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Somari e fannulloni

Ancora un momento difficile per la scuola: l’ennesima riforma impone una ristrutturazione dell’organizzazione didattica alla scuola primaria, gli edifici scolastici non sono in molti casi a norma, la morte dello studente liceale a Rivoli ha sconcertato e addolorato tutti, convinti che non fosse più possibile morire di scuola.
A fronte di problemi sostanziali come quello di garantire la possibilità di raggiungere i più alti livelli di istruzione o la sicurezza delle strutture, lo stile con cui i mass media trattano l’argomento scuola assume, a volte, sfumature denigratorie. In quanto ex scolaro, ogni cittadino è autorizzato e sollecitato a esporre il suo pensiero pedagogico, quasi a intendere che il lavoro di insegnante, di dirigente scolastico, di educatore non richieda competenze specifiche, affinate in anni di studio e di formazione, ma sia la semplice riproposizione di esperienze giovanili. Le frequenti critiche di scarsa efficienza al sistema scuola, i commenti superficiali agli esiti dei test europei rischiano, infatti, di creare un immaginario comune che individua gli insegnanti come somari e fannulloni.
Chi nella scuola lavora da anni si dispiace e quasi si indigna a leggere che le nomine dei docenti che affrontano, sovente con successo, forme di disagio sempre più forti sono giustificate dalla necessità tautologica di garantire loro posti di lavoro, come se la presenza sempre più numerosa di badanti rumene derivasse da un bisogno del governo di Bucarest di garantire occupazione ai suoi concittadini e non dalle esigenze di assistenza espresse dalle famiglie italiane.
Nelle scuole intanto si continua a lavorare, in particolare all’analisi della legge 30 ottobre 2008, n. 169, che ha recepito lo smilzo decreto legge 1 settembre 2008, n. 137, e che presenta alcune formulazioni poco chiare. Il comma 1 dell’art. 3 recita: “nella scuola primaria la valutazione periodica ed annuale degli apprendimenti degli alunni e la certificazione delle competenze da essi acquisite sono effettuati mediante l’attribuzione di voti espressi in decimi e illustrate con giudizio analitico sul livello globale di maturazione raggiunto dall’alunno”. La declinazione al plurale maschile dell’aggettivo “effettuati”, probabilmente un refuso, anche se torna pervicacemente nell’estensione definitiva della legge, si riferisce agli apprendimenti?
Ma qui si parla di valutazione! E ancora, perché si parla di livello globale di maturazione in riferimento alle competenze quando poi al comma 4, riferito agli studenti della secondaria sempre per le competenze, ricompare la dicitura “certificazione analitica dei traguardi di competenza”?
La forma dunque rende difficile la traduzione in termini operativi della norma. Restiamo in attesa dei regolamenti applicativi. Nel frattempo raccogliamo pareri favorevoli da parte dei genitori che si dichiarano contenti del ritorno ai voti, di più facile e immediata comprensione.
Per venire almeno in parte ai temi del presente numero è da segnalare che attestazioni di stima, conferme del ruolo istituzionale della scuola corrono sempre più veloci sul web e diventano testimonianza collettiva, patrimonio culturale comune. Sono, infatti, numerosi i siti attivati sul tema della scuola, che raccontano esperienze, segnalano azioni significative, avanzano richieste, dimostrando che il legame tra la scuola e i suoi utenti è forte e significativo.

Giovanna Sampietro

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