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Oltre l'emozione

Un percorso sulla Shoah tra una teoria della didattica della storia e pratica del laboratorio
di storia

Ogni anno all’Istituto Magistrale Regina Maria Adelaide di Aosta, in occasione del 27 gennaio, “Giorno della Memoria”, viene allestita e illustrata dagli studenti di alcune classi quinte ai compagni più giovani un’esposizione sulla Shoah e sulla deportazione.
Pur mantenendo il tema della deportazione razziale e politica come sfondo sul quale si contestualizzano uno o più casi esaminati dagli studenti, si privilegia ogni anno un tema specifico e abbastanza circoscritto. Nell’anno scolastico 2004/2005 è stato scelto il tema La deportazione dei bambini, nell’a.s. 2005/2006 I deportati dalla Valle d’Aosta, la Valle d’Aosta e i deportati, nell’a.s. 2006/2007 Memoria e giustizia. Dalla memoria della deportazione alla riflessione sulla “Banalità del male”.
L’esposizione non ha alcuna pretesa di originalità nella presentazione dei materiali. Vuole offrire, al contrario, materiale adatto ai giovani di una scuola superiore. Per questo vengono esposti casi, documenti e fotografie non originali, accompagnati da brevi spiegazioni scritte dagli stessi studenti in modo semplice e senza pretesa di esaustività. Alcuni temi ricorrono tutti gli anni: la vicenda della deportazione di 44 bambini ebrei da Izieu (dipartimento dell’Ain) nell’aprile 1944, ad esempio. La visita alla Maison, che ospitava i piccoli ed ora è uno dei “luoghi della memoria” francesi, è un’esperienza con un impatto sui ragazzi talmente forte che sentono di doverla riproporre in una sezione della mostra.
Il valore di quest’attività didattica non risiede tanto nel prodotto finale (nonostante siano comunque da apprezzare gli sforzi dei giovani autori), quanto nel processo che cerca di porre realmente lo studente al centro della costruzione delle sue conoscenze e, nel momento della comunicazione, come “mediatore” tra i contenuti e i compagni delle altre classi.
Per questo motivo, ho deciso di presentare i vari momenti del percorso facendo riferimento alla pratica didattica del “laboratorio di storia” e alla metodologia di didattica della storia (che ne costituisce la giustificazione teorica) elaborata dal professor Ivo Mattozzi e messa in atto dall’associazione di insegnanti di storia, Clio ‘92.

Partenza dal “vicino”
L’attività inizia con la lettura individuale, da parte degli studenti, di alcuni libri(1), di storia o di memorie, sulla deportazione per motivi razziali o politici dalla Valle d’Aosta e sull’internamento di militari valdostani, in seguito al loro rifiuto di collaborare con i nazisti dopo l’armistizio del 1943. Alla lettura segue una breve esposizione dei testi alla classe, in modo tale che gli studenti possano delineare, o per aver letto o per aver ascoltato le relazioni dei compagni, un quadro della deportazione nella nostra regione. Partire da situazioni geograficamente “vicine” è utile in quanto permette di:
• affrontare il problema su scala locale per poi allargare il discorso alle dimensioni nazionale e continentale;
• motivare gli studenti all’apprendimento poiché sono presentati personaggi, luoghi, situazioni a loro più familiari;
• trovare fonti, testimonianze, storici esperti sul problema con una maggiore facilità;
• fare comprendere che la storia generale non è lontana, ma ha coinvolto anche la vita di persone della nostra comunità, che talvolta ha l’impressione di essere ai margini della grande storia.
Con grande stupore dei ragazzi, tra i deportati dalla Valle d’Aosta o valdostani, si sono trovati talvolta anche i nomi dei nonni di alcuni studenti.

Attraverso le fonti
La seconda attività è costituita da un modulo che analizza la storia francese dal 1940 al 1945. Per passare dalla storia locale alla storia generale, gli studenti utilizzano materiali tratti, in buona parte, da un manuale francese di storia. Vengono prese in considerazione le vicende della Francia relative alla disfatta del maggio-giugno 1940, all’occupazione nazista, al collaborazionismo della repubblica di Vichy, alla deportazione, alla Resistenza e alla liberazione.
Ogni argomento è affrontato partendo dall’analisi di alcune fonti significative, che sono proposte, come succede di frequente nei manuali francesi, in apertura di ogni capitolo. La conoscenza storica non è pertanto data in forma già precostituita e narrata nel manuale, ma è costruita dallo studente stesso attraverso un’interrogazione della fonte.
Il passaggio alla fase successiva, l’esposizione in forma scritta delle conoscenze acquisite, assume una valenza sia sul piano delle conoscenze, in quanto lo studente riorganizza le informazioni, sia su quello del metodo. Solo con quest’esperienza diretta, infatti, lo studente può acquisire la consapevolezza del significato della conoscenza storica, del fatto che essa non esiste senza le fonti, se interrogate opportunamente, ma neppure senza la successiva comunicazione in forma scritta operata da chi fa la ricerca.
Gli studenti passando, con questa attività, dalla storia della Valle d’Aosta a quella italiana e europea, costruiscono lo sfondo, all’interno del quale possono contestualizzare alcuni casi particolari.

La didattica dei luoghi
Per i nostri studenti, coinvolti nel percorso, costituisce un momento fondamentale la visita alla Maison Musée d’Izieu, Mémorial des enfants juifs exterminés. Questo luogo, infatti, assume una doppia valenza: è luogo di storia, cioè sede di un museo sulla seconda guerra mondiale e sulla deportazione dalla Francia, ed è luogo di memoria, in quanto presenta la casa come era al momento in cui ospitava, dalla primavera 1943 all’aprile 1944, numerosi bimbi ebrei, deportati nel 1944 ad Auschwitz.
Attualmente, la Maison di Izieuè molto conosciuta dagli insegnanti valdostani che spesso vi accompagnano in visita le classi delle scuole secondarie di primo e secondo grado. Inoltre, le visite ai luoghi della memoria (in particolare a quelli legati all’esperienza drammatica della deportazione e dello sterminio, alla Resistenza partigiana o alle stragi connesse alla seconda guerra mondiale) stanno diventando una consuetudine nella scuola. Questo accade a partire dalla convinzione che l’incontro con quella particolare forma di testimonianza rappresentata dai luoghi può avere una speciale rilevanza educativa e dare spessore alla conoscenza storica, per il valore che assume la possibilità di immergersi in un passato che è ancora in grado di parlare con la forza della sua stessa fisicità, rappresentata dai segni che vi sono conservati e dalle tracce che è possibile scoprirvi.
Indubbiamente, questa forza è presente nella Maison Musée d’Izieu soprattutto per le emozioni che suscita la vista delle aule e delle stanze dei bambini, dei loro disegni e delle loro foto, tutte accompagnate da una differente data di nascita, ma dalla stessa data di morte.
La storia non si costruisce con le emozioni se queste non possono poggiare su una solida base di conoscenza che può essere arricchita dalla pluralità di materiali presenti nell’esposizione e nella salle pédagogique di Izieu. Ma, per una vicenda come quella della Shoah dal valore non solo cognitivo, ma anche formativo per la coscienza dei giovani, per una volta, le emozioni possono costituire un valido sostegno alla comprensione e alla conoscenza.

Il prodotto
Infine, al ritorno da Izieu, nel momento di riflessione sulla vicenda dei bambini e sulla base degli spunti offerti dai materiali esaminati e dagli incontri fatti, giunge il momento di decidere l’argomento dell’esposizione del 27 gennaio. Deve trattarsi di un caso all’interno del più ampio problema della deportazione, abbastanza circoscritto da poter essere, se non esaurito, almeno trattato abbastanza diffusamente nei sei pannelli che possono essere esposti nella biblioteca dell’Istituto Magistrale, ma abbastanza ampio da poter fornire ad ognuno degli studenti un piccolo argomento da analizzare e sul quale produrre un cartellone.
Un esempio. Il tema affrontato nell’esposizione per il 27 gennaio 2006 era: I deportati dalla Valle d’Aosta, la Valle d’Aosta e i deportati. A partire dai testi di storia locale letti ed esposti all’inizio del percorso, ad ogni studente (o gruppo) è stato attribuito il compito di raccontare in un pannello la vicenda di un deportato, accompagnandola con l’illustrazione del campo nel quale è stato internato. Gli studenti che hanno affrontato la vicenda di Ida Désandré hanno curato l’allestimento di alcuni cartelloni nei quali sono stati brevemente illustrati la biografia della donna (“La storia di Ida”), il suo viaggio di deportazione e la storia di due dei campi nei quali è stata detenuta, Ravensbrück e Bergen Belsen. Le vicende della famiglia Jona sono state esposte nella sezione intitolata “La famiglia Jona da Issime ad Auschwitz” ed hanno permesso di illustrare il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau.
Dopo avere steso dei brevi testi con notizie e foto significative, i ragazzi hanno partecipato all’allestimento dell’esposizione e l’hanno illustrata ai compagni delle altre classi, sottolineando il significato della giornata della memoria, la legge che l’ha introdotta e le motivazioni che hanno portato alla scelta della data del 27 gennaio.
Per una volta, sono i ragazzi stessi a “tenere una lezione” ad altri studenti utilizzando e trasmettendo le conoscenze che hanno contribuito a ricercare, selezionare, riorganizzare e interpretare.

Una proposta per il futuro
Anche per il prossimo 27 gennaio 2008 gli studenti delle classi 5A Scientifico Tecnologico e 5B del Liceo delle Scienze Sociali riproporranno un’esposizione per la “Giornata della memoria”. Il tema sarà costituito dalle vicende di alcuni “eroi”, che sono ricordati per avere messo a repentaglio la propria vita per salvare quella degli altri, e dall’esempio della Danimarca, da dove, di fronte alla deportazione decisa dagli occupanti nazisti, una straordinaria mobilitazione popolare ha permesso la fuga di migliaia di ebrei verso la neutrale Svezia. Sono alcuni esempi di grande valore formativo che possono ricordare ai giovani di oggi l’atrocità della Shoah e della deportazione, ma anche che esiste la possibilità di operare una scelta di responsabilità personale, quella di “dire di no”.

Beatrice Feder

Note
(1) ELSBERG K. (2001), Come sfuggimmo alla Gestapo e alle SS. Racconto autobiografico, Le Château, Aosta.
MOMIGLIANO LEVI P. (2001), La quotidianità negata. Da Issime a Auschwitz: il caso della famiglia di Remo Jona, Le Château, Aosta.
PRAMOTTON L., MINELLI M. (2001), Storie e storia, Émile Chanoux, Primo Levi, Émile Lexert, Ida Désandré tra Resistenza e deportazione, Le Château, Aosta.
BINEL L. (1983), Cronaca di un valdostano, Aosta.
MOMIGLIANO LEVI P. (2003), Renzi, commissario eroe, Arturo Bascetta edizioni, Pietrastornina Av.
DÉSANDRÉ I. (1992), Vita da donne, Arcidonna, Aosta.
PRESA S. (a cura di) (2004), Ida Désandré, testimone della deportazione nei Lager nazisti, Le Château, Aosta.
FALETTI LANDI L. (1995), Ai giovani perché sappiano, Tipografia valdostana, Aosta.

 

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