link home page
link la revue
link les numéros
link web école
links

Le diverse facce della multiculturalità a scuola - Il caso dell’ISIP di Aosta

Il progetto “Allievi stranieri”, oltre a realizzare le condizioni per l’accoglienza e il sostegno dei giovani appena inseriti nel sistema scolastico italiano, propone l’integrazione culturale come suo elemento di forza.

UN PROGETTO ANDATO "OLTRE"

Per il secondo anno consecutivo l’Istituzione Scolastica di Istruzione Professionale di Aosta ha attivato il progetto “Allievi stranieri” grazie al contributo dell’Ufficio Ispettivo dell’Assessorato Regionale all’Istruzione e Cultura. Come negli anni passati, il progetto nasce dall’esigenza di promuovere iniziative in favore dei numerosi studenti stranieri iscritti presso l’istituzione scolastica e rendere il loro percorso all’interno della scuola (ma non solo) se non più facile almeno meno disseminato di ostacoli. Anche quest’anno gli ambiti privilegiati sono stati quelli dell’accoglienza e del sostegno nel corso dell’anno, soprattutto per quanto riguarda i corsi di rafforzamento linguistico (italiano e francese) e la presenza settimanale della mediatrice Juliene C. Ferreira a disposizione degli studenti. Il progetto, però, è andato oltre, cercando di fare dell’integrazione culturale un elemento di forza non solo all’interno della scuola ma anche al di fuori delle sue pareti. È nato così, nell’ambito dell’area professionalizzante della classe Va TSS, un progetto di animazione teatrale che vede coinvolti, grazie al supporto del mediatore interculturale Larbi Chikhi, un’intera classe e un gruppo di detenuti extracomunitari della Casa Circondariale di Brissogne: dal mese di novembre tutti i giovedì pomeriggio la classe si reca al carcere per preparare una rappresentazione finale lavorando in stretta collaborazione con i giovani detenuti. Come dire che, se Maometto non va alla montagna…
Chi meglio dei veri protagonisti (cioè gli stessi studenti) può testimoniare sui diversi aspetti della multiculturalità a scuola? Abbiamo lasciato loro un po’ di spazio per esprimere in diverse lingue (a scelta) la loro opinione sugli interventi scolastici destinati ai “ nuovi arrivi ”.
L’interculturalità a scuola può e deve avere più facce e non è solo il supporto scolastico a farla da protagonista, anche se è indubbia la necessità di fornire agli allievi stranieri (sempre in costante crescita presso la nostra Istituzione) ogni aiuto in nostro possesso per il migliore inserimento possibile nella società.
Il lavoro è complesso e pieno di ostacoli burocratici e culturali, ma forse, proprio per questo, più stimolante soprattutto quando poi, durante o alla fine di un corso di studi, si vedono allievi che raggiungono risultati più che soddisfacenti per loro e per le aspettative delle loro famiglie.

Melinda Forcellati
Coordinatrice del progetto “Allievi Stranieri”

Hola! Soy un estudiante del ISIP
Hola! Soy un estudiante del ISIP, estoy en Italia de 11 meses y soy Costarricence.
Quando llegué a Italia encontré muchos dificultades por el idioma, los amigos dejados en mi paìs, sobre todo por mi familia. Apenas llegué fui ala escuela de Aosta solamente para aprender el idioma (italiano), pero endespués viendo los buenos resultados que tuvé y con la ayuda de muchos personas logré pasar un año en tres meses y recuperar un año perdido en Costa Rica.
Este año (2003) es ya màs fàcil porque ya aprendì un poquito el italiano y tengo màs amigos que me ayudan y me motivan para seguir adelante todos los dias sin importar los obstaculos que pone la vida.
Esta escuela nueva es muy diferente y màs dificil por las materias que hay aquì como italiano, sobre todo el francés.
Si yo pudiera cambiar algunas cosas de Italia, cambiaria el idioma, el clima, pero no cambiaria por nada la muchachas lindisimas que hay en Italia.

Andrés Jorrioz
(Costa Rica) Classe 1B OMT

UN PUNTO DI RIFERIMENTO

Quest’anno il progetto “Allievi stranieri” dell’ISIP di Aosta prende l’avvio con sette presenze in più rispetto all'anno scolastico precedente, per un totale di 24 iscritti: nove provenienti dal Marocco, quattro dal Brasile, quattro dalla Repubblica Dominicana, uno dall’Albania, uno dalla Costa d'Avorio, uno dal Costa Rica, uno dalla Croazia, uno dall’Indonesia, uno dalla Nigeria, uno dalla Svizzera. Gli interventi di mediazione interculturale sono stati programmati per tutta una serie articolata di obiettivi:

  • dare continuità al lavoro già iniziato nell’anno scolastico 2001-2002 con obiettivi più a lungo termine e favorire il processo d'inserimento scolastico e sociale;
  • facilitare la comunicazione fra gli alunni della stessa comunità e non, fra alunni ed insegnanti, fra scuola e famiglia;
  • accompagnare e orientare gli alunni;
  • promuovere un lavoro comune fra scuola e servizi sociali;
  • collaborare con il lavoro linguistico svolto dagli insegnanti di lingua italiana e francese;
  • dare maggiore attenzione all'approfondimento della conoscenza degli alunni e delle loro motivazioni.

Nell’Istituto intervengono due mediatori interculturali, ognuno dei quali con compiti diversi.
Io, svolgo la mia attività con l’insieme degli alunni stranieri della scuola, ma non tutti i 24 hanno bisogno dell’intervento del mediatore o necessitano di un percorso di inserimento.
Ad esempio, intervengo quando un insegnante lo richiede, quando emergono problemi dal punto di vista pedagogico, quando sorgono alcune difficoltà di rapporto con gli altri, che possono essere stranieri oppure no… Rimango in contatto continuo con l’insegnante, ma il mio ruolo principale non è quello di intervenire in classe.
La mia non è neanche una mediazione linguistica; quando emergono difficoltà di questo tipo provvedono direttamente gli insegnanti curricolari. La mediazione effettuata alla scuola secondaria superiore è uguale a quella che può essere fatta nei gradi di scuola più bassi; le modalità sono diverse. Quando i ragazzi arrivano alle superiori, generalmente, hanno già frequentato la scuola italiana a diversi livelli.
In caso di bisogno, prendo contatto con la famiglia, favorisco il suo coinvolgimento; sono di supporto alle famiglie per risolvere questioni amministrative che riguardano l’alunno.
Gli interventi possono essere molto vari. Assieme al gruppo di progetto, coordinato dalla professoressa Melinda Forcellati, si decide il mio intervento e le sue modalità. Sono in contatto con gli insegnanti e con tutti gli operatori della scuola, dal dirigente, al personale di segreteria…
Ho partecipato ai primi consigli di classe nelle classi frequentate da ragazzi appena inseriti. Non prendo provvedimenti senza consultarmi con la coordinatrice del progetto; faccio proposte e le iniziative che prendo sono sempre condivise.
Il lavoro di mediazione interculturale ha potuto aiutare a rilevare che alcune problematiche esistenti riguardano delle difficoltà che vanno oltre il fatto di "essere straniero" e sono legate alle capacità individuali, al percorso formativo, al vissuto personale e alla situazione sociale. Diversi tipi di situazioni irrisolte nei precedenti anni scolastici sono emerse. In questi casi, la mediazione è stata svolta, non con gli interessati direttamente, ma con gli insegnanti di classe, le famiglie, coinvolgendo gli educatori e i servizi sociali.
Non si riesce sempre a risolvere i problemi ai quali siamo confrontati ma, come mediatrice interculturale, è gratificante la fiducia che mi dà la scuola nel lavorare con i ragazzi.
Finora è stata una grande soddisfazione vedere dei risultati positivi e dei progressi da parte di alcuni alunni che hanno avuto ottimi risultati scolastici e stanno percorrendo un buon sentiero nei vari contesti della loro vita in Valle d'Aosta. Alcuni alunni si sono ritirati all'inizio dell'anno scolastico per scelta personale alla ricerca di un nuovo percorso. Altri, già ben inseriti nel contesto socio-educativo, rappresentano una risorsa per questa Istituzione scolastica.
Il Progetto è diventato un "punto di riferimento" per questi alunni.

Juliene C. Ferreira
Mediatrice interculturale

CIAO! SONO SOUAD

Ciao! Sono Souad, una ragazza marocchina. Sono in Italia da quasi un anno e sette mesi, mi sono iscritta a questa scuola solo quest’anno nel mese di settembre. Prima è stato molto difficile: avevo tanta difficoltà; la lingua era la causa di tutto questo. Grazie a Dio e ai miei insegnanti, che mi hanno aiutato tanto con i corsi d’italiano e di francese e con delle lezioni fatte apposta per me che cominciavo proprio da zero, adesso tutto è già passato; ho meno difficoltà, e voglio continuare la scuola in buona maniera… Almeno spero!!!

Souad Jdia
(Marocco) Classe 1A OEAT

UN TRAVAIL DE LONGUE HALEINE

Les élèves de la classe de Ve de la section Techniciens des Services Sociaux reçoivent une formation professionnelle spécifique pour les services d’aide à la personne. Leur programme scolaire prévoit qu’ils accomplissent un certain nombre d’heures de stage auprès de structures présentes sur le territoire de la Région.
Arrivés à la dernière année de leur parcours scolaire, ils ont déjà eu l’occasion de connaître et de fréquenter différents services qui s’occupent d’enfants, de personnes âgées ou bien de personnes porteuses de handicaps.
L’idée d’un stage auprès de la Maison d’arrêt de Brissogne est née, chez les enseignants responsables de l’“ Area professionalizzante ”, dans le but de compléter le panorama des expériences de formation déjà effectuées.
Grâce à leur activité de bénévolat à la prison, deux enseignantes de la classe connaissent non seulement la réalité du milieu carcéral, mais aussi le dévouement des éducateurs qui y travaillent, ainsi que leur disponibilité.
Puisqu’il était prévu que les élèves travaillent sur le thème de l’immigration et qu’ils pouvaient compter sur le soutien du médiateur interculturel spécialisé dans les activités d’animation, les ingrédients étaient réunis pour mettre sur pied une expérience unique en Vallée d’Aoste, qui consiste en un projet de laboratoire théâtral mixte, entre les étudiants de la dernière année et les détenus maghrébins, à la Maison d’arrêt de Brissogne.
Dans quelques mois, les élèves vont entrer dans le monde du travail ; ils pourront avoir l’occasion de travailler avec des immigrés et ils seront ainsi confrontés à leurs problèmes.
En outre, le projet prévoit que l’activité du médiateur interculturel s’exerce aussi dans les classes où il n’y a pas d’élèves étrangers ; c’est pourquoi les enseignants de la classe ont fait appel à lui dans un groupe qui ne compte pas d’élèves primo-arrivants.
Le projet d’atelier théâtral avait comme objectif de faire connaître aux jeunes de l’école, pas seulement le détenu mais, à travers lui, la personne humaine, avec ses défauts et ses qualités, son expérience de vie, ses aspirations et ses rêves.
Un travail de longue haleine a été mis sur pied, où la patience est un facteur déterminant vu que, dans cette interaction, il n’est pas souhaitable de forcer les choses. L’activité a commencé au mois de novembre 2002 et les rencontres à la Maison d’arrêt se termineront au mois de mai 2003 par une petite représentation théâtrale.
Une fois par semaine et pendant deux heures, les quinze élèves de la classe se rendent donc à la prison, le jeudi après-midi, dans le cadre des heures de professionnalisation ; ils sont accompagnés par le médiateur interculturel.
Au départ, il a fallu faire comprendre à la classe les règles de la prison que tous, détenus et non détenus, doivent respecter. La difficulté majeure, pour quelques-uns, était de dépasser les préjugés ; certains avaient des difficultés à considérer les détenus autrement que comme des délinquants.
Lors des premières visites à la Maison d’arrêt, les élèves n’étaient pas à l’aise : le lieu et la rencontre avec les détenus intimidaient la plupart. Alors, des activités ludiques ont été prévues pour briser la glace. Puis les jeunes, aussi bien les élèves de l’ISIP que les détenus, se sont laissé prendre au jeu : on était là pour monter un petit spectacle, tous ensemble ; et rapidement le climat est devenu convivial.
La salle où se déroule l’activité est plutôt exiguë ; elle est trop petite pour permettre à tout le groupe théâtral d’évoluer en même temps ; ce n’est évidemment pas l’endroit idéal.
Mais, une des spécificités du théâtre est qu’il requiert l’attention à l’autre et une interaction avec lui. L’important est de comprendre que l’on a devant soi un être humain, avec ses erreurs, ses valeurs, son expérience de vie.
Au début, il fallait choisir le sujet de la saynète. Très vite, on s’est rendu compte que le thème de l’immigration faisait l’unanimité. Il s’agissait de jouer le rôle d’un jeune immigré. Grande était la curiosité de mesurer l’écart existant entre la façon de penser de l’immigré et celle du lycéen italien.

HI! MY NAME IS VICTOR
Hi ! My name is Victor. I go to the ISIP. I’M from the Dominican Republic. I came here eleven months ago. At first
it was hard to get use to a new place, new friends, and new traditions you could say it’s a new life. I miss all my
family and friends that I left in my country but here I have something I that’s more important than everything and everybody I left. I would like to return to my country to do stuff that I can’t do here for example go to the beach every weekend, play basketball or soccer during January and thing you can not do here cause at that time is snowing here. Here you could do thing that you can not do in my country for example play with the snow, make snowman, and go skiing, etc. I can’t do everything I use to do in my country here or the thing I could do here in my country they both have they’re advantage. Here it’s very nice and peaceful and in my country I could party a lot.

Victor Selias
(Repubblica Dominicana) Classe 1B OMT

Une trame a été élaborée, avec un choix de situations aptes à permettre aux jeunes d’interagir entre eux. L’histoire de deux personnages a été inventée : deux immigrés, dont les rôles sont joués, tour à tour, par tous les acteurs.
Les jeunes ont élaboré des répliques sur ce qui pouvait émerger du passé de ces deux étrangers nés de leur imagination. Ils ont évoqué ce que pouvaient être leurs souvenirs du pays d’origine, leur vie quotidienne… Tous se sont questionnés ; ils ont réfléchi sur les raisons du départ, sur la notion de liberté, entre fiction et réalité…
Quand la saynète a pris forme, tout ne s’est pas passé comme sur des roulettes. Il y a eu quelques petites manifestations de mauvaise humeur quand il a fallu apprendre les textes par cœur ; sans doute à cause du manque de confiance en soi de la part de quelques-uns qui craignaient de ne pas réussir à jouer leur rôle. Puis, les jeunes se sont aidés mutuellement pour travailler et mémoriser les répliques de chacun.
Pour cette activité, d’un type particulier, le rôle de l’école est d’autant plus important qu’elle est un lieu d’éducation et de formation et qu’elle ne doit pas rester insensible à ce qui se passe à l’extérieur.
Dans cette période difficile que nous vivons, en ce moment où le monde est secoué par la guerre en Irak et par des tensions dues à la méfiance vis-à-vis d’autres cultures et d’autres religions, où il est inutile de rappeler que les véritables enjeux sont d’ordre économique, même si certains médias essaient d’alimenter la xénophobie et d’accentuer les différences, toutes les actions que nous pouvons mener pour favoriser une meilleure compréhension entre les peuples et une meilleure acceptation de la différence doivent permettre aux jeunes, dont nous avons la charge, de se construire une opinion, la plus lointaine possible de toute manipulation.
Pour conclure, l’interculturalité et le respect mutuel, pour passer du stade de notion théorique à celui d’une pratique quotidienne, ont encore beaucoup de chemin à faire.

Larbi Chikhi
Médiateur interculturel

BONJOUR ! JE VIENS DU MAROC
L’intégration des enfants d’immigrés devrait, en principe, être assurée dès l’entrée à l’école. Malheureusement, il n’en va pas toujours ainsi, car l’école ne tient pas forcément compte des exigences spécifiques d’élèves étrangers, handicapés par leur méconnaissance de la langue et confrontés à une culture qui n’est pas celle de leurs parents. En Italie ce problème n’est pas encore pris en considération de manière efficace.
Après cette introduction je me présente : je suis Sara Mahboub, je suis marocaine, j’ai presque 17 ans et je vis avec mon père. J’ai étudié pendant neuf ans au Maroc et puis je suis venue en Italie pour continuer mes études malgré ma méconnaissance de la langue italienne. Il faut reconnaître qu’on donne toujours de l’aide aux enfants immigrés.
Toutefois, quand on arrive dans une école “ étrangère ”
il est un peu difficile d’établir des contacts avec les amis de classe à cause de la langue, des cultures et des habitudes différentes. Je suis sûre que cela se réalisera particulièrement avec les professeurs et les étudiants de l’ISIP ; c’est le lycée où je fréquente la deuxième année suivant l’option “ économie et tourisme ”. En effet, c’est une école qui offre plusieurs possibilités pour les étrangers de n’importe quel pays : l’école a organisé des cours de langue italienne et de langue française, à savoir les langues officielles de la région. Enfin, c’est tout ce que je peux exprimer en ce qui concerne mon expérience.

Sara Mahboub
(Marocco) Classe 2B OEAT

 

couriel