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Spazio e tempo

Ad una prima analisi, la letteratura dell'ultima riforma, al di fuori dei paragrafi dedicati agli obiettivi specifici di apprendimento della geografia, non frequenta molto l'area semantica legata al territorio. Nel d.l. 19 febbraio 2004, n. 59 e nei suoi allegati, il termine territorio compare in una frase, che ritorna nei diversi gradi, e che fa riferimento alle funzioni del tutor, che, “in costante rapporto con le famiglie e con il territorio”, svolge le funzioni che gli sono richieste e cioè di orientamento del tutorato, di coordinamento delle attività didattiche, di cura delle relazioni con le famiglie e di cura della documentazione del percorso formativo con l'apporto degli altri docenti. Questa figura funambolica, che regge con la sola forza delle sue braccia le funzioni sopra elencate, cammina dunque in bilico sul filo teso tra la famiglia e il territorio da un lato e la scuola dall'altro.
Alle sei educazioni (alla cittadinanza, stradale, ambientale, alla salute, alimentare e all'affettività) è affidata la realizzazione di un percorso verso lo stabilirsi di un rapporto maturo e responsabile tra soggetto educato e territorio.
È nella declinazione degli obiettivi specifici di apprendimento dell'educazione alla convivenza civile, infatti, che compaiono riferimenti a quella concezione di territorio inteso come spazio soggetto a leggi comuni, come luogo progressivamente sempre più ampio dove fare esercizio di democrazia, come risorsa sociale e didattica che trapela forte anche dai nostri articoli, sia nella sezione Repères sia in quella particolarmente ricca relativa alle Pratiques.
Nel caso della Valle d’Aosta parlare di territorio, di spazio, significa anche parlare di tempo. Molte sono le suggestioni storiche che la dimensione geografica ci offre.
Ripercorrendo il testo di M. Cuaz, Alle frontiere dello Stato, nell'elenco delle scuole di villaggio che lo Stato fascista soppresse nel 1924 nonostante le battaglie dell'abbé Trèves e di Anselme Réan, trovo La Plantaz. Conosco quella scuola: due stanze, in alto nella frazione di Nus affacciata sulla statale 26, nella prima una vecchia stufa, nella seconda una cattedra, una lavagna, qualche banco. Nel 1974, cinquant'anni dopo, i bambini di La Plantaz frequentavano ancora quella scuola. Mi rivedo, supplente diciannovenne, osservare, dalla cattedra di un’école de hameau, i miei primi cinque alunni veri.
Dal territorio, da quello valdostano in particolare, la storia si impone.
Sono soprattutto gli uomini che fanno il territorio, gli uomini e le donne che lo vivono, lo progettano e aiutano i giovani a pensarlo sempre migliore, gli insegnanti tra gli altri. Molti tra noi, donne e uomini di scuola, hanno condiviso tratti di percorso, momenti di vita personale e professionale con due colleghe, che hanno abitato appieno il nostro territorio, Lucia ed Etle. Ora non sono più con noi, con affetto e stima le voglio ricordare. Tutte e due apprezzate insegnanti di lettere, la seconda dichiarava di aver scoperto la sua vocazione all'insegnamento proprio grazie alla prima. Anche di Oddone Bongiovanni, del suo equilibrio e della sua competenza come insegnante, Preside, Direttore dell'IRRSAE, Assessore, Sindaco, noi tutti e il nostro territorio conserveremo memoria.
La scuola concorre a definire un territorio e un territorio esprime la sua scuola.
La riforma Moratti, avviata tra dubbi pedagogici e difficoltà organizzative nel resto d'Italia, in Valle d'Aosta ha avuto un momento di stop in attesa degli adattamenti richiesti dal nostro Statuto.
La scuola valdostana sta dunque aspettando di essere consultata e di conoscere gli orientamenti che dal territorio verranno, per difendere i suoi acquis pedagogici e didattici.

Giovanna Sampietro

 

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