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Sabato a scuola

L’adattamento dell’orario scolastico alle esigenze del contesto prende in carico la necessità di tutte le componenti: aspetti organizzativi, strutture, enti e famiglie.

L’autonomia scolastica invita le scuole ad assumersi responsabilità dirette nel campo della progettazione dell'azione formativa, nella gestione degli elementi di flessibilità, nelle operazioni di rendicontazione, valutazione e sviluppo.
Il Piano dell'offerta formativa (POF) è lo strumento attraverso cui si concretizza il progetto di un'istituzione scolastica. Alla sua definizione e alla successiva realizzazione gli istituti devono giungere attraverso un confronto non soltanto interno, ma che veda realmente coinvolti i soggetti agenti nel territorio e le famiglie in quanto utenti del servizio.
Si rende necessaria, pertanto, una strategia che risponda alle esigenze di valorizzazione delle risorse e delle strutture disponibili sul piano territoriale, che sappia costruire forme di continuità tra le offerte formative, attraverso azioni di conoscenza, di cooperazione e di “riconoscimento” reciproco tra istituzioni.
Non si tratta di immaginare un accoglimento passivo delle esigenze del territorio, ma del risultato della capacità del sistema scuola di recepire, leggere, interpretare, proporre, convincere, in definitiva di sintonizzarsi con il territorio. Ciò comporta la messa in atto di un processo di adattamento reciproco, basato sul riconoscimento di un interesse comune all'interscambio, sulla condivisione delle priorità e delle condizioni di fattibilità pratica.
Il complesso di azioni che la nostra scuola, dall'anno scolastico 2005/ 2006 ha messo in atto in relazione al tema della distribuzione dell'orario settimanale della scuola secondaria ne è, a parer mio, un esempio.
La questione del “tempo della scuola” ha sempre rappresentato un indicatore del progetto complessivo che un'istituzione educativa intende perseguire e quindi non può prescindere dalla valenza “sociale” del tempo offerto ai suoi utenti: gli allievi in primo luogo, ma anche i genitori.
È evidente che una diversa organizzazione familiare, con una crescente incidenza del lavoro femminile extradomestico, la presenza di famiglie nucleari, le esigenze del mondo del lavoro, anche se con una pluralità di situazioni diversamente articolate, hanno avuto un'influenza determinante nella domanda di tempi scuola più lunghi dal lunedì al venerdì e di fine settimana più liberi affinché la famiglia riunita possa condividere momenti più distesi.
Il tempo, quindi, diventa l'interfaccia attraverso cui si incontrano la domanda sociale dei genitori ed una possibile risposta dell'istituzione educativa in termini di qualità.
Nell'ultimo decennio sono pervenute al Consiglio d'istituto, quasi con cadenza annuale, richieste di modifica della distribuzione dell'orario settimanale della scuola secondaria di primo grado da parte delle famiglie con i figli in ingresso; tali richieste miravano appunto ad un tempo scuola distribuito su cinque giorni con il sabato libero. Analoga richiesta è emersa in diverse occasioni legate ad azioni di autovalutazione del servizio offerto dall'istituzione.
Il consiglio dell'istituzione ha deciso, quindi, fin dall'anno scolastico 2003/2004, di approfondire il tema dichiarandosi disponibile a rivedere la scansione settimanale dell'orario di lezione. Tuttavia, per motivi contingenti quali la ristrutturazione dell'edificio nel quale ha sede il segmento di scuola secondaria, l'attesa degli adattamenti alla riforma Moratti che la Regione Valle d'Aosta avrebbe posto in essere, la discussione sull'esigenza di variazione dell'orario scolastico ha potuto avere luogo solo dopo l'approvazione della Legge regionale n. 18 dell'agosto 2005 che ha fissato i tempi della scuola valdostana.
Ad inizio anno scolastico 2005/ 2006, si ritenne quindi opportuna e necessaria un'attenta e completa analisi della situazione in termini di reali esigenze delle famiglie, organizzativi e di prospettive didattiche.
Assodato che la normativa prevede per la scuola secondaria di primo grado un orario settimanale di 32 ore divise in 36 moduli da 50 minuti si trattò di lavorare su diversi fronti. Il consiglio di istituto ascoltò il parere del collegio dei docenti, degli enti locali e delle famiglie.

I genitori: tempo scuola e tempo familiare

Si è deciso di effettuare un sondaggio tra i genitori delle classi terze, quarte e quinte della scuola primaria. La decisione di raccogliere l'opinione dei futuri fruitori della scuola, non limitandosi alle sole classi quinte, era nata dalla considerazione che il passaggio ad un nuovo tempo scuola era importante e comportava notevoli modifiche anche nell'ambito dell'erogazione dei servizi scolastici e di supporto (trasporti, mensa…), non poteva quindi essere legata ad un campo di indagine troppo ristretto.
Gli esiti del sondaggio hanno confermato, da parte dei genitori intervistati, una preferenza per i rientri pomeridiani e l'orario con sabato libero, considerati una distribuzione settimanale più adeguata ai tempi familiari, ma hanno evidenziato anche che tale maggioranza aveva una distribuzione molto variata nei diversi anni scolastici: rilevante per le classi terze, meno per le quarte ed infine quasi in situazione di parità per le quinte; una disparità evidente era presente anche tra le risposte delle famiglie delle vallate laterali (la maggioranza voleva solo l’orario al mattino ed era preoccupata per il sistema dei trasporti) e quelle dei centri del fondovalle (la maggioranza propendeva per il sabato libero).

Gli insegnanti: la didattica

Un contributo rilevante hanno avuto le riflessioni dei docenti rispetto alle implicazioni didattiche e alla rielaborazione di pratiche di insegnamento, convenienti alla nuova organizzazione oraria e garanti di un’adeguata efficacia formativa. In riferimento a considerazioni quali:
• i ragazzi lavorano molto meglio al mattino perché "a mente fresca";
• il tempo pomeridiano è disponibile per lo svolgimento dei compiti e degli approfondimenti personali (i compiti hanno una precisa funzione formativa nel rendere pian piano autonomo l'alunno nell'utilizzo di un proficuo metodo di studio indispensabile nel proseguimento degli studi alla secondaria di secondo grado);
• il tempo pomeridiano è disponibile per le innumerevoli attività sportive che gli adolescenti seguono sempre più spesso in modo agonistico e quindi con più allenamenti settimanali (cosa che non avviene per i bambini delle scuole primarie che di solito svolgono attività di avvicinamento allo sport); che sembravano prefigurare un impoverimento culturale e una scarsa varietà educativa, i dati delle scuole del vicino Canavese, che da almeno un decennio hanno adottato rientri pomeridiani ed il sabato libero, furono confortanti. Le prove ministeriali di valutazione degli esiti scolastici testimoniano che lì sono stati ottenuti risultati formativi di tutto rispetto; inoltre, a fronte delle solite obbiezioni sul carico maggiore del nostro orario, si rilevò che le scuole piemontesi a sperimentazione bilingue, prima della recentissima riforma, avevano 33 ore settimanali di lezione, mentre le scuole secondarie di primo grado valdostane funzionano, ancor oggi, con 32 ore settimanali. Tutti i docenti, inoltre, si sono dimostrati consapevoli della necessità di una più attenta distribuzione degli impegni a casa richiesti ai ragazzi e di una necessaria più oculata distribuzione dell'orario interno di insegnamento delle discipline.
Rispetto al coinvolgimento di alcune o di tutte le classi prime nella nuova organizzazione, i docenti avevano espresso pareri diversi: metà del collegio sarebbe stata favorevole alla doppia opzione nel rispetto delle diverse esigenze espresse dalle famiglie, l'altra metà vedeva in questa diversificazione il rischio della formazione di classi non rispondenti ai criteri usuali di eterogeneità, rispetto alla provenienza degli alunni, e di equilibrio rispetto alle esperienze scolastiche pregresse.
In ultimo, si aggiunse ancora che gli impegni extrascolastici potevano ampliamente essere coltivati, a garanzia di un sistema educativo diversificato, nei due pomeriggi liberi e nell'intera giornata di sabato.

Gli enti locali: i servizi

Il consiglio dei sindaci dei comuni dell'intera Comunità montana Monte Rosa, fin da subito, si è dimostrato attento alle esigenze della scuola e ha dato la disponibilità ad affrontare il problema qualora il collegio dei docenti avesse espresso parere favorevole.
Le varie amministrazioni comunali approvarono il maggiore onere di spesa derivante dai costi dei buoni mensa. Fu essenziale, inoltre, reperire una struttura che potesse accogliere per il servizio mensa circa 200 alunni. Allora la sala mensa accoglieva circa 70 ragazzi quindi, senza una struttura adeguata, i ragazzi sarebbero dovuti rientrare a casa per il pranzo; ciò, di fatto, avrebbe determinato una pausa pranzo di almeno due ore (a causa dei trasporti) con disagio per i ragazzi delle vallate laterali che sarebbero dovuti rientrare più tardi a casa la sera.
Infine, rispetto alla scelta di coinvolgere tutte le future classi prime nella nuova organizzazione oraria oppure solo la metà delle classi, gli amministratori locali auspicarono che, a fronte di un aggravio di spesa legato alla predisposizione del servizio mensa, non dovessero sostenere un ulteriore esborso per differenziare i servizi di trasporto e per mantenere attive quotidianamente altre occupazioni pomeridiane offerte ai ragazzi.

l’Amministrazione regionale: i trasporti

Per una scuola che accoglie alunni provenienti da un'intera Comunità montana, era essenziale istituire un servizio dei trasporti adeguato che permettesse il rientro a casa degli alunni in tempi brevi e non oltre le diciassette e trenta.
In riferimento alla legittima preoccupazione del rientro a casa degli alunni dei comuni delle vallate, consapevoli dell'importanza del caso, presi i contatti con l'Assessorato regionale, con un proficuo lavoro di concertazione scuola - direzione trasporti - amministratori comunali, si è riusciti a predisporre un servizio che permettesse il rientro degli alunni della scuola secondaria in concomitanza con l'uscita dei bambini delle scuole primarie. In questo modo, i comuni hanno potuto ottimizzare l'utilizzo degli scuolabus per il rientro nelle varie frazioni.

La sperimentazione

Il Consiglio d’Istituto ha approvato, con quattordici voti a favore e tre contrari (Delibera n. 2/16.01.2006), la nuova distribuzione dell'orario scolastico. Il lunedì, martedì e giovedì l'orario scolastico sarebbe iniziato alle 8:00 per terminare alle 16:10, mentre il mercoledì e il venerdì, iniziando alla stessa ora, le lezioni sarebbero terminate alle 13:20.
Tutto il Consiglio ritenne comunque necessario considerare il successivo anno scolastico 2006/2007 un anno sperimentale da monitorare in corso d'opera e valutare, in fase finale, secondo criteri rilevati in ragione dell'efficacia didattica e della validità organizzativa. In questo modo, la decisione definitiva, da prendere nel giugno 2007, avrebbe potuto essere frutto di considerazioni più oggettive Anche per questo, si decise di estendere tale sperimentazione a tutte le classi interessate che avrebbero costituito un campione di osservazione ampio e vario.
Per l'attività di monitoraggio e di valutazione la scuola ha richiesto la collaborazione del prof. Filippo Castoldi dell'Università di Torino, esperto di qualità dei sistemi educativi ed autovalutazione scolastica, che seguì e coordinò il lavoro della commissione mista insegnanti - genitori.
Gli esiti dell'autovalutazione confermarono la scelta, ma misero in luce, sul piano della cultura organizzativa, che la gestione dei nuovi tempi scuola esige un tempo meglio organizzato. Ciò ha aperto nuove riflessioni, una nuova progettualità didattica, nuove assunzioni di responsabilità da parte di tutti all'interno dei gruppi degli insegnanti e delle famiglie.
Nel giugno del 2007 il nuovo orario è stato confermato e quindi dal prossimo anno scolastico 2008/ 2009 l'insegnamento si svolgerà dal lunedì al venerdì per tutte le classi e per tutti i gradi di scuola dell'istituzione.

Silvana Viérin
dirigente scolastica dell'Istituzione Mont Rose A

L’introduzione dell'orario prolungato nell'istituzione scolastica Mont Rose A ha rappresentato un'ottima occasione per verificare e migliorare il rapporto tra scuola e territorio ed, in particolare, tra scuola ed enti locali; infatti, una scelta così importante non poteva essere assunta e svilupparsi in modo soddisfacente senza l'impegno e l'interesse di tutte le parti coinvolte: alunni, genitori, istituzioni scolastiche ed Amministrazioni locali.
Modificare un orario scolastico ormai consolidato negli anni, anche se alle persone meno coinvolte ed informate può sembrare una decisione banale e priva di particolari problemi, comporta numerose e notevoli implicazioni di tipo organizzativo-logistico, amministrativo, economico e sociale.
Dal punto di vista logistico-organizzativo, si è trattato di ricercare nuovi e più ampi spazi per dei locali da destinare alla refezione che avrebbero accolto tre classi scolastiche, la conseguente organizzazione per la preparazione e la fornitura dei pasti e la gestione dei mezzi di trasporto. Dal lato amministrativo, si è cercato l'accordo tra i vari comuni ed il Comune di Pont-Saint-Martin, ente gestore al quale va riconosciuto indubbiamente il merito di aver individuato soluzioni positive. L’accordo è sfociato in una regolare convenzione che regola i rapporti tra gli enti definendo anche i costi di cui ogni comune deve tener conto in sede di redazione di bilancio.
I nuovi orari scolastici hanno poi determinato, su tutto il territorio interessato, l'esigenza di riorganizzare i servizi offerti ai giovani: la biblioteca, il centro giovani e le attività sportive.
Questi citati e gli altri problemi sorti in questi anni sono stati affrontati e risolti con l'obiettivo ben definito di creare un servizio adeguato e soddisfacente per il soggetto al centro del progetto, vale a dire lo studente.
A due anni dall'introduzione dell'esperimento, i giudizi, per quanto riguarda gli aspetti legati agli enti locali, sono sicuramente positivi; vi è, infatti, una generale soddisfazione. Riteniamo di aver contribuito a creare le condizioni per una maggiore “unione” della famiglia e per avere offerto ai genitori un valido supporto per una più attenta gestione del tempo libero dei ragazzi, momento sempre delicato e soggetto a possibili devianze soprattutto fra gli adolescenti.
Alla scuola spetta il compito di verificare se questa nuova organizzazione permette l'effettivo rispetto degli obiettivi scolastici prefissati.
Per concludere, vorrei comunque sottolineare la necessità di una costante collaborazione tra scuola e territorio affinché le indubbie buone intenzioni delle due parti si trasformino in azioni concrete che realizzino quella che deve essere “la scuola nel territorio”. Le due istituzioni potranno insieme contribuire alla formazione civica delle nuove generazioni, far crescere il loro senso di appartenenza ai luoghi in cui vivono e renderli partecipi delle potenzialità e delle problematiche che incontrano oggi e che avranno grande importanza nel loro futuro.

Luigi Bertschy
sindaco del Comune di Hône

Per definire la sua organizzazione oraria, l'Istituzione scolastica Mont Rose A ha ritenuto indispensabile sentire il parere di tutti i genitori, predisponendo un questionario che è stato distribuito alle famiglie per due anni scolastici consecutivi. L'invito ai genitori alla partecipazione alla costruzione del nuovo orario nasceva dalla coscienza che la scuola è un servizio offerto dalla comunità alla collettività e quindi deve risultare il più aderente possibile alle necessità del territorio.
Fabrizio Nigra, è soddisfatto del percorso compiuto da scuola e genitori per giungere alla decisione della chiusura il sabato: “I genitori hanno potuto partecipare alla stesura del questionario che è stato proposto per due anni di seguito alle famiglie. La maggioranza si è sempre espressa in modo favorevole circa la possibilità di avere il sabato libero. Il primo anno però è stato deciso di sperimentare l'organizzazione e di analizzarne i dati. Nel secondo anno, è stata presa la decisione di rendere definitiva questa organizzazione. A nostro avviso, è stato molto importante poter esprimere il nostro parere. Certo, non tutti hanno compilato e restituito il questionario; molti non hanno voluto rispondere, ma, come sempre, chi ha partecipato ha deciso anche per chi non ha voluto partecipare”.
Qualche dissenso, dunque, c'è stato, ma la volontà della maggioranza è risultata chiara: “Alcuni si sono lamentati, in particolare, del numero consistente di persone che non hanno partecipato al voto e che hanno condizionato il risultato. Tuttavia, il questionario e le modalità della somministrazione sono state decise congiuntamente da scuola e genitori. A quel punto, ognuno ha potuto scegliere: alcuni hanno risposto positivamente, altri negativamente e molti, purtroppo, non hanno risposto”.
È naturale che questa decisione non abbia rispecchiato i desideri di tutti, ma solo della maggioranza, come è naturale che ogni famiglia avesse ipotesi diverse sul perché fosse utile poter avere i propri ragazzi a casa il sabato: “Ora però c'è una maggiore uniformità - è il commento del signor Nigra - ora anche le attività extra scolastiche possono essere programmate senza che coincidano o incidano sulle attività scolastiche”.
E, ad un primo bilancio, le impressioni sulla nuova organizzazione oraria sono buone: “Sono state confermate alcune idee positive che già avevamo e altre che non avevamo sono emerse in seguito. Un primo aspetto positivo è derivato dal fatto che chi arriva da lontano ha la possibilità di viaggiare una volta in meno durante la settimana. Per gli alunni si tratta di un notevole risparmio di energie e di tempo. Inoltre, si è andati incontro alle esigenze delle famiglie che chiedevano una continuità, anche nell'orario, con le scuole primarie e che volevano ripetere l'esperienza positiva del Liceo di Pont-Saint-Martin. Per noi genitori, è risultato importante avere il sabato libero. Coloro che non lavorano il sabato, hanno, con questa organizzazione oraria, l'occasione di poter stare di più con i propri figli. Per i ragazzi è risultato rilassante poter contare su di una pausa dell’attività scolastica di due giorni”.
Agli enti locali, con i quali si è discussa questa scelta, è stato richiesto uno sforzo di coordinamento dovendo assicurare la mensa ad un numero elevato di alunni provenienti da comuni sparsi su di un vasto territorio, quindi con esigenze diverse. “I locali della mensa sono un po' troppo piccoli e hanno creato qualche problema. È, se vogliamo, l'unico punto critico, ma anch'esso in via di risoluzione. Per il resto, non ci sono stati grandi problemi né grandi lamentele. Questo però non significa che tutto sia stato facile, ma che c'è stata una volontà collettiva di collaborare”.
L'arma vincente? Il sig. Fabrizio Nigra ne è certo: “L'aver dialogato con tutti prima di avviare l'iniziativa, durante e dopo, e l'aver evitato, da parte della scuola, qualunque tipo di forzatura”.

Intervista a Fabrizio Nigra
rappresentante dei genitori nel Consiglio d’Istituto

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