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Gioco di squadra

Momenti di compresenza ridotti, ridefinizione continua del ruolo, collaborazione non ancora ottimale nella progettazione dell'attività didattica. Come ovviare a delle difficoltà che, nel caso di un alunno diversamente abile, rischiano di sommarsi e amplificarsi?

È il secondo anno consecutivo che lavoriamo in una scuola primaria dell'Istituzione Scolastica Walser-Mont Rose B. Ci occupiamo di un alunno disabile l'una in qualità di insegnante di sostegno a tempo parziale e l'altra come operatore di sostegno. Due operatrici con identità professionali distinte, che condividono l'elaborazione del Piano Educativo Individualizzato, mettendo in luce strategie didattiche ed educative comuni: un'insegnante di sostegno in possesso del titolo di specializzazione per l'insegnamento agli alunni disabili e un'operatrice di sostegno laureata in scienze dell'educazione.

Le funzioni educative

Nel progettare e nel mettere in atto l'attività, ci ha molto facilitato il possedere profili professionali diversi, ma preparazioni simili. L'operatore di sostegno ha un profilo professionale che gli deve permettere di analizzare i bisogni degli alunni nella loro complessità, saper elaborare progetti di intervento e attuarli concretamente. In primis, deve dimostrare di possedere delle capacità relazionali, deve cioè saper concedere uno spazio del proprio tempo e della propria mente all'altro attraverso l'ascolto, l'accoglimento e il contenimento. (Blandino, Le capacità relazionali, UTET, 1996). Le più significative funzioni educative che abbiamo voluto sviluppare con il nostro alunno sono quelle dell'orientamento, l'accompagnamento, la risignificazione del quotidiano e la regolazione che consiste nell'indirizzarlo verso l'interiorizzazione delle regole sociali. Ma ci siamo anche poste il compito fondamentale di promuovere la socializzazione valorizzando le sue proposte e le iniziative costruttive. A volte, infatti, queste idee, pur provenendo dall'alunno stesso, necessitano di una spinta pratica, talvolta emotiva, affinché si realizzino qualunque sia il contesto nel quale si collocano.

Il ruolo dell'operatore di sostegno

Caratteristica peculiare di questo ruolo è di modellarsi secondo l'ambiente professionale nel quale si inserisce (ordine di scuola, patologia, caratteristiche del ragazzo) perché dipende fortemente dal tempo e dallo spazio che il professionista occupa nonché, ovviamente, dalla qualità dell'operato dello stesso. Il ruolo diventa chiaro nel momento in cui si hanno un percorso e una storia che consolidano il senso e il peso di un incarico.
Probabilmente, nella scuola non è del tutto chiaro e univoco il ruolo dell'operatore di sostegno. Mentre sono ormai definiti i diritti e i doveri, il ruolo non burocratico, ma educativo dell'insegnante di sostegno, l'operatore di sostegno è una figura che sta trovando gradualmente la sua dimensione e la sua collocazione nel contesto scolastico e sta cercando di far conoscere all'utenza e ai colleghi attraverso le sue caratteristiche professionali peculiari.
Da queste si potrà partire per gettare le basi pratiche per un futuro riconoscimento formale della sua identità professionale, numericamente sempre più presente nei vari istituti scolastici valdostani di ogni ordine e grado. La legge sull'autonomia, infatti, permette all'istituzione scolastica di delineare percorsi, di individuare obiettivi, compiti, strategie e modalità organizzative rispondenti alle richieste specifiche delle singole scuole, anche attraverso un'assegnazione funzionale del personale docente e non docente. A questo punto, la gestione del personale disponibile nell'Istituzione diventa uno strumento di autonomia dell'istituzione stessa che si trova a poter ragionare di situazioni didattiche specifiche e non di freddi e distanti numeri. Un altro vantaggio deriva dalla possibilità di dialogare tra enti o organizzazioni diverse della stessa istituzione in maniera più intensa e costruttiva.
Inevitabilmente, l'educatore, nell'agire concreto, sfiora il ruolo dell'insegnante di sostegno “bis”, perché opera in orario scolastico e quindi non può fare a meno di affrontare la didattica, oppure rischia di assumere delle forme di maternage che limitano fortemente l'efficacia del suo intervento. Per non cadere in queste trappole, diventa fondamentale la consapevolezza di cosa si vuole e si deve fare, mantenendo viva l'attenzione sulle finalità che sottendono e tracciano il percorso del lavoro educativo. La didattica insomma diventa per l'operatore di sostegno, soprattutto nella scuola primaria, uno strumento del lavoro educativo, un mezzo per arrivare al bambino, alle sue difficoltà e alle sue potenzialità senza sostituirsi a chi nella classe ha questo ruolo.

La necessità del confronto

Questa vicinanza fisica e professionale richiede un lavoro di confronto e di pianificazione forte e continuo che tende a passare in secondo piano nell'ansia dell'organizzazione del lavoro quotidiano che non sempre concede tempi e spazi adeguati per formulare un intervento concertato. I momenti di compresenza sono estremamente ridotti poiché le due figure, l'insegnante e l'operatore di sostegno, sono prese dalle riunioni settimanali di modulo dove sovente si è costretti a dedicare molto tempo agli adempimenti burocratici e organizzativi che incombono e alle progettazioni delle attività di plesso che si susseguono. Questo, unitamente all'impossibilità di una presenza continua per i problemi legati alla copertura dell'orario scolastico, diluiscono nel tempo i momenti di contatto. Certo non è sempre possibile avere una condizione organizzativa ottimale, ma, se esistono i presupposti per garantire un costante confronto tra le diverse figure professionali, gli interventi diretti al disabile risultano armoniosi sia sul piano didattico sia su quello educativo. Lo scambio reciproco di opinioni, di riflessioni e di conoscenze teoriche permette di ottenere una visione più ampia e meno soggettiva del progetto e chiarisce in itinere le intenzioni educative che marcano le tappe del percorso intrapreso dall'alunno. Per incrementare le occasioni di confronto tra operatori scolastici ed utilizzare un linguaggio comune, sarebbe auspicabile incrementare la partecipazione dell'operatore di sostegno agli incontri di ambito degli insegnanti di sostegno e ai corsi di formazione, attinenti le tematiche relative all'integrazione. E questa è un'altra delle possibilità che l'organizzazione autonoma delle Istituzioni scolastiche offre.

Una valutazione collegiale

Infine, un elemento critico su cui poniamo la nostra attenzione è la valutazione. In ambito scolastico, le valutazioni di natura didattica sono immediate in quanto sono comprovate da un lavoro quotidiano evidente che porta a considerazioni obiettive. Le valutazioni di natura socio-educativa sono meno tangibili. D'altra parte “l'educazione è un processo, il processo che noi stessi siamo: la vita” (Aldo Masullo, Il senso dell'educazione, Bambini, nov. 2002). È un processo talvolta più facile da vivere che da spiegare. Dal lavoro dell'operatore di sostegno deve emergere una valutazione che vada oltre gli apprendimenti e sappia stimolare il disabile e le persone che lo circondano a guardarsi dentro. La valutazione educativa supporta le trasformazioni e la promozione di innumerevoli inizi; d'altra parte sono gli inizi a generare quegli entusiasmi che permettono di progettare, organizzare, interrogarsi, cercare, insomma fare esperienza di vita.
Vogliamo concludere ricordando la missione educativa che accomuna l'operato di tutto il personale docente e non docente: l'integrazione dell'alunno disabile. L'insegnante e l'operatore di sostegno devono dedicarsi in particolare all'alunno disabile, ma se, nello svolgere questa funzione di accompagnamento, non si rivolgono anche alla “normalità” circostante, rischiano essi stessi di vivere forme di isolamento. Allo stesso tempo, gli insegnanti di classe non possono occuparsi di “normalità” senza tenere in considerazione i “diversamente abili”. È importante quindi che le figure professionali coinvolte in ambiente scolastico si riconoscano ruoli differenti, ma intervengano sempre in modo interattivo e cooperativo.
Queste nostre riflessioni vogliono fornire l'occasione per un dibattito sulle questioni proposte, promuovere lo scambio di esperienze e strategie d'azione e favorire la discussione sulle misure necessarie per far sì che la didattica e l'intervento educativo-assistenziale non siano integrati solo in funzione di una copertura oraria più consistente, ma piuttosto in vista di una progettualità più articolata e che siano l'esito di un pensiero sinergico.

Gli operatori di sostegno

Gli operatori di sostegno contrattualmente fanno parte del Comparto unico del pubblico impiego della Regione autonoma Valle d'Aosta (Categoria C - Posizione C2). Vengono assunti a tempo determinato, con un orario di servizio di 36 ore settimanali,
dal Dipartimento Personale e Organizzazione - Direzione sviluppo organizzativo dell'Amministrazione regionale, ai sensi dell'articolo 7 della legge regionale 24 ottobre 1989 n. 68, sulla base della disponibilità finanziaria e sono assoggettati alle norme previste dal Contratto collettivo di lavoro regionale.
Il numero complessivo degli operatori di sostegno è di 102 unità e, unitamente a 166 insegnanti di sostegno, operano su 280 alunni disabili distribuiti in tutte le istituzioni scolastiche della Regione.
I loro compiti variano secondo l'ordine di scuola in cui il ragazzo è inserito e la gravità della sua patologia.

L'assegnazione degli operatori

L'assegnazione degli operatori alle scuole di ogni ordine e grado è coordinata dall'Ufficio inserimento alunni disabili del SSAS (Servizio Supporto Autonomia Scolastica).
La procedura di assegnazione alle istituzioni scolastiche prevede diversi passaggi, il primo dei quali è rappresentato dalla definizione di un progetto da parte degli operatori scolastici, di quelli socio-sanitari e dei familiari nelle riunioni previste dal PEI (Piano Educativo Individualizzato). I progetti, una volta definito il monte ore necessario per ogni singolo alunno, vengono trasmessi all'Ufficio inserimento alunni disabili che li valuta e ne fa un'analisi quantitativa. Su queste basi, viene quantificato il monte ore complessivo e definito il numero di operatori di sostegno necessari ad ogni istituzione scolastica. La Giunta regionale, con propria delibera, li assegna formalmente alle istituzioni.
A questo punto, i dirigenti scolastici diventati referenti didattici e amministrativi degli operatori, li assegnano ai singoli casi attraverso modalità proprie ad ogni istituzione scolastica.
Alcuni operatori vengono, invece, assegnati al SSAS per essere utilizzati come supplenti o per altre particolari esigenze che si possono manifestare in corso d'anno.

Rita Vacher

 

Tiziana Cout
Nathalie Vuillermin

 

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