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Lo spazio, uno strumento di apprendimento

Spazi ed arredi sono elementi troppo spesso impliciti della programmazione; in realtà sono parte integrante del contesto educativo e contribuiscono a facilitare l’incontro di ogni bambino con le persone, gli oggetti e l’ambiente.

Gli orientamenti per la scuola dell’infanzia affermano che: “L’organizzazione degli spazi definisce la scuola come ambiente finalizzato e non artificioso. Lo spazio, infatti si carica di risonanze e connotazioni soggettive attraverso precisi punti di riferimento, rappresentati da persone, oggetti e situazioni che offrono al bambino il senso della continuità, della flessibilità e della coerenza. Non appaiono quindi opportune né una continua destrutturazione né la ripetizione di tipologie standardizzate: la scuola, infatti diviene educativamente vissuta quando spazi e arredi non vengono lasciati alla casualità e all’improvvisazione, ma sono predisposti al fine di facilitare l’incontro di ogni bambino con le persone, gli oggetti e l’ambiente.”

Uno spazio di vita e di cultura, dunque, nel quale ogni bambino possa trovare il suo posto e far proprie le regole di vita che arricchiscono la persona.
La possibilità di agire e di vivere il proprio piacere di fare, permette al bambino di acquisire e costruire cultura. L’allestimento dello spazio, o meglio, la qualità dei criteri con cui si allestisce lo spazio, deve tenere conto della ricerca dell’autonomia del bambino, della maturazione della sua identità, ma anche delle relazioni interpersonali che si realizzeranno, nonché della concentrazione individuale che in tale spazio educativo dovrà dispiegarsi.
Nel caso della nostra scuola, ove le sezioni sono miste per età solo da circa tre anni, è stato necessario un drastico cambiamento organizzativo proprio a cominciare dalle scelte di utilizzo degli spazi, per superare l’idea di sezione intesa come il solo luogo privilegiato dei processi di apprendimento e di sviluppo. Ciò ha comportato la revisione dell’organizzazione a cominciare dal nostro stile nel programmare. Mentre prima il tipo d’organizzazione implicava un’ideazione generale dei percorsi, tramite un’unità didattica, e trovava nella formulazione degli obiettivi un limite circoscritto alle sezioni, adesso la programmazione, pur essendo collegiale, è più sentita in quanto le insegnanti si sentono implicate in prima persona anche al di fuori della propria sezione.

Abbiamo quindi adeguato gli spazi al principio pedagogico dell’intersezione, intesa come luogo di esperienze diversificate e di incontro, luogo in cui fossero favorite innanzitutto forme di comunicazione tra bambini all’interno delle sezioni ed inoltre fra sezioni diverse, tenendo in considerazione anche il rispetto della dimensione temporale degli eventi per evitare l’adattamento passivo e l’accettazione acritica delle regole, in particolare quelle relative alle attività non propriamente di intersezione (la formulazione del calendario, la realizzazione dell’autoritratto, l’elaborazione delle esperienze vissute durante lo svolgimento delle attività...).
Queste ultime rimangono una prerogativa della classe per rafforzare nel bambino il suo senso di appartenenza al gruppo. Aspetto questo che favorisce lo sviluppo affettivo-relazionale in quanto rinforza nel bambino le immagini delle figure di riferimento: insegnanti e compagni di sezione.
In che misura gli spazi a nostra disposizione hanno contribuito a guidare le scelte organizzative? Situato nel mezzo di un’ampia area verde, l’edificio scolastico accoglie i bambini attraverso un atrio dove sono posizionati gli armadietti personali dei piccoli “utenti”, spazio che soddisfa anche il bisogno dei genitori di sapere che l’ambiente è soprattutto stimolante sul piano educativo. L’atrio, non è solo un luogo di accoglienza, ma anche di informazione: pannelli di presentazione delle attività per una comunicazione efficace e tempestiva alle famiglie, diventano così documentazione dei percorsi didattici attraverso fotografie, disegni e suggestioni. Le attività sono pertanto visibili all’adulto possono essere commentate dai bambini ai genitori.

Una porta “saloon”, come ironicamente la chiamiamo noi insegnanti, divide l’atrio da un amplissimo corridoio, sovrastato da una capriata, che lo rende luminosissimo. Qui sono posizionati arredi che favoriscono il gioco libero e soddisfano il bisogno di aggregazione dei bambini, cioè il ritrovarsi in uno spazio tutto loro in cui fare esplodere la voglia di giocare e di costruire relazioni. In questo spazio i bambini possono infatti scegliere autonomamente tra il mercato, il bricolage, la biblioteca, la conversazione, la manipolazione, la cucina, il computer (strumento ormai indispensabile affinché la scuola non perda autorevolezza nei confronti dei bambini “alfabetizzati” rispetto alle nuove tecnologie). Nel corridoio, lo spazio assume dunque una duplice valenza, affettiva-relazionale e cognitivo-percettiva, in quanto le insegnanti hanno allestito atelier specifici nei quali i bambini hanno potuto sperimentarsi nelle attività progettate:

  • l’angolo di lettura e di rilassamento per favorire la concentrazione individuale;
  • il laboratorio del piccolo falegname per favorire lo sviluppo della motricità fine;
  • giochi a tavolino e di società per cogliere le regole che li normano;
  • costruzioni sul tappeto per sviluppare la fantasia, il ragionamento logico e la motricità;
  • atelier di manipolazione, con utilizzo di farina bianca, gialla, plastilina, acqua per acquisire la consapevolezza della forma e della materia;
  • angolo del computer, dove si realizza un approccio ludico-creativo nei confronti delle nuove tecnologie;
  • atelier del mercato con utilizzo di frutta e verdura di plastica dove vengono svolte simulazioni di compravendita per incoraggiare le capacità di logica e di matematica;
  • atelier del ritaglio, del bricolage, del découpage per favorire l’espressività;
  • atelier di disegno, utilizzo di pennelli, pastelli, pennarelli, su fogli di dimensioni e forme diverse per favorire lo sviluppo della capacità creativa;
  • l’angolo della casetta: il regno dei giochi imitativi.

In questi spazi e con questo tipo di organizzazione la responsabilità delle insegnanti è totale e trasversale. Nella programmazione la flessibilità, sua componente intrinseca, non è lasciata al caso. L’apparente improvvisazione nell’attuazione dei percorsi didattici, richiede in realtà un’organizzazione delle attività molto articolata che adotti una metodologia coerente con la plasticità e il dinamismo dello sviluppo infantile.

Gli operatori esterni, vere e proprie risorse per l’arricchimento dell’offerta formativa, hanno collaborato alla riuscita di tutte le attività programmate anche attraverso la disponibilità nel considerare le quattro sezioni, lo spazio esterno ed interno, le aule, il materiale, le attività regolari di vita quotidiana, il clima, l’influenza, la varicella... come variabili da non sottovalutare nei processi di apprendimento. Nel considerare, infatti, queste variabili come imprescindibili, gli esperti hanno adeguato i loro interventi alle nostre richieste e ai bisogni dei bambini.
Certo è che in questi ultimi anni, la scuola dell’infanzia necessita di professionalità sempre più attente e specifiche da parte delle insegnanti ed è per questo che nella programmazione occorre tener presenti: lo spazio, il livello socio-culturale delle famiglie, le innovazioni (come ad esempio, l’introduzione della lingua inglese e dell’uso delle nuove tecnologie), le risorse presenti sul territorio, l’autonomia scolastica, il POF, l’aggiornamento, i rapporti con gli altri gradi di scuola. Ma soprattutto imparare ad accettare i rischi del mestiere: gli
imprevisti, che, richiedendo il ricorso quotidiano all’improvvisazione, arricchiscono la professionalità dei docenti di un’antica competenza, l’arte di arrangiarsi.

Pane Silvana
Insegnante alla scuola dell’infanzia Via Antica Vetreria, Istituzione scolastica Aosta 2.
Utilizzata nell’ambito del progetto “Rete di documentazione per la promozione della cultura tecnologica”.

 

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