I SISTEMI NATURALI
Un rinnovato interesse per il legno a scopi energetici può costituire un incentivo importante per la ripresa delle attività selvicolturali.
LA FILIERA BOSCO-ENERGIA
di Edi Pasquettaz
Operazione di abbattimento di un abete rosso.Da alcuni anni, in ambito energetico, vi è un impegno nella ricerca di fonti alternative ai combustibili fossili. Tale impegno è recepito anche dalle normative comunitarie. L'interessse è rivolto in particolare verso il recupero dei residui delle utilizzazioni forestali tradizionali, sia verso "biomasse" forestali provenienti da coltivazioni ad hoc (le cosiddette short rotation forestry) o da residui legnosi che dovrebbero essere eliminati come rifiuti.
L'utilizzo a scopi energetici delle biomasse forestali non è semplice e vanno pertanto esaminati diversi fattori al fine di verificare se è possibile produrre energia in modo efficiente e a costi accettabili.
Il principale elemento di valutazione per l'utilizzazione del legno a scopi energetici è la disponibilità della risorsa che implica considerazioni di ordine tecnico, economico ed ambientale.
In questo articolo si esaminano perciò le disponibilità di biomassa forestale con particolare attenzione per i volumi utilizzabili a scopo energetico.

Superficie boscata e produzioni forestali
In Valle d'Aosta la valutazione delle superfici e delle produzioni forestali è facilitata dalle stime dei rilievi inventariali, iniziati negli anni '60 nella proprietà pubblica ed estesi negli anni '90 alla proprietà forestale privata.
Fondamentale per la conoscenza e la gestione razionale dei boschi è stata la predisposizione dei piani di assestamento dei beni silvo-pastorali (piani economici nella dizione del R.D 30.12.1923, n. 3267) di proprietà di Comuni e consorterie.
L'obiettivo principale dei piani è il miglioramento e la perpetuazione delle foreste attraverso l'applicazione di tecniche selvicolturali finalizzate alla stabilità dei popolamenti, equilibrata composizione, buona capacità rigenerativa e produttività costante, seguendo modelli colturali improntati all'evoluzione naturale.
Nell'ultimo mezzo secolo tutte le proprietà pubbliche, che rappresentano circa il 43% della superficie totale delle aree boscate, sono state sottoposte ad inventari puntuali, peraltro ripetuti ogni dieci anni, che hanno favorito la conoscenza dei popolamenti forestali e la sua evoluzione in seguito agli interventi selvicolturali applicati.
Il dato ufficiale della superficie boscata regionale, riferito all'ultimo inventario del 1994 è di 86.550 ha. E' attualmente in corso l'inventario forestale nazionale che potrà fornire a breve un dato più aggiornato e sicuramente in aumento rispetto a quello sopra indicato, vista l'ulteriore evoluzione delle superfici forestali nell'ultimo decennio.
Il dato di 86.550 ha può sembrare modesto se confrontato con quello di altre Regioni; in realtà il territorio della Valle d'Aosta, caratterizzato da una altitudine media superiore a 2.000 m di quota, da una notevole estensione degli improduttivi (rocce, macereti, ghiacciai), ha una superficie disponibile per le foreste molto ridotta.
L'indice di boscosità della nostra Regione è in effetti elevato, ossia del 26,5%.
La superficie forestale privata, pari a 49.400 ha, occupa il 57% della superficie forestale complessiva.
Il potenziale produttivo dei boschi valdostani, in particolare di quelli pubblici, è determinato con notevole precisione grazie agli inventari forestali effettuati dall'Amministrazione regionale a partire dall'anno 1993; per la proprietà privata si dispone invece di valutazioni effettuate con aree di saggio sull'intero territorio regionale nel 1994 dall'IPLA, in collaborazione con i Servizi forestali.
La superficie totale presa in considerazione dall'IPLA è di 61.800 ha, ma gli interventi colturali e perciò i prelievi sono stati previsti solamente su una superficie di 20.425 ha, ossia quella corrispondente alle zone in cui la viabilità è sufficientemente sviluppata da rendere conveniente, da un punto di vista economico, l'utilizzazione forestale.
La provvigione media, ossia il volume di legname riferito all'ettaro nelle aree esaminate, è di 172 m3, l'incremento percentuale (tasso di crescita del capitale bosco) è pari a 1,53%, il tasso di utilizzazione (ossia la % del volume legnoso da asportare) è di 0,85%. Si deduce pertanto che vi è un risparmio pari allo 0,68% del volume legnoso prodotto, che va ad aumentare il capitale fruttante legno.
Si prevede che nel corso di 20 anni di proiezione della stima il volume dei popolamenti forestali considerati passi dagli attuali 172 m3/ha a 195 m3/ha con un netto miglioramento da un punto di vista quantitativo. L'applicazione di tecniche selvicolturali, improntate ai principi della selvicoltura prossima alla natura, produrrà nel contempo effetti positivi da un punto di vista qualitativo.
La Tabella 1 riporta i dati dei prelievi annuali possibili, con proiezione ventennale, suddivisi per tipo di proprietà e per territorio.
Prendendo in considerazione tutta la superficie inventariata si ottiene una provvigione media ad ettaro di 160 m3. Ciò significa che sul totale della superficie dei boschi valdostani (86.550 ha) si può stimare un capitale legnoso prossimo a 13.000.000 di m3 e un incremento corrente totale, cioè un volume di legname prodotto annualmente, di circa 200.000 m3.
Cippatrice.Dal confronto con i dati della tabella 1 si può notare che vi è un prelievo ben inferiore alla produzione annuale, sia per le oggettive difficoltà di prelievo delle biomasse nelle zone non servite da viabilità, che per la necessità di risparmiare parte della crescita per la normalizzazione provvigionale dei nostri boschi.
Va precisato che i prelievi dei suddetti volumi sono finalizzati ad usi diversi e in primo luogo alla trasformazione in segheria.
Dall'esperienza maturata in vari decenni di attività selvicolturale si può ritenere che il legname da opera rappresenti il 30% dei prelievi e che il restante 70% possa attualmente essere utilizzato a fini energetici. È ovvio che in futuro, in seguito all'applicazione costante delle tecniche selvicolturali, le proporzioni degli assortimenti da opera aumenteranno e viceversa diminuiranno quelli di minor valore.
Si presume perciò che dei prelievi annui previsti (33.698 m3) solo 23.500 m3 siano ad oggi realmente disponibili per fini di produzione energetica.
Nella realtà valdostana i volumi di biomassa più consistenti utilizzati ai fini energetici derivano attualmente dagli scarti di lavorazione delle segherie e parzialmente da legname allestito durante le lavorazioni in bosco. Si auspica che in futuro tale tendenza si inverta favorendo un maggiore utilizzo di legname forestale.
A scopo informativo si riportano nella Tabella 2 i dati sulla destinazione degli scarti di lavorazione delle segherie (indagine eseguita dai Servizi forestali in collaborazione con il Dipartimento di Agronomia e Ingegneria agraria dell'Università di Torino-anno 1999).
Si rileva pertanto che solo il 20% dello scarto di lavorazione delle aziende di trasformazione del legname viene destinato ad usi energetici.
Gli altri tipi di biomassa quali residui agricoli, scarti dell'industria agro-alimentare e colture energetiche ligno-cellulosiche, pur interessanti ai fini energetici, non vengono esaminate in questa fase in quanto di importanza decisamente minore rispetto al legname ricavabile dalla coltura dei popolamenti forestali.

Il teleriscaldamento a biomasse forestali
In Valle d'Aosta sono funzionanti due centrali a cippato realizzate con gli incentivi previsti dalla legge regionale 15 gennaio 1997, n. 1.
Si tratta delle centrali realizzate rispettivamente nel Comune di Morgex dalla Società a partecipazione comunale "Le Brasier" e nel Comune di Pollein, presso l'Autoporto regionale, dalla "Società Energetica Aostana".
Con tali impianti sono stati ottenuti importanti risultati quali minori costi dell'energia rispetto all'uso di prodotti fossili, minore inquinamento rispetto agli impianti tradizionali, migliore utilizzo dei prodotti legnosi di scarto, promozione delle attività selvicolturali per l'utilizzo della risorsa legno, eliminazione di energie grigie.
Entrambi gli impianti sono funzionanti da più stagioni per cui sono disponibili dati precisi sulle problematiche gestionali e sui costi.
Al fine di consentire un confronto fra le produzioni di biomassa forestale e le esigenze per la produzione di energia termica, si indicano di seguito i consumi delle due centrali di teleriscaldamento attualmente funzionanti: la centrale di Morgex consuma annualmente 18.000 m3 di cippato, pari ad un peso di 5.000 t e ad un volume di 6.000 m3 di legname, mentre la centrale di Pollein consuma annualmente 5.200 m3 di cippato, pari ad un peso di 1.400 t e ad un volume di 1.700 m3 di legname.
Gli impianti di teleriscaldamento in Valle d'Aosta consumano complessivamente 7.700 m3 di legname ossia il 33% del volume prelevabile dai nostri boschi.

Conclusioni
Dai dati elencati emerge innanzitutto che la disponibilità di biomassa forestale è superiore all'utilizzo effettivo e che esiste pertanto la possibilità di creare nuove centrali di teleriscaldamento. Esistono tuttavia fattori limitanti allo sviluppo della filiera bosco-legno-energia, fra cui gli elevati costi di raccolta, esbosco e trasporto in rapporto al basso valore economico del prodotto, nonché la eccessiva frammentazione della proprietà privata.
Il rinato interesse negli anni recenti per la materia legno ai fini energetici fa ben sperare nella ripresa delle attività selvicolturali, soprattutto in ambito privato, necessarie per un sostanziale miglioramento delle foreste che svolgono oggi più che mai una funzione di difesa del suolo e di salvaguardia del territorio.
   
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