzia (art. 2 comma 2).
 È speciale perché nel resto del paese non è previsto.
 Poiché è consentito ai docenti della scuola primaria ed, 
        in Valle d’Aosta, anche a quelli della secondaria di 1° grado 
        è sembrato giusto e opportuno estenderlo a quelli della scuola 
        dell’infanzia.
 Un ulteriore elemento molto importante è aver rivendicato (tutto 
        l’art. 1) la specificità del nostro sistema scolastico 
        bilingue combinandola con il plurilinguismo, la dimensione europea e il 
        rispetto delle diversità linguistiche e culturali. Qui dobbiamo 
        difenderci da noi stessi: siamo talvolta più bravi ad “enunciare” 
        che a “praticare” e potremmo dire che, in questo caso, siamo 
        a rischio di autogol.
 Ovviamente la partita si deve ancora giocare e quando una delle due squadre 
        è catenacciara lo spettacolo non è dei più divertenti 
        e gli spettatori lasciano lo stadio anzitempo, speriamo che loro, nel 
        nostro caso gli utenti di questa manifestazione, gli alunni e le loro 
        famiglie, siano ripagati dallo spettacolo dei soldi spesi per il biglietto.
 Scritto il 30 settembre 2005
 Piero FlorisIspettore Tecnico
 
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