Grand Paradis
Da alcuni anni la Soprintendenza per i beni e le attività culturali ha avviato un progetto di restauro con la volontà di riconvertire la dimora storica in museo, privilegiando gli aspetti della conservazione della sua specificità architettonica e della riconoscibilità della sua identità.
IL CASTELLO DI AYMAVILLES
di NATHALIE DUFOUR
Il Castello di Aymavilles ed il suo parco.Il Castello di Aymavilles si presenta oggi alla vista come un massiccio edificio caratterizzato da quattro torri a pianta circolare, collocate agli angoli di un corpo centrale a pianta quadrata.
Il primitivo castello, costituito solo da un mastio centrale, il torrione o donjon con funzione difensiva, è attestato nei documenti già all’inizio del XIII secolo ed era stato realizzato per mano dei Signori De Aimavilla, i quali rimasero a lungo nella valle anche dopo l’arrivo dei Conti di Savoia. All’epoca di Amedée de Challant, venuto in possesso del feudo e del castello nel 1354, il castello, arricchito delle quattro torri angolari e di una doppia cinta, appare una struttura complessa dalle molteplici funzioni: abitazione signorile e nello stesso tempo fortezza difensiva, luogo di rappresentanza e gestione dei possedimenti. Alla fine del XV secolo viene costruito l’ultimo piano, le torri sono sopraelevate e nella parte superiore della struttura si inseriscono beccatelli, caditoie e merli. Tra il 1713 ed il 1728 Joseph-Félix de Challant interviene sulla struttura del Castello con un’imponente campagna di lavori che trasformano notevolmente sia gli spazi interni che esterni con la costruzione delle logge, che uniscono le torri angolari, decorate da eleganti elementi e stucco. La creazione del parco e dei terrazzamenti, della scalinata a due rampe sul fronte Sud, della fontana e del ripido viale d’accesso meridionale contribuiscono a dare al castello l’aspetto di una moderna dimora signorile immersa nel verde, facendo perdere completamente quello della fortezza difensiva medievale. Nel corso dei secoli XIX e XX, in seguito ai diversi passaggi di proprietà successivi all’estinzione dei Challant, il castello subisce numerosi rimaneggiamenti interni legati al suo utilizzo come dimora estiva da parte dei proprietari. Nel 1970 il castello entra a far parte del patrimonio della Regione Autonoma Valle d’Aosta. Da alcuni anni la Soprintendenza per i beni e le attività culturali ha avviato un progetto di restauro con la volontà di riconvertire la dimora storica in museo, privilegiando necessariamente gli aspetti della conservazione della sua specificità architettonica e tipologia e della riconoscibilità della sua identità. La filosofia concettuale parte dal presupposto di soddisfare le esigenze di tutela del manufatto con quelle del suo riutilizzo in funzione museale, in un’ottica di mediazione coerente fra conservazione e valorizzazione del bene. Ad Aymavilles, l’azione di riqualificazione del castello è strettamente legata al progetto di valorizzazione dell’intero sito: l’edificio si trova al centro di un vasto contesto verdeggiante e costituisce un elemento di immediata percezione visiva perfettamente integrata nel territorio circostante.
Fotoraddrizzamenti della facciata Sud: ante restauro.Il vasto parco a terrazzamenti che circonda la dimora comprende al suo interno due corpi di fabbrica di epoche diverse, la grandze e le scuderie, oggetto di un importante intervento di recupero e destinati a ospitare i servizi museali e a strutture di ricezione. La nuova destinazione del castello è stata individuata dopo un attento lavoro di ricerca storica e archivistica e dopo aver valutato la consistenza degli arredi ancora presenti: il gruppo di lavoro ha stabilito di esporre nelle sale una raccolta privata di grande rilevanza per la storia valdostana, la collezione dell’Academie de Saint Anselme. Tale raccolta, formatasi a partire dal 1855, è risultata attinente a rappresentare l’identità assunta dall’edificio nel XIX secolo, quando al suo interno trovava sede una ricca collezione d’arte antica e moderna (dipinti, monete, medaglie) appartenente a Vittorio Cacherano Osasco della Rocca-Challant, ultimo erede diretto della nobile famiglia valdostana. Le linee guida del riallestimento prevedono quindi di restituire in alcuni ambienti l’aspetto di dimora abitata legata agli ultimi proprietari e di integrare i rimanenti spazi inserendo la collezione, creando una sezione del museo in cui sia possibile conoscere la storia del castello evidenziando le diverse fasi architettoniche e decorative.
Fotoraddrizzamenti della facciata Sud: ante restauro.Collateralmente è stato predisposto un processo di indagini finalizzate alla conoscenza dell'edificio, presupposto fondamentale per l’attuazione di un progetto di conservazione del patrimonio costruito, contemporaneamente all’esecuzione di una serie di lavorazioni urgenti per la salvaguardia di alcuni aspetti del monumento. In una prima fase di lavori conservativi si è proceduto al consolidamento degli intonaci delle facciate, sia medievali che settecenteschi, con due tecniche distinte a seconda della gravità del distacco. Sono state utilizzate malte di calce per riempire i vuoti esistenti dietro la pellicola esterna e ristabilire il contatto con la muratura sottostante ed in un secondo momento l’inserimento di micro e macro chiodature in acciaio ha permesso di fissare l’intonaco e, in pochi casi, di farlo aggrappare più in profondità nei punti di contatto tra le torri medievali e la finitura settecentesca. Contemporaneamente si è proceduto al consolidamento statico dell’arco zoppo a Est realizzando un ancoraggio con fasce in vetroresina e sono state pulite e trattate le superfici lapidee delle balaustre in bardiglio e delle mensole di sostegno dei merli delle torri. A seguire un secondo importante intervento, concluso nel dicembre del 2004, si è concentrato sul restauro della pellicola superficiale di finitura ed in particolare sull’aspetto degli intonaci sia medievali che settecenteschi, degli stucchi, del materiale lapideo e dei serramenti. Le torri, caratterizzate da un intonaco grezzo a granulometria varia, sono state pulite mediante adeguata microsabbiatura cui è seguita una ricostituzione dell’unitarietà delle superfici con la realizzazione di un intonaco il più simile possibile all’originale, per granulometria e colore, su cui sono state rilevate tracce di una probabile scialbatura che conferivano alle torri un aspetto piuttosto chiaro in linea con la volontà settecentesca di convertire anche visivamente il castello in una dimora signorile. La pulitura delle superfici è continuata con il trattamento degli intonaci di raccordo tra i loggiati e le torri medievali, nonché degli intonaci settecenteschi presenti all’interno dei loggiati dei piani terra e primo. Con grande delicatezza è stata asportata la pittura superficiale sovrapposta alla settecentesca finitura a marmorino, che è stata integrata con la realizzazione in cantiere di un intonaco dalle stesse caratteristiche tecniche, con l’aggiunta di polvere di marmo del colore simile a quella della tonalità originale. Le fasce decorative in rilievo sono state pulite e reintegrate con una tonalità giallo/ocra, ritrovata in alcuni punti a seguito di indagini stratigrafiche, mentre nella parte bassa è stata riproposta una finitura a finto bardiglio, con la volontà di simulare, nel prospetto Nord, la presenza di un elemento architettonico, presente sugli altri tre lati, al fine di uniformare le caratteristiche cromatiche di tutti i prospetti. Le aperture sui loggiati, caratterizzate da raffinate decorazioni a stucco raffiguranti timpani, stemmi o raffigurazioni animali sono state pulite con prodotti specifici contro i depositi superficiali, cui è seguito un trattamento di protezione per restituire a tali elementi la loro bellezza ed eleganza. Il restauro si è inoltre rivolto alla conservazione dei serramenti, la cui notevole varietà per forma, dimensione, tipologia costruttiva ed essenza legnosa ha comportato specifiche e mirate scelte. In particolare le aperture presentanti, al di sotto di uno strato grigio di origine moderna, una decorazione a velario azzurro sono state accuratamente e delicatamente pulite in modo da mettere in vista questa particolare finitura decorativa, di cui si rimanda il trattamento assieme al restauro degli interni. I serramenti monotinta invece sono stati puliti, la ferramenta è stata trattata con adeguati prodotti ed è stata scelta una finitura superficiale grigia a base di componenti vegetali che hanno valorizzato il serramento posto in opera. La conoscenza dell’evoluzione architettonica della dimora e delle sue caratteristiche materiche e decorative, fondamentali per un corretto e consapevole approccio metodologico al progetto di restauro, è stata acquisita attraverso indagini puntuali e settoriali nei differenti ambiti tipologici del castello. In particolare sono stati eseguiti una serie di rilievi di dettaglio finalizzati a documentare lo stato di fatto ante restauro e a fornire elementi per un più preciso approccio conservativo. Con metodologie moderne e classiche sono stati rilevati lo scalone d’accesso, la serra, il vano della torre Nord/Est, nonché la carpenteria lignea del tetto. Piano terra: tassello stratigrafico loggiato chiuso a Ovest.La complessa e articolata struttura lignea, che ancora oggi perfettamente conservata sorregge la copertura in lastre di pietrame del Castello di Aymavilles, rappresenta uno dei pochi esempi dell’attività dei mastri carpentieri operanti in Valle nel corso del tardo medioevo di cui si voleva indagare la prassi operativa della messa in opera, con l’indicazione d’eventuali rimaneggiamenti. L’elevato numero di elementi che la compongono, oltre 360, ed il complesso impianto costruttivo, sono stati oggetto di studio al fine di ricostruire schemi e criteri di montaggio. Le analisi dendrocronologiche hanno fornito, oltre alla determinazione delle specie arboree, le datazioni assolute che coprono un arco cronologico compreso tra il 1365 ed il 1456. Internamente sono state condotte alcune indagini di tipo archeologico finalizzate all’individuazione delle principali fasi architettoniche al fine di configurare un quadro delle vicende costruttive da comparare e integrare con quanto documentato sulle frequentazioni da parte delle famiglie proprietarie. Una serie di mirati sondaggi sulle murature hanno permesso di ricavare molte informazioni riguardanti le modificazioni strutturali subite dalla dimora, legate alle esigenze abitative nei secoli, con il cambiamento di quota dei piani di calpestio e delle relative aperture sui muri perimetrali, il rifacimento di intonaci e la presenza di collegamenti verticali antichi. In sintesi è stata ipotizzata una macro sequenza evolutiva, che individua le grandi campagne di intervento edile a partire dall’edificio primitivo. Al donjon segue un primo accostamento di un corpo ad Ovest a formare il nucleo quadrato interno, ancora oggi chiaramente leggibile, a tre piani fuori terra, cui segue l’edificazione delle torri, collegate alla struttura preesistente attraverso aperture puntuali, che vengono sopraelevate in una terza fase. Strettamente collegata e di poco successiva si ipotizza essere la sopraelevazione di un piano anche delle murature del corpo centrale, che in alcuni punti sono risultate appoggiate a quelle delle torri, cui segue la grande campagna di rinnovamenti settecenteschi con la realizzazione dei loggiati e di massicce trasformazioni interne che hanno sostanzialmente configurato l’assetto architettonico e planivolumetrico attuale.
Allo stesso modo la necessità di fare chiarezza su alcuni aspetti decorativi e costruttivi interni ha portato gli uffici della Soprintendenza ad elaborare un progetto di indagini stratigrafiche che ha previsto una serie di operazioni da condurre con rigore e metodo al fine di acquisire il maggior numero di informazioni utili per la conoscenza delle fasi decorative interne che hanno caratterizzato le varie epoche abitative. In particolare i risultati sembrano ascrivere alla fase ricostruttiva di inizio Settecento l’utilizzo di un tipo di finitura delle pareti a marmorino levigato, corrispondente alla messa in opera delle decorazioni a stucco esterne. A questa fase seguono tra la fine del secolo e la metà di quello seguente una serie di interenti decorativi di carattere più pittorico, legate ai mutamenti del gusto e alle nuove esigenze abitative. Oggi, a fronte degli interventi conservativi effettuati, durante i quali un corretto approccio metodologico di conoscenza ha permesso di approfondire alcune tematiche, e delle numerose campagne di indagini e rilievi, che hanno permesso di completare la comprensione dello sviluppo architettonico e artistico della dimora storica, è in atto la progettazione del restauro del Castello e dell’allestimento museale che cercherà di approntare un intervento conservativo e di valorizzazione metodologicamente corretto e rispettoso dell’identità storica del monumento.
   
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