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Édito

Indicazioni nazionali e programmazione editoriale - Sarà anche lo sfinimento di questi ultimi anni. Sarà il linguaggio più fluido e meno ridondante, saranno l’assenza di allegati minuziosi e ordinati secondo logiche nascoste, sarà la ricomparsa di termini come curricolo e prospettiva interculturale, certo è che il mondo della scuola sembra aver accolto con una certa serenità il decreto ministeriale 31 luglio 2007 e la seguente direttiva n. 68 del 3 agosto 2007 recante le indicazioni per il curricolo della scuola di base.
Certo è che ora siamo tutti chiamati ad una prima riflessione individuale e collettiva, orientata da una circolare della Sovrintendenza agli Studi regionale che invita a ricercare i possibili elementi di continuità e di discontinuità tra l’agito quotidiano e le sollecitazioni ministeriali, tenendo conto della curvatura plurilingue della scuola valdostana. Senza entrare nel merito dei curricoli disciplinari proverò qui a riassumere brevemente le peculiarità che rendono più accetto il documento, peculiarità pedagogiche e non facili pregiudiziali politiche che indebolirebbero la proposta più che darle significatività.
Quali gli elementi da segnalare allora. La sottolineatura della necessaria integrazione tra scuola e territorio per realizzare il dettato costituzionale (art. 2, 3, 4), la riconferma del ruolo ineludibile della scuola a fronte dei “molti casi nei quali le famiglie incontrano difficoltà più o meno grandi nello svolgere il loro ruolo educativo”, l’invito alla costruzione di una cittadinanza unitaria e plurale al tempo stesso, l’attenzione alla disabilità e la prospettiva interculturale che presiede alla progettazione curricolare sono tutti elementi che segnalano sensibilità educativa. Positivo risulta anche il tentativo di ricomporre a maggiore unitarietà il frammentato mondo dei saperi, riconsiderando le discipline all’interno di tre grandi aree: area linguistico-artistico-espressiva; area storico-geografica; area matematico-scientifico-tecnologica, nell’intento di avviare gli alunni ad una visione più unitaria della conoscenza. Forse semplicemente sembrano indicazioni di buon senso, leggibili, in cui trapelano realistiche e possibili difficoltà e da cui occhieggiano alcuni dei nostri alunni che difficilmente si riconoscerebbero se chiamati fanciulli.
Va comunque segnalato che la scuola secondaria di primo grado appare come il segmento meno valorizzato, a rischio di semplificazione, mancano un approfondimento teorico e considerazioni educative sul senso del lavoro scolastico individuale, da motivare e far acquisire come costante, nonché il riconoscimento della complessità a stabilire e mantenere nell’età adolescenziale una positiva relazione docente-discente. La scansione dei traguardi poi e la discreta coerenza tra le competenze dei diversi gradi ben si adattano ad essere interpretate all’interno degli istituti comprensivi, forma organizzativa adottata in tutte le scuole di base della nostra regione al momento dell’introduzione dell’autonomia scolastica. Debole risulta tuttavia l’aspetto della valutazione, che non può essere lasciata alle singole scuole soprattutto nel momento finale, che va correlata con le scelte educative di fondo e parametrata su standard riconosciuti. Dal lavoro di confronto e di approfondimento cui sono chiamate tutte le scuole è possibile dunque sperare di raccogliere un interessante repertorio di azioni già in essere, coerenti con le indicazioni e di individuare sollecitazioni per “promuovere la capacità degli studenti (e perché no anche degli insegnanti) di dare senso alla varietà delle loro esperienze” anche in un’ottica bi/plurilingue.
Durante l’ultima riunione del nostro comitato scientifico, allargata al comitato tecnico, sono stati individuati i temi che orienteranno le prossime pubblicazioni:
L’autonomie au quotidien, ovvero che cosa è cambiato nella didattica con l’avvento dell’autonomia; il look a scuola.
• Quali paure agitano la scuola; “sottobanco”.
• Quali sono e come utilizzare in classe le nuove forme di scrittura.
• La musica nella scuola.
È previsto, inoltre, un numero interamente dedicato al tema dell’inclusione.
Inutile dire che contiamo, come sempre, sul contributo di tutti i nostri lettori-collaboratori.

Giovanna Sampietro

 

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