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Mentre Dio stava da solo al buio

Studi condotti longitudinalmente sulla popolazione scolastica hanno dimostrato che spesso gli studenti attraversano l’istituzione senza modificare le strutture del loro pensiero, restando “incontaminati” sul piano logico rispetto alla condizione di ingresso, soprattutto per quanto riguarda il senso del tempo e della storia.
L’educazione temporale, infatti, deve accompagnare l’esperienza di insegnamento-apprendimento fin dall’inizio e proseguire con interventi mirati, seppur diversificati, in base alle capacità degli alunni nei vari gradi scolastici.
Se omessa, perché data per scontata o affidata all’esecuzione estemporanea e casuale di sollecitazioni o, peggio, all’impiego non mediato del manuale, cioè al di fuori di un percorso cognitivo progettato e ben strutturato dall’insegnante, rischia di consolidare idee ingenue, luoghi comuni o di ingenerare nuovi stereotipi.
Uno degli stereotipi che l’insegnamento della storia rischia di consolidare nella mente degli allievi riguarda proprio la misurazione del tempo secondo i parametri dell’era cristiana che ripartiscono il tempo in prima e dopo Cristo. Se non esplicitiamo che si tratta non del modo, ma di uno dei modi possibili, il nostro, di misurare il tempo per ricostruire e collocare i fatti del passato, i bambini perderanno una preziosa occasione per capire che la narrazione storica esprime sempre un punto di vista; che il punto di vista della storia nei manuali è quello occidentale; che esistono altre scansioni temporali e, quindi, altre narrazioni.
Insomma che un’altra storia è possibile. L’unità di apprendimento qui presentata è stata sperimentata nell’anno scolastico 2005-2006, nelle classi 4E - 4F del Circolo didattico di Margherita di Savoia (Foggia), guidando gli alunni alla scoperta della pluralità dei sistemi di misurazione del tempo passato e aggiunge un tassello alla non facile, ma ormai imprescindibile, riscrittura della storia insegnata in dimensione interculturale.

Obiettivi
• Comprendere che la nascita di Cristo è solo uno dei riferimenti possibili per misurare il tempo passato.
• Scoprire che le civiltà storicamente si sono date dei riferimenti differenti spesso, ma non sempre, di carattere religioso.

Requisiti
• Saper rappresentare sulla striscia del tempo i decenni, i secoli e i millenni avanti e dopo Cristo.
• Saperli leggere correttamente.

Scenario
Per richiamare alcuni concetti affrontati negli anni scolastici precedenti, soprattutto in classe terza, ho proposto i seguenti esercizi:

Esercizio n. 1 - Costruisci una linea del tempo dall’anno zero (nascita di Gesù) fino al 2005, utilizzando la seguente scala temporale: 1 quadretto = 1 decennio. Quindi segna in giallo i decenni, in rosso i secoli e in blu i millenni.

Esercizio n. 2 - Calcola sul grafico e completa la tabella

Dalla nascita di Gesù sono trascorsi
DECENNI
SECOLI …
MILLENNI …
200 e mezzo
.......
......

Attività n. 1 - Problematizzazione e formulazione di ipotesi
Successivamente ho avviato una conversazione ponendo la seguente questione: Secondo voi, tutti i popoli della terra misurano il tempo passato a partire dalla nascita di Cristo?
I bambini si sono espressi liberamente e senza timore, com’è loro abitudine, a volte portando argomentazioni più articolate a sostegno delle ipotesi formulate:
- “Secondo me sì, perché Gesù è conosciuto in tutto il mondo, quindi la sua nascita è un evento che tutti gli uomini conoscono e usano per contare gli anni”. (Roberto)
- “Io non sarei così sicuro che tutti gli uomini conoscono Gesù Cristo”. (Salvatore D.)
- “Per me ha ragione Salvatore. Io ho visto un marocchino che pregava inginocchiato su un tappetino, sul lungomare. E poi so che esistono altre religioni. Le abbiamo studiate l’anno scorso con la maestra Anna: ci sono i copti, gli ortodossi…” (Nicolas)
- “Secondo me, anche se gli uomini pregano in modi diversi, per contare gli anni e per misurare il tempo partono tutti dalla nascita di Gesù”. (Salvatore R.)

Attività n. 2 - Religioni a confronto: cristianesimo, ebraismo, islamismo
Ho deciso di costruire delle schede informative sulle tre principali religioni nel mondo. L’ho fatto utilizzando la medesima scansione tematica (il credo, il luogo di culto, il testo sacro, i simboli, la diffusione), in modo da renderle più facilmente comparabili.
Ho distribuito le schede ai bambini che hanno avuto la consegna di individuare ed evidenziare le tematizzazioni, denominarle, rappresentarle col disegno. Per rendere il percorso meno astratto, ho disegnato sulla lavagna tre bambini che si presentano: Lucy, una bambina occidentale cristiana; Abdul un bambino arabo musulmano e Giona un bambino ebreo.
A questo primo lavoro di analisi, è seguita la localizzazione sul planisfero attraverso un esercizio.

Esercizio n. 3 - Colora le aree geografiche secondo la legenda. Quindi scrivi a quali nazioni attuali corrispondono.

Attività n. 3 - Verifica delle ipotesi
A questo punto sono stati i tre personaggi, Lucy, Abdul e Giona a rivelarci i diversi punti di riferimento utilizzati nel conteggio degli anni: così i bambini hanno scoperto che, oltre alla nascita di Cristo, riferimento utilizzato dai cristiani, ci sono la creazione del mondo (anno 3761 a.C.) per gli ebrei e la fuga di Maometto da La Mecca (622 d.C.) per gli islamici.

Attività n. 4 - Periodizzazioni a confronto
A questo punto, i bambini hanno avuto tutti gli elementi per poter impostare una striscia del tempo che permettesse loro di visualizzare la durata delle tre diverse ere.
Lo hanno fatto prima individualmente, sul proprio quaderno (1 quadretto = 1 secolo), e poi su una striscia murale, utilizzando una scala temporale differente.
Sollecitati da una conversazione guidata, i bambini si sono espressi sulla durata delle ere, elemento più immediatamente percepibile dal grafico temporale: è saltato agli occhi che quella ebraica dura quasi il doppio dell’era cristiana, mentre quella islamica è la più
breve delle tre ed è la più ‘giovane’ (recente).
Si sono accorti anche che tutte le ere sono riferibili ad aspetti legati all’esperienza religiosa ed, in questo, individuano una costante, seppure in mezzo ad altre differenti sfumature, di cui dibattono vivacemente:
- “Per noi cristiani il riferimento è a Cristo, che è Dio, invece per i musulmani a Maometto, che è un profeta di Allah”. (Roberto)
- “E poi noi abbiamo messo la nascita come fatto importante della vita di Gesù, da ricordare e da dove partire per contare gli anni; invece i musulmani fanno riferimento non alla nascita di Maometto, ma alla sua fuga”. (Antonio)
- “Forse proprio perché lui (Maometto) non era tanto importante: non era Dio e quindi non si poteva mettere la sua nascita all’inizio del tempo”. (Antonella B.)
- “Maometto ha dimostrato di non essere tanto coraggioso, invece Gesù si è fatto catturare e poi uccidere. Ma se voleva anche lui poteva fuggire e salvarsi”. (Nicolas)
- “Invece lui è morto per salvare noi”. (Salvatore D.)
- “Per gli ebrei il fatto più importante da ricordare è quando Dio ha creato il mondo”. (Roberto)
- “Certo, perché Dio non è nato e non è morto: è sempre esistito nell’universo e non ha una data di nascita precisa”. (Antonio)

Attività n. 5 - Ricerca delle spiegazioni
Abbiamo riflettuto sulla parola ‘era’. È un termine che abbiamo già incontrato, a proposito delle principali ere geologiche studiate nell’anno scolastico precedente, in terza.
Ho spiegato che si è trattato di un periodo in cui c’è stato un cambiamento radicale a partire da un avvenimento considerato fondamentale.
Ho cercato di condurli a ragionare su perché, tra tanti eventi possibili, ciascun popolo avesse scelto proprio quello, e non un altro evento, per iniziare il conteggio degli anni.
- “Secondo me, perché Gesù è il Salvatore. Prima erano peccatori e poi, dopo che lui è nato, quelli che credono nella sua parola si potevano salvare”. (Martina)
- “Invece, prima di lui, prima che nasceva Gesù no, non potevano salvarsi: gli uomini erano peccatori”. (Vincenzo)
- “Gli ebrei hanno scelto l’evento della creazione perché prima della creazione loro non c’erano, non esistevano proprio. Quindi quando il mondo è stato creato loro hanno cominciato la loro storia”. (Andrea)
- “Ma non esistevano neanche gli animali e le piante, c’era solo Dio nell’Universo e non c’era nient’altro”. (Simona)
- “Non c’era neanche la luce perché Dio la doveva ancora inventare. Prima della creazione Dio stava da solo e al buio”. (Martina)
- “Per i musulmani è importante la fuga di Maometto, perché se lui non fuggiva i suoi nemici lo uccidevano”. (Simona)
- “Se lo uccidevano, lui non poteva predicare e insegnare agli uomini la parola della salvezza”. (Andrea)
- “E non la potevano neanche scrivere nel Corano e oggi non si poteva conoscere più quello che Maometto ha detto”. (Vincenzo)

Attività n. 6 - Presentazione di due ere ‘laiche’
Per dimostrare che gli uomini, storicamente, non hanno sempre posto un fatto religioso alla base della misurazione del tempo, decido di presentare due sistemi di misurazione per così dire ‘alternativi e laici’: il sistema di misurazione romano ab urbe condita (753 a.C.) e quello greco, a partire dalla istituzione dei giochi olimpici (776 a.C.).
I bambini inseriscono queste altre due ere nella rappresentazione grafica murale.

Esercizio n. 4 - Completa la tabella calcolando gli anni secondo le tre diverse ere (foto n. 5)

Anno Era cristiana Era ebraica Era islamica
Oggi siamo nell’anno…
2005
5766
1383
Gesù è
nato
nell’anno…
0
3761
- 622
Noi siamo
nati
nell’anno…
1996
5757
1374

 

Durante lo svolgimento di questo esercizio, la maggior parte dei bambini si è mostrata meravigliata ed incredula, soprattutto rispetto al computo dell’anno in cui ci trovavamo (2005), secondo le altre due ere.
Nelle affermazioni che seguono, infatti, si coglie in modo evidente il bisogno dei bambini di assumere una posizione chiara di cui, pur nella diversità degli esiti, si ribadisce la legittimità.
- “Anche se cambiano gli anni nessuno sbaglia: né i cristiani, né gli ebrei e neanche i musulmani”. (Martina)
- “I numeri sono sempre diversi perché cambia il punto di riferimento”. (Giulia)
- “Ogni popolo inizia a contare da un fatto storico importante per lui”. (Luigi e Andrea)
- “Abbiamo scoperto che non esiste solo il nostro modo di misurare il tempo passato, ma ci sono altri modi, di altri popoli, tutti giusti”. (Simona)

Considerazioni conclusive

Lo svolgimento di questa unità di apprendimento non è sufficiente a rendere consapevoli i bambini, una volta per tutte, dell’esistenza di narrazioni storiche altre rispetto a quella del libro di testo, narrazioni differenti, ma con la stessa legittimità e dignità.
Il decentramento cognitivo non è un punto di partenza, ma un faticoso approdo, spesso non definitivo, frutto della convergenza di interventi mirati e reiterati, che trovano nell’insegnamento della storia un terreno particolarmente fertile.
Condizioni favorevoli alla costruzione di un approccio storico interculturale, ad esempio, sono percorsi propedeutici sui diversi punti di vista, ricostruzioni geo-storiche di quadri di civiltà non occidentali e continue riflessioni sugli scambi culturali tra i popoli, oggi come nel passato.

Francesca Bellafonte

 

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