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Un senso

“Voglio trovare / un senso a questa storia / anche se questa storia / un senso non ce l'ha”. (Vasco Rossi)

Da diversi anni ormai (dall’anno scolastico 2001-2002) il Liceo classico di Aosta attiva un progetto musicale per le classi del triennio, anche se alcune esperienze sono state fatte anche nelle classi del ginnasio, prima con il titolo di Musica e... quindi con Musica nella storia. Tale progetto consiste in due incontri annuali, uno nelle ore di storia e filosofia e uno pomeridiano, di due moduli orari per ognuno dei tre anni conclusivi del liceo.

Musica e… - Non si tratta di volere fare entrare a tutti i costi la musica nel curricolo del liceo classico (anche se non si capisce perché storia dell’arte sì, mentre musica no), e l’esiguità degli interventi lo dimostrano, quanto di tentare di leggere, attraverso una angolazione tutta particolare e inusuale, un periodo storico. Per questo motivo la trattazione verte maggiormente sull’evoluzione del linguaggio musicale e non si focalizza sui singoli compositori, anche se, ovviamente, non si può prescindere dalle personalità che tali musiche hanno composto.
La principale finalità degli incontri è quindi quella di contribuire, attraverso la musica, ad una visione d’insieme del periodo storico, o di parte di esso, che gli studenti affrontano in quella data classe. Si analizza quindi in prima liceo la musica medievale, in seconda la musica del periodo barocco o del periodo classico e in terza la musica del ’900. In quest’ultima classe, si cerca anche di analizzare come la musica del Novecento abbia raccontato le grandi catastrofi del secolo scorso, in modo particolare la tragedia dei totalitarismi. Ecco, all’interno di queste tematiche generali, alcuni percorsi affrontati: la condizione del musicista di corte dal ’500 al ’700; l’utopia in musica; la figura di Don Giovanni; Verdi ed il Risorgimento; dalla nascita dell’opera al teatro del ’700; il totalitarismo raccontato dalla musica del ’900; Wagner ed il pubblico dell’avvenire; l’egemonia della musica sacra nel medioevo.

La metodologia - Gli incontri partono sempre da un ascolto e da una successiva discussione in cui gli allievi sono sollecitati ad esprimere le loro competenze nell’analisi musicale: è una musica triste o allegra? Il ritmo è serrato, regolare o relegato in secondo piano, apparentemente forse assente? Gli strumenti musicali utilizzati sono riconoscibili o meno? Si potrebbe parlare di momenti di tensione e di distensione oppure no? Esiste una melodia (o più) oppure no? Ci sono variazioni di sonorità o meno? Se ci sono, sono repentine o graduali?
Ci si stupisce a questo punto, e gli allievi si stupiscono a loro volta, delle competenze che la classe riesce ad esprimere, non già perché in ogni classe c’è quasi sempre un allievo che suona uno strumento o che frequenta l’Istituto musicale di Aosta, ma perché ogni individuo ha un proprio vissuto musicale, una propria chiave di lettura musicale anche se talvolta non ne è consapevole e tende a negarlo.
A questo punto, il docente mette in relazione gli aspetti evidenziati nell’analisi con gli aspetti generali e le caratteristiche stilistiche di un dato periodo della storia della musica e da lì parte, anche attraverso altri ascolti, per un breve ma significativo itinerario musicale che metta in relazione la musica ascoltata con alcune caratteristiche sociali, politiche, culturali del periodo che tale musica ha concepito e prodotto.
Nella classe prima (terzo anno), si scopre così che il canto gregoriano è nato soprattutto per ragioni politiche prima ancora che per ragioni musicali o religiose. In seconda, si può concretamente vedere, o meglio ascoltare, come la forma della musica strumentale del ’700 sia la quintessenza della razionalità illuministica nella continua ricerca di una perfetta simmetria fra le parti e di una disposizione speculare delle singole sezioni. In terza, si prende atto che la musica moderna o contemporanea non è solo rumore o accozzaglia di suoni dissonanti, ma ricerca di un mezzo espressivo idoneo e congruente a rappresentare la complessità della società moderna e il dolore delle grandi tragedie del secolo scorso. Si prende atto che, proprio nel ’900, come mai era avvenuto prima, la musica è molto vicina a quella ricerca di significato che da sempre ha contraddistinto la filosofia.
Siamo consapevoli che discorsi così impegnativi non possono esaurirsi in soli quattro moduli orari, ma se solo fossimo riusciti a suscitare interesse e curiosità in alcuni allievi, affinché decidessero di approfondire ulteriormente tali aspetti, come e quando lo vorranno, il nostro obiettivo sarebbe raggiunto: non è forse questo anche l’obiettivo di ogni altra disciplina scolastica?

Efisio Blanc

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