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La formazione degli insegnanti di geografia e i bisogni formativi della società contemporanea.

A partire dagli anni Settanta la scuola italiana ha affrontato riforme e cambiamenti sempre più ravvicinati e significativi. Fra gli ultimi, la Legge 59 del 1997 sull’autonomia, la cui applicazione sta producendo effetti ogni anno più significativi, le Indicazioni nazionali per i Piani di studio personalizzati nella Scuola secondaria di 1° grado che hanno accompagnato la Riforma del 2003 (ministro Moratti) e le Indicazioni per il curricolo per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo d’istruzione del 2007 (ministro Fioroni), su cui gli istituti scolastici stanno lavorando in forma sperimentale.
Mentre il primo ciclo d’istruzione comincia a delineare la sua nuova fisionomia, manca ancora l’attesa riforma delle scuole secondarie di secondo grado, necessaria anche per adeguare i curricoli in verticale e nel raccordo con il mondo universitario. Un’altra questione significativa riguarda la formazione dei futuri docenti. I Corsi di Laurea specialistica in Scienze della Formazione Primaria hanno ormai superato la prima fase del proprio sviluppo, operando positivamente nella formazione dei futuri insegnanti di scuola dell’infanzia e di scuola primaria. Si attende ora la loro trasformazione da corsi quadriennali a corsi quinquennali, in linea con la riforma detta del tre più due. La formazione dei docenti di scuola secondaria di primo grado, invece, si svolge in un lungo ciclo formativo settennale che comprende laurea triennale, laurea specialistica e scuola di specializzazione (SIS). Anche per questo farraginoso sistema è attesa una riforma, più volte annunciata, ma ancora tutta da definire. Vi è poi la questione del reclutamento, anch’essa in attesa di disposti legislativi dopo la chiusura delle graduatorie permanenti.

La geografia nel sistema formativo

Come si posiziona la geografia in questo complesso sistema formativo?
Possiamo provare a rispondere a questa domanda da due diversi punti di vista: quello della presenza degli insegnamenti di geografia e quello dei contenuti e delle finalità di questi insegnamenti.
La prima prospettiva mette in evidenza luci e ombre. Nei corsi di laurea in Scienze della Formazione Primaria, la geografia è presente, anche se il suo peso nei piani di studio varia significativamente da ateneo ad ateneo. Una novità molto positiva riguarda l’istituzione di nuovi insegnamenti di Didattica della geografia, che hanno permesso a questo ambito della disciplina di ricevere una maggiore attenzione e un significativo aumento di interesse, di ricerche e di pubblicazioni. Nei corsi di laurea in Lettere, dove si prepara la maggior parte dei futuri insegnanti di scuola secondaria, la geografia conserva posizioni importanti e, in alcune sedi, si è registrato un ampliamento degli spazi di insegnamento. Va tuttavia rimarcato il fatto che tali insegnamenti sono ancora insufficienti a garantire una formazione adeguata ai futuri docenti di geografia: una situazione di debolezza sulla quale pesa il fatto che per accedere alla maggior parte delle classi di concorso per l’insegnamento della geografia è sufficiente aver sostenuto un solo esame annuale della disciplina. Va poi rimarcata in negativo la rarità dei corsi di Didattica della geografia, presenti nella facoltà di Lettere solo in poche sedi.

Contenuti e finalità della disciplina

Anche l’esame dei contenuti e delle finalità dei corsi presenta sia aspetti positivi sia alcune criticità. La maggior parte dei corsi è oggi pensata nella prospettiva dell’insegnamento, ma solo in alcuni casi è presente un corso esplicitamente finalizzato a fornire in modo completo le basi per l’insegnamento. Spesso i contenuti si basano su ampie trattazioni monografiche, mentre le basi generali della disciplina occupano una parte marginale del programma e del corso stesso. Questa impostazione dà purtroppo per scontate delle conoscenze che la maggior parte degli studenti di oggi non possiede, o non possiede a sufficienza per poter poi fondarvi il proprio insegnamento.
Vista la debole presenza della geografia nella scuola secondaria, dove è quasi assente dal triennio, la preparazione dei futuri insegnanti rischia così di risultare carente anche delle fondamentali basi disciplinari non solo rispetto alla didattica, ma anche rispetto alla storia del pensiero geografico, ai metodi di analisi, agli strumenti e ai fondamenti per lo studio regionale. Diventa perciò raro trovare degli insegnanti che sappiano padroneggiare, ad esempio, i saperi di base per evidenziare le relazioni tra quadro ambientale e quadro antropico, per costruire e interpretare le carte geografiche, per selezionare e leggere criticamente i dati statistici, per commentare un’immagine di paesaggio leggendovi i processi di trasformazione messi in atto dalla società umana.
Tenta di sopperire a questo problema l’impegno delle Scuole di Specializzazione, dove universitari e docenti hanno spesso preparato percorsi didattici molto validi. Le SIS, però, possono sopperire solo in parte, con il poco tempo a disposizione, alla debolezza della preparazione degli insegnanti. Il loro compito è prima di tutto quello di preparare all’insegnamento, sviluppando in particolare gli aspetti relativi alla didattica disciplinare. Resta quindi aperto, su ogni altro, il problema della formazione e dell’aggiornamento rispetto ai saperi.
L’insegnamento della geografia necessita di solide basi concettuali e di conoscenza, ma anche di un aggiornamento costante. Disciplina che ci parla del mondo contemporaneo e dei rapporti tra gli uomini, le comunità umane e il loro pianeta, la geografia non può essere insegnata senza solide competenze. Gli insegnanti che ne sono privi, tendono a rifugiarsi nel libro di testo, che spesso orienta finanche la struttura della programmazione, perché non si sentono in grado di padroneggiare a sufficienza i vari aspetti del sapere geografico.
Vi è quindi la necessità di praticare forme di aggiornamento permanente durante tutta la carriera scolastica. Tenta di rispondere a questa esigenza l’impegno dell’AIIG (Associazione Italiana Insegnanti di Geografia) che pubblica la rivista Ambiente Società Territorio ed è presente con sedi locali in ogni regione e in molte province dove organizza periodicamente convegni, corsi per docenti ed eventi culturali. Da alcuni anni l’AIIG ha poi sviluppato una serie di iniziative per la formazione e l’aggiornamento attraverso Internet, il cui nodo di raccordo è il sito web nazionale www.aiig.it.

Lo stato della formazione degli insegnanti

La formazione degli insegnanti di geografia risente ad esempio della decennale scissione tra geografia fisica e geografia umana ed economica. L’attenzione all’aspetto fisico, che ha caratterizzato l’insegnamento di un’intera generazione di docenti, è sempre più marginale, nonostante non sia del tutto scomparso dalle indicazioni ministeriali. Mancano, però, dei corsi di base che preparino i futuri docenti a tenere nella dovuta considerazione, ad esempio, gli elementi del quadro ambientale, che pure sono fondamentali per insegnare a leggere i paesaggi e per comprendere vari aspetti delle relazioni uomo-ambiente relativi a temi di forte attualità come l’uso delle risorse, la sostenibilità ambientale, il valore strategico e geopolitico dell’acqua, del petrolio e delle risorse minerarie.
Un altro filone sul quale la preparazione degli insegnanti risente di una certa debolezza è la cartografia. La lettura e la costruzione di una carta geografica, strumento principe della disciplina, necessitano di uno studio rigoroso abbinato a specifiche esercitazioni. Solo in tal modo è possibile padroneggiare lo strumento in tutte le sue versatili applicazioni, ad esempio le carte tematiche, che sono fondamentali per svelare molti aspetti delle relazioni che concorrono a definire l’identità territoriale e le diverse partizioni regionali. Alla cartografia, si abbina oggi una disponibilità sempre più ampia di documenti iconici, in prevalenza di tipo fotografico, la cui lettura critica potrebbe diventare una delle finalità centrali del metodo geografico. La facilità con cui attraverso Internet è possibile reperire immagini di luoghi non è però ancora compensata da una nuova riflessione sull’uso didattico delle immagini. L’aumento esponenziale del materiale a disposizione degli insegnanti necessita, infatti, di nuove metodologie analitiche, utili a ripensare la funzione delle immagini nella struttura comunicativa dei nuovi media. Anche la scelta e l’interpretazione dei dati statistici pongono delle difficoltà a molti insegnanti. L’estrema complessità della rete di relazioni del mondo contemporaneo può essere facilmente semplificata grazie all’astrazione standardizzata dei dati statistici, meglio ancora se visualizzati attraverso un grafico, una carta tematica o un cartogramma. Negli ultimi anni, a livello mondiale, la produzione statistica è aumentata notevolmente, rendendo questo strumento sempre più ricco e sfaccettato. Tale ricchezza necessita però di una rinnovata capacità sia nell’interpretare criticamente i dati sia nel selezionarli tra fonti e modalità di visualizzazione diverse.

I paradossi della geografia

Ma tutte queste considerazioni non possono prescindere dalla risposta che diamo a un’altra fondamentale domanda: quali sono i bisogni degli alunni odierni nel campo della geografia?
La risposta che diamo ci porta direttamente a ragionare sul valore formativo della geografia, sulla sua utilità sociale, sulla sua capacità di concorrere con un contributo forte allo sviluppo del Paese e all’educazione dei suoi cittadini.
Quando si applicano in ambito scolastico, i saperi scientifici non possono più sottrarsi alla riflessione sull’utilità della loro conoscenza. E qui assistiamo al paradosso forse più evidente che riguarda la geografia. Da un lato, registriamo un accordo unanime sull’utilità del sapere geografico, sulla sua indispensabilità per capire il mondo contemporaneo e per orientarsi fra i suoi problemi e le sue relazioni che si sviluppano alle più diverse scale regionali. Luoghi, regioni, stati, città sembrano essere i nodi fondamentali per dare ordine e senso alle orditure della rete di flussi e scambi che sono alla base delle relazioni tra società umane e ambiente terrestre. Un sapere geografico che è fondamentale, quindi, non solo per leggere il giornale o per fare un viaggio
o per navigare su Internet, ma anche per comprendere i problemi ambientali, le questioni geopolitiche, gli incontri/scontri fra culture e tutti gli altri temi che riguardano la popolazione come lo sviluppo economico, le migrazioni, la fame nel mondo, l’accesso all’assistenza sanitaria e le questioni di genere.
Dall’altro, l’insegnamento della geografia sembra avvenire, in molti casi, “come se” tutto ciò non fosse vero, “come se” quello geografico fosse un sapere così poco rilevante da poter essere marginalizzato o trattato come una cornice introduttiva ad approcci più rilevanti. Questo approccio svalutante è probabilmente frutto di due fattori concomitanti: l’ignoranza della geografia e dei suoi sviluppi recenti, cioè l’insufficiente preparazione degli insegnanti, e la debolezza della geografia nel far conoscere i propri sviluppi al di fuori dall’ambito disciplinare e accademico, cioè l’insufficiente disponibilità di materiali e corsi per l’aggiornamento dei docenti.
Si aggiunge a questo scenario la fragilità di molti libri di testo, che propongono la disciplina in modo banale, senza mai trasmettere davvero l’idea che essa sia un paradigma scientifico attraverso il quale leggere il mondo contemporaneo.
La sfida che coinvolge oggi tutti i docenti e gli universitari che amano la geografia è quella di arrivare a ribaltare questa situazione, riuscendo a trasmettere ai loro allievi l’idea che la geografia è importante perché una materia che ci parla nelle nostre vite, del mondo in cui viviamo e del destino del pianeta su cui abitiamo.

Cristiano Giorda

 

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