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Buone prassi e belle storie

Tra gli obiettivi che l’Unione Europea si prefiggeva per “L’Anno Europeo delle persone disabili”, c’era anche la promozione dello scambio di esperienze di “buone prassi” e di valide strategie d’azione. Un progetto dell’UIT si propone di documentare in rete le esperienze positive, i progetti e le modalità di lavoro che hanno fatto progredire l’inclusione nelle scuole valdostane.

 

Lavoro presso l’Ufficio Ispettivo Tecnico, al progetto “Un servizio per la qualità dell’integrazione degli alunni disabili” che contempla fra gli obiettivi quello di ricercare e divulgare buone prassi di integrazione scolastica. Costruire “qualità” dunque anche attraverso la documentazione di esperienze positive, di progetti che hanno funzionato, di modalità di lavoro che hanno fatto progredire l’inclusione nelle nostre scuole.

Quale fonte privilegiata a cui accedere per la ricerca se non il Progetto Educativo Individualizzato?
Come insegnante, di sostegno o di classe, ho sempre valutato di fondamentale importanza questo documento, che rappresenta l’unica memoria “storica” del percorso di vita del ragazzo disabile; pertanto diventa essenziale evidenziare in esso i passaggi sostanziali della progettazione e sottolineare gli aspetti positivi e di criticità affinché il percorso possa sempre progredire. Per riconoscere al PEI una seconda funzione vitale, e cioè essere una possibile risorsa di buone prassi educative, è proprio necessario allontanare l’idea che la compilazione di tale documento sia solo un inutile adempimento burocratico.
Ed è per ricercare quindi delle buone progettazioni che ho dedicato il mese di agosto alla lettura dei PEI. Impresa non facile per il troppo poco tempo: troppo poco rispetto al numero di documenti da leggere. Temevo, inoltre, che alcune buone prassi potessero nascondersi e passare inosservate, consapevole delle difficoltà di chi deve documentare (creare il collegamento fra le pratiche e l’elaborazione teorica), ma anche di chi deve riconoscere e scegliere secondo criteri di qualità. Fortunatamente la strutturazione del nuovo PEI, attenta a rilevare aspetti significativi dell’integrazione, favorisce l’individuazione delle buone esperienze.
Finora i percorsi scelti, anche alla luce del confronto avvenuto successivamente con i Dirigenti delle Istituzioni scolastiche e con gli insegnanti di sostegno coinvolti, hanno confermato quelle “buone” caratteristiche per cui erano stati evidenziati.

Quali sono alcune di queste caratteristiche?
Ogni prassi selezionata sarà accompagnata da un perché della scelta, dalla presentazione delle sue particolarità, integrate da quegli aspetti che ogni lettore potrà cogliere e scoprire, rapportandosi alla propria esperienza. Per fare alcuni esempi, nel “Tappeto volante” della scuola elementare “Ettore Ramires” di Aosta, il laboratorio teatrale, espressivo e narrativo, dove tutti gli alunni trovano uno spazio motivante e gratificante per crescere insieme, superando notevoli difficoltà di relazione, rappresenta l’idea forte che caratterizza tale progetto. Esso è stato scelto e presentato al 4° Convegno internazionale sulla Qualità dell’Integrazione scolastica svoltosi a Rimini nel novembre 2003.
Un buon raccordo del PEI con la programmazione di classe che tiene conto di tutti i bisogni degli alunni, la collaborazione con la psicologa e con le famiglie, sono gli elementi di qualità del progetto della scuola elementare del Quartiere Cogne di Aosta.
Nel PEI della scuola media di Valtournenche emerge con forte determinazione la volontà dell’insegnante di sostegno di ricercare ogni forma possibile di integrazione scolastica di un ragazzo in grave difficoltà, attraverso un’attenta lettura dei bisogni e delle aree potenziali, anche se residue, per la progettazione di esperienze significative. Nella progettazione della scuola elementare di “Plan Felinaz” nel Comune di Charvensod, emerge una forte collaborazione tra gli insegnanti, una corresponsabilizzazione e una condivisione delle scelte didattiche, nonché un buon coinvolgimento degli alunni della classe.
L’idea della bella storia invece è nata mentre, insieme ad una dirigente della scuola di base, stavo ricostruendo una buona prassi, che in realtà si è rivelata un processo ben più complesso. La bella storia infatti non è una mera e semplice pratica di integrazione, ma racconta un percorso significativo del Progetto di vita di un ragazzo disabile. Proprio per questa sua ricchezza sarà presentata a puntate, in modo che i diversi autori (operatori scolastici, operatori socio-sanitari, famiglie e ragazzi protagonisti) possano cogliere le particolari angolature e i vissuti più intensi dell’esperienza stessa.

Come realizzare la divulgazione delle buone prassi e delle belle storie?
Il progetto propone l’attivazione di un sistema di documentazione informatico attraverso la messa in rete delle esperienze, all’indirizzo www.scuole.vda.it nella sezione Ufficio Ispettivo Tecnico alla voce “Progetti e servizi” - “Qualità dell’integrazione scolastica degli alunni disabili” (Maria Plati).
Pensando a quanto affermato dall’Ispettore Raffaele Iosa, al Convegno di Rimini del novembre 2003, organizzato dalla casa Editrice Erickson, sarebbe interessante costruire una sorta di Centro di Documentazione, in questo caso virtuale, come luogo di scambio dove “il soggetto che va a cercare un documento lo può lasciare, dove per ogni cosa che chiede porta qualcosa, innescando così una struttura di rete in entrata e in uscita”.
La messa in rete di buone prassi di progettazione didattico-educativa e di modalità organizzative, dovrebbe favorire riflessione e confronto sulle esperienze e offrire modelli efficaci da adattare e trasportare nelle differenti realtà. Una sezione speciale sarà dedicata alle esperienze del Punto Orientamento Handicap (vedi Il punto orientamento "H" dell'articolo Una formazione impegnativa, ma stimolante), il servizio nato da poco presso l’Agenzia regionale del Lavoro che offre consulenza e supporto nell’elaborazione di progetti strutturati orientativi riguardanti i ragazzi disabili (Percorsi misti e Percorsi integrati).

Per “mettersi in rete” è possibile contattarmi presso l’Ufficio Ispettivo al numero 0165 548010;
e-mail: m.plati@regione.vda.it
Un ringraziamento particolare a tutti gli operatori già coinvolti e a quelli che vorranno collaborare con noi.


Maria Plati
Insegnante di scuola elementare con esperienza decennale come insegnante di sostegno.
Dal 2002 è distaccata all'Ufficio Ispettivo TecnicoBuone prassi
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