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Allargare il nostro mondo per comprendere gli altri

Nell’ottobre 2000, con la 3a fase del “Progetto Cavanh”, nelle classi della Valle d’Aosta, si sperimenta la figura del mediatore culturale. L’insegnante ricorda per noi gli inizi di questa nuova esperienza, le speranze, le gioie, le difficoltà, ribadendo che l’inserimento di un alunno straniero è sempre un’opportunità, una risorsa per tutti.

RACCONTIAMO IL MONDO
Anno scolastico:
2000/2001
Durata:
da settembre a giugno, di cui 3 mesi con la mediatrice Khadija El Amrani
Istituzione Scolastica:
"Aosta 1"
Classe:
1a media
Alunni coinvolti:
19
Insegnante:
Danila Norbiato (italiano, storia e geografìa)
Collaboratrice:
Khadija El Amrani (mediatrice interculturale)
Progetto interculturale:
Raccontiamo il Mondo
Produzione:
un piccolo libro-racconto dell'esperienza e delle emozioni messe in gioco

Settembre 2000. Primo giorno di scuola. Tra i miei nuovi alunni di prima media c’è un ragazzino molto timido, con gli occhi scuri pieni di curiosità e di timore. È H., arrivato da poco da Taza, città del Marocco. Lui non lo sa ancora, ma anch’io, come lui, sono piena di curiosità.
Dopo tanti corsi di aggiornamento sull’educazione interculturale, eccomi qui, faccia a faccia con un alunno straniero! Che cosa fare perché la sua presenza in classe sia una risorsa per noi tutti? E, nello stesso tempo, come possiamo essere una risorsa per lui?
Il momento dell’accoglienza diventa perciò, per alunni e insegnanti, la ricerca di un territorio comune su cui incontrarci. Nel nostro caso è la lingua francese che H. capisce e utilizza quando parla. Intanto cerco di costruire un percorso didattico che tenga conto del contesto plurilingue e multiculturale nel quale la lingua italiana sia uno strumento di integrazione.
Ritengo che due aspetti siano prioritari:
- l’apprendimento dell’italiano attraverso l’oralità, la narrazione e l’ascolto avranno pertanto un ruolo centrale nella mia pratica didattica;
- la “prise en compte” (la considerazione e valorizzazione) della storia di H., la ricchezza linguistico-culturale di questo alunno diventerà un’occasione di stimolo e di arricchimento per tutti noi.
Mi rendo subito conto di quanto sia difficile l’inserimento di un alunno straniero in classe.
Da un lato, ci sono, infatti, i tempi e i ritmi veloci della scuola, le tante materie, le mille richieste agli alunni, dall’altro il bisogno di H. di imparare con calma, di uscire dal senso di solitudine con cui è arrivato per inserirsi, piano piano, nel nuovo ambiente.
Per farvi capire le difficoltà iniziali di integrazione e di socializzazione di H., il racconto di un episodio che è, secondo me, particolarmente significativo: il momento dell’intervallo.
H. resta solo, appoggiato alla porta dell’aula, intimorito dalle urla e dal movimento che lo circonda e che non lo riguarda. Solo un compagno, colpito dal suo disagio, ogni tanto si mette vicino a lui. È l’inizio di un’amicizia.
Nell’ottobre 2000, proprio durante la fase di progettazione del lavoro, arriva nella scuola una circolare in cui si annuncia la terza fase del “Progetto Cavanh” (coordinata dal Centro Comunale Immigrati Extracomunitari del Comune di Aosta). Esso prevede: “la creazione della nuova figura professionale del mediatore/mediatrice interculturale inteso come operatore sociale, facilitatore della comunicazione, punto di riferimento tra famiglia, servizi e istituzioni. Il mediatore interculturale, immigrato con competenze socio-educative, una buona conoscenza della lingua e della cultura italiane, può rivelarsi un’utile risorsa per l’integrazione tra gli alunni, le loro famiglie e la scuola”. La sperimentazione del mediatore interculturale in classe è un’occasione da non perdere; penso, e in accordo con le maestre di quinta elementare, classe in cui è presente il fratello di H., chiedo l’intervento di un mediatore marocchino.

LA PROGRAMMAZIONE DEL PROGETTO

Il nostro mediatore è stata Khadija El Amrani, giovane mamma in attesa, con un’esperienza di bibliotecaria per ragazzi a Tangeri. Il “Progetto Cavanh” prevedeva 30 ore di insegnamento individualizzato per bambino, più tre ore di programmazione iniziale e una valutazione finale. Durante la progettazione comune con la scuola elementare abbiamo ricordato come la presenza in classe del mediatore stimoli il confronto tra lingua madre e lingua italiana, con la costruzione di glossari bilingui/trilingui, e favorisca la conoscenza di elementi della cultura originaria dei bambini, attraverso la narrazione e la messa in situazione, come la pittura delle mani con l’henné o la cucina o i giochi con l’utilizzo della lingua araba.
Programmare con Khadija poi ha voluto dire ascoltare innanzitutto le nostre rispettive voci, fare incontrare i nostri sguardi, accogliere le idee dell’una e dell’altra, scoprire che è bello essere diverse, ma anche tanto simili. Programmando abbiamo, in qualche modo, anticipato il “lavorare insieme” dei nostri alunni, abbiamo incontrato come loro difficoltà e sorprese.
Ci siamo poste l’obiettivo di elaborare un progetto che partisse dai bisogni di H. e del gruppo classe. Se per lui il problema era il senso di solitudine e il ritrovarsi “catapultato” in un ambiente linguistico-culturale sconosciuto, per gli altri la difficoltà era superare il senso di estraneità nei suoi confronti. Il progetto costruito insieme a Khadija voleva perciò esplicitare la volontà di inserimento di H. e la capacità di accoglienza del gruppo. Un esempio significativo in questo senso è stato quello che abbiamo chiamato il giorno dell’henné. H. aiutando Khadija nella preparazione dell’henné, spiegandone la funzione, disegnando sulle mani è diventato infatti protagonista dell’esperienza che stavamo facendo in classe.
Insomma, le cose che lui sapeva fare lo hanno reso interessante agli occhi dei compagni e, nello stesso tempo, lo hanno aiutato ad utilizzare e a far conoscere elementi salienti della sua cultura. Gli aspetti della cultura d’origine, non tralasciati ma valorizzati, che abbiamo inserito nel progetto erano, secondo noi, quelli più utili all’inserimento di H. nel gruppo e all’apprendimento della lingua italiana. Si sono dimostrati particolarmente efficaci: H., alla fine del primo quadrimestre, ha imparato l’italiano con piacere perché sapeva che a scuola non avrebbe dimenticato l’arabo.

A SCUOLA STO BENE MA...
Mi chiamo H. ho 12 anni sono cresciuto in Marocco. Ho frequentato nel mio paese la scuola fino alla seconda elementare.
Prima mia madre era da sola ad Aosta, è venuta in Italia per lavorare e così siamo rimasti io e mio fratello con nonna. Quando mia madre ha fatto i documenti per noi due, abbiamo lasciato il Marocco e siamo venuti a vivere con lei.
Il giorno del viaggio sono stato molto contento di vedere un’altra parte del mondo.
Quando sono arrivato ho trovato tutto diverso dal mio paese. I primi giorni sono stati meravigliosi perché ho scoperto tante cose diverse, ma pian piano ho incominciato a sentire la nostalgia del mio paese. Mi manca tanto il mio paese e il quartiere dove sono cresciuto con i miei amici con cui giocavo a calcio. Mi manca anche la famiglia e i compagni con cui ho passato 5 anni, pieni di bei ricordi.
Il primo giorno della scuola era molto pesante per me, perché da una parte non sapevo niente della lingua italiana e dall’altra parte, la maestra e i compagni di classe erano nuovi per me.
Allora ho avuto come primo amico Luca (e poi Daniele) e era molto gentile con me e non dimentico mai quello che ha fatto con me la maestra di italiano (Danila): mi ha aiutato tanto per migliorare il mio livello linguistico e anche per attenuare la mia nostalgia.
Adesso, nella scuola mi sento bene, ma la mia nostalgia mi accompagna sempre, ma soprattutto mi manca il mio paese e i miei amici. Allora per ridurre questa lontananza di miei amici, ho incominciato a mandare delle lettere dove racconto della mia vita ad Aosta e tutte le cose diverse.
Per me, la diversità era prima una cosa pesante e difficile da sopportare, ma piano piano sono convinto che possiamo accettare la diversità e trovare i giusti modi per vivere insieme.

UN PROGETTO CENTRATO SULLA NARRAZIONE

Il nostro progetto “Raccontiamo il mondo” è stato centrato sulla narrazione perché le storie sono fonte di apprendimento, di scoperta, di emozione e ci aiutano ad entrare in contatto con gli altri, allargano cioè il nostro mondo.
Gli obiettivi erano i seguenti:
• valorizzare la cultura d’origine dell’alunno straniero (perciò il viaggio inizia dal Marocco);
• allargare gli orizzonti culturali di tutti gli alunni;
• recuperare e potenziare il piacere dell’ascolto;
• arricchire l’espressione orale;
• utilizzare diverse forme espressive (voce - segno - corpo).
Per gli interventi in classe di Khadija abbiamo utilizzato 24 ore; le restanti sono state dedicate ad accompagnare H. e suo fratello nello studio personale e nella scoperta delle risorse presenti sul territorio, come la biblioteca.
Tutte le attività di ascolto-narrazione si sono svolte in uno spazio libero, seduti a terra su cuscini e tappeti, in un clima sereno, senza costrizioni, perché anche il luogo fisico deve facilitare l’incontro e la comunicazione.
Alla fine del progetto, la classe ha voluto produrre qualcosa che permettesse di raccontare agli altri l’esperienza vissuta. Il risultato è stato un piccolo libro, in cui è raccolto e rielaborato il materiale sul Marocco: fiabe e poesie, ma anche disegni, informazioni sulle feste, sui cibi, sulla musica, sui giochi e la lingua...
Il libro parla soprattutto di noi. Racconta la storia del nostro anno scolastico e il percorso che abbiamo compiuto insieme.

GLI APPUNTAMENTI CON KHADIJA
• 22 dicembre. Primo incontro con Khadija: presenta il Marocco con una carta geografica. Parla della città da cui proviene, del mare... Dal libro Un libro lungo un mondo, Giunti Editore; presento un suk di una città marocchina.
• 12 gennaio. Costruzione del glossario trilingue (arabo/ francese/italiano) Ascolto della storia: Il pesciolino rosso e lo zoccoletto d’oro. Lettura a due voci, la mia e Khadija, e in due lingue.
• 18 gennaio. El henné: attività pratica preparata da Khadija e da H. per i compagni.
• 23 gennaio. Gli abiti / il matrimonio / il video di Khadija.
• 1 febbraio. Il racconto arabo: Giuha il saggio. Testo bilingue (italiano-arabo); lettura di Khadija e di H.
• 2 febbraio. La poesia del Marocco: Tahar Ben Jelloun. Testo bilingue (francese-arabo); lettura di Khadija e di H.
• 5 febbraio. Il cibo / le feste / le ricette tradizionali. Assaggio: il pane fatto da Khadija.
• 7 febbraio. L’alfabeto arabo; la pronuncia; il confronto con l’italiano. Giochi di scrittura.
• 8 febbraio. La lingua araba nell’italiano; giochi di lettura e di scrittura.
• 12 febbraio. I paesi del Mediterraneo: geografia.
• 22 febbraio. Scelta dei materiali da inserire nel libro delle attività.
• 9 - 14 marzo. Lavoro a gruppi: preparazione del libro.

Dal Journal de bord della classe

Nei mesi di aprile e maggio il progetto è continuato senza la presenza in classe di Khadija; oltre alle ore dedicate alla preparazione del libro (circa 7), abbiamo continuato il viaggio alternando l’ascolto alla narrazione e portato, in piccoli gruppi, dei racconti alla scuola dell’infanzia. Poi l’8 giugno, la festa conclusiva con Khadija e la presentazione del libro sul Marocco alla scuola elementare. Adesso H. frequenta la terza media, ama scrivere, scrivere in italiano e ha una buona padronanza della lingua. Continua a studiare l’arabo, gioca a calcio e, come molti ragazzi della sua età, lo preferisce alla scuola!

Danila Norbiato
Insegnante di italiano, storia e geografia alla scuola media dell’Istituzione Scolastica Aosta 1.
Dal 2001 è incaricata di Funzione Obiettivo per la continuità tra la scuola dell’infanzia, la scuola elementare e la scuola media.

 

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