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Accompagnando i ragazzi tra scuola, lavoro (e… divertimento)


Il racconto del percorso professionale e di vita di un’insegnante dell’Istituto professionale regionale di Pont-Saint-Martin ci fa conoscere le diverse modalità di approccio degli studenti al mondo del lavoro.

1990 - Nove anni la figlia, sei anni il figlio. Figli grandi, mi dice la Preside, anzi il Direttore della Scuola Coordinata. “Potresti occuparti degli stage estivi in qualità di tutor.” E da allora, di anni, ne sono passati quattordici, di Presidi, quattro, no tre Direttori e un Dirigente ed io continuo a peregrinare da un'azienda all'altra in qualità di tutor. No, adesso sono aumentata di grado, scusate, di anni e, quindi, posso anche occuparmi di rapporti scuola-azienda in qualità di progettista, perché a scuola, spesso, vige il “Fai tu che tanto sai”, e se si entra in un certo ingranaggio, poi, non se ne esce più. Non si pensa che anche chi sa un giorno non sapeva. Gli anni da pioniere, però, mi hanno dato soddisfazioni ed oggi, un po' più saggia e meno sprovveduta, posso anche permettermi di esprimere un giudizio sulla scuola in cui lavoro dal 1977: l'IPR di Pont-Saint-Martin, ISITIP dal 2000, ha percorso una lunga strada convinto che lavoro e scuola non possono viaggiare su due binari separati, ma devono collaborare.

1992 - La mia scuola avvia la sperimentazione del “Progetto 92” che rappresenta un rilancio dell'istruzione professionale. Il progetto si tramuterà, poi, in “Nuovo Ordinamento” con il decreto ministeriale del 15 aprile 1994 e diventerà attivo anche in Valle d'Aosta con legge regionale 50/96 del 27/12/1996.

1996 - È arrivato il momento di studiare il primo progetto di area professionalizzante. I lavori fervono: incontri con l'Agenzia del lavoro e con l'AVI (Associazione industriali valdostani), viaggi a Torino, a Bra e in Emilia Romagna, poi ancora Agenzia del lavoro. Luglio: terminati gli esami di maturità, ultimi sforzi tra macroprogettazione, microprogettazione, pianificazione e competenze, ma poi il 30 c'è il traghetto… Non ho fatto i conti con le ferie del personale dell'Agenzia del lavoro: marito e figli si imbarcano ed io lavoro fino al 3 agosto, “ma tanto ormai i figli sono grandi!” Per fortuna, però, a volte, c'è anche la legge del compenso e, a novembre, la Preside ed io partiamo per Norimberga, perché abbiamo vinto una borsa di studio del Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale (Cedefop) e del Ministero del lavoro e, per una settimana, ci immergiamo nel sistema di formazione tedesco, ma anche nell'enogastronomia assieme ad altri rappresentanti dell'Europa. Il confronto con altre realtà, soprattutto quelle europee, è stato di notevole stimolo, ma quanta difficoltà far ricadere tale esperienza in un contesto in cui la scuola conta poco! L'istituto professionale di Pont-Saint-Martin, tuttavia, si è attivato continuamente per rispondere in modo sempre più adeguato agli obiettivi del “Nuovo Ordinamento”, che pone come prioritario l'aggancio scuola/mondo del lavoro, e, oggi, sono passati otto anni da quando sono usciti i primi diplomati del nuovo professionale (che rischia di diventare vecchio professionale se non si investono nuove energie).

2004 - L'area professionalizzante, l'esperienza scuola-lavoro, i percorsi integrati istruzione e formazione e la formazione integrata sono i progetti che permettono alla scuola, in collaborazione con il mondo del lavoro, di migliorare la formazione professionale degli alunni, trasformandoli in giovani con competenze certificate e facilmente spendibili sul territorio.

AREA PROFESSIONALIZZANTE

L'area professionalizzante è stata ed è tuttora un'innovazione significativa. Si tratta di un pacchetto di 600 ore ripartite sui due anni del post-qualifica (classi quarte e quinte) e suddivise in 440 ore di lezioni e 160 di stage, durante le quali gli studenti vengono messi a stretto contatto con il mondo del lavoro. Ogni anno, si progetta l'area professionalizzante, proponendo per le classi quarte del post-qualifica le figure professionali che si intendono formare sulla base dei bisogni del territorio. I progetti da realizzare partecipano ai bandi di concorso del Fondo Sociale Europeo da cui vengono finanziati, purtroppo! (Eh, sì, perché, per aiutare la scuola, che si fa? La si ingabbia nelle
formalità del FSE!)

Le ore di lezione, il più possibile pratiche, si svolgono a scuola e sono tenute da personale esperto inserito concretamente in attività lavorativa specifica.
Nel caso di alcune classi dell'indirizzo meccanico, i corsi di formazione (otto ore al giorno) sono avvenuti nelle aziende. L'esperienza è stata positiva e anche quello, che poteva sembrare un neo - il trasporto con mezzo proprio - si è rivelato un fattore positivo di aggregazione, in quanto le famiglie sono state coinvolte ed hanno contribuito alla buona riuscita del progetto.

Le ore di stage prevedono l'inserimento obbligatorio degli allievi in un'azienda dove possano ricoprire mansioni professionali affini alla loro formazione.

Al termine delle 600 ore, i corsisti sostengono un esame al superamento del quale viene rilasciata una qualifica di secondo livello.

Le ripercussioni di quest'area sugli studenti sono indiscutibilmente positive: le competenze professionali aumentano e il divario scuola-lavoro diminuisce.
Le competenze si acquisiscono mediante la programmazione di moduli che prediligono il saper fare, l'applicazione, la pratica, l'analisi di casi concreti e l'operatività piuttosto che la teoria (di dominio della scuola). Il divario scuola-lavoro diminuisce nel momento in cui il docente esperto, esterno alla scuola, riesce ad unificare il sapere elargito dalla scuola e il saper fare (sapere professionale) proprio di chi agisce nel campo del lavoro. La possibilità di offrire una formazione professionale della durata di due anni, inoltre, permette di rispondere in tempi brevi ai fabbisogni territoriali che cambiano ad un ritmo più veloce di quello della scuola basata su un percorso di cinque anni e non sempre al passo con le innovazioni tecnologiche.
Il livello di qualità degli esiti dipende molto dalle metodologie usate e dalle capacità di ricezione dei ragazzi. È dunque importante scegliere dei docenti non solo esperti, ma anche in grado di trasmettere il sapere e il saper fare ad un'utenza giovane, talvolta poco responsabile e poco autonoma, perché protetta dal mondo della scuola.

Lo stage in azienda è molto coinvolgente ed i ragazzi, in genere, raggiungono gli obiettivi prefissati anche se, talvolta, non ne hanno piena coscienza. Esso si rivela, sempre e comunque, un'esperienza ricca di emozioni, di ricerca personale e di confronto con un mondo diverso da quello della scuola che aiuta i ragazzi a crescere e a responsabilizzarsi.
In effetti, dalle osservazioni dei giovani, emerge chiara la scoperta che il rispetto dei tempi, la responsabilità e l'autonomia, nel lavoro, sono componenti essenziali, mentre nella scuola non sempre lo sono. Lo stage, in alcuni casi, serve anche a ri-orientare il ragazzo, perché gli permette di scoprire che la professione, che vorrà intraprendere da grande, non è quella per cui sta studiando. Così vediamo futuri contabili che decidono di continuare gli studi in campo paramedico e meccanici indirizzarsi verso l'edilizia.
Lo stage, infine, offre agli studenti la possibilità di farsi conoscere ed apprezzare dalle aziende che, in alcuni casi, li assumono nel momento stesso in cui si diplomano. (vedi box )
L'esperienza di alternanza scuola-lavoro è accompagnata da un “Dossier stage” che gli allievi devono compilare e che permette loro di prendere coscienza del percorso formativo che stanno seguendo.

GLI STAGE AZIENDALI
Mi sono fatta un’idea di com’è il mondo del lavoro
Ho effettuato un primo stage in classe terza, quello obbligatorio di due settimane, in un ufficio di ragionieri; poi ho fatto gli altri alla Thermoplay SpA di Pont-Saint-Martin, sia perché in questa impresa mi sono trovata bene sia perché mi hanno chiesto di tornare.
Dal 9 giugno al 1 agosto 2003 ho svolto l'ultimo dei miei stage, di nuovo, nell'ufficio commerciale e amministrativo della Thermoplay SpA. Si tratta di un'azienda di medie dimensioni, in continua crescita, che realizza tre differenti linee di prodotti: ugelli, piastre di distribuzione e centraline elettriche di controllo, che possono essere utilizzati nei più svariati settori merceologici: auto, medicale, meccanica, elettronica, informatica, elettrodomestici, casalinghi, giocattoli e cosmetica.

I principali obiettivi dello stage sono stati di capire come funziona il mondo del lavoro e come viene organizzato e svolto il lavoro all'interno dei vari uffici.
In un primo momento, nella fase di inserimento, mi sono stati mostrati vari lavori da svolgere non in autonomia, ma con il supporto di un collega esperto, poi, invece, una volta capito il meccanismo, ho svolto il lavoro in completa autonomia.
Durante queste settimane, ho scoperto diverse figure professionali esistenti nell'azienda: il presidente dell'azienda, l'amministratore delegato e responsabile della produzione, il responsabile dell’ufficio amministrativo e del personale, il responsabile dell’ufficio tecnico, il responsabile dell’ufficio commerciale e, infine, il responsabile dell’officina.
Durante lo stage ho svolto lavori di posta, al centralino; ho archiviato; ho riordinato la rubrica in Outlook dei vari clienti e fornitori, ecc. Ho imparato a fare le offerte ai clienti, a fare gli ordini e le fatture, ecc. Ho imparato a essere un po' più sicura di me stessa, essere un po' più responsabile, a comunicare e ad avere a che fare con gente nuova e il più delle volte straniera.
Ho scoperto tante nuove cose, alcune utili, altre meno, ma comunque interessanti.
L'ambiente in cui ho lavorato è stato davvero molto accogliente, ospitale e pulito. Non ho trovato particolari difficoltà in quello che mi è stato fatto fare. Tutto quello che ho fatto, mi è piaciuto.

Fra le diverse figure professionali che ho conosciuto e apprezzato quella che ho apprezzato di più è stata quella dell'amministratore delegato e responsabile della produzione perché ha tutto sotto controllo, conosce molta gente ed è in continuo viaggio per il mondo.
In parte mi piacerebbe ricoprire questa figura professionale, ma non penso che sarei all'altezza, e comunque resta il fatto che ho altri progetti per il futuro.
Il responsabile dell’ufficio mi ha mostrato realmente come funziona il lavoro della segretaria.
Le qualità personali richieste per effettuare questo lavoro, oltre alle competenze specifiche, sono soprattutto l'impegno, la serietà nel proprio lavoro, la pazienza nel rapporto con i clienti o i fornitori, la gentilezza e l'educazione; senza dimenticare la disponibilità. Inoltre è necessario saper fare un po' di tutto e sapersi adattare ai vari lavori proposti.
Anche se mi piace abbastanza, non è quello che vorrei fare da grande; anche se penso di possedere alcune delle qualità che rispondono alle caratteristiche di questa figura.
Fra quelli prefissati, almeno un obiettivo l'ho raggiunto: mi sono fatta un'idea di com'è il mondo del lavoro. Ho apprezzato lo stage, perché mi ha fatto conoscere nuova gente, mi ha fatto entrare, anche se per poco, nel mondo del lavoro.

Ho potuto rendermi conto che il mondo del lavoro è piuttosto diverso da quello che mi aspettavo.
Sono stata a contatto con persone diverse da noi studenti. Ho apprezzato questo ambiente, nuovo per me, anche perché preferisco la pratica alla teoria.
Temevo di sentirmi a disagio nel mondo del lavoro, di non essere capace di fare quello che mi veniva richiesto, di non trovarmi all'altezza; invece mi è piaciuto.
Mi sono accorta che la scuola mi aveva effettivamente preparato, anche se all’inizio non mi sentivo sicura di me. Quando ho iniziato il lavoro, pensavo che nel mondo del lavoro potevo applicare, come me l'avevano insegnato, le cose che avevo imparato a scuola. Invece andavano applicate in modo totalmente diverso. Lì, mi è apparso tutto più facile.
Si imparano molte cose facendo lo stage. Ho avuto l'impressione di crescere nella mia formazione. La scuola è un altro ambiente. Sul posto di lavoro si ha un altro atteggiamento; si ha una maggiore responsabilità. Si lavora per un dirigente. Bisogna svolgere il lavoro con giudizio e responsabilità perché ci si sente più motivati, più spinti ad agire. Si ricevono più stimoli.
È stata un'esperienza molto positiva, ma in futuro preferirei svolgere un altro lavoro.
In un certo senso lo stage mi ha aiutato ad affrontare meglio la scuola. Mi sono accorta che le cose studiate a scuola non vanno applicate tale quali sul lavoro, però contribuiscono alla formazione professionale. Con lo stage ho capito l'importanza dello studio di alcune materie: l'economia aziendale, ovviamente, ma anche le lingue, l'inglese, il francese e il tedesco, e questo mi ha motivato ad impegnarmi maggiormente in queste discipline.

Tuttavia, da diversi anni sono convinta che proseguirò gli studi in un'altra direzione. In un certo senso ho l'impressione di aver sbagliato orientamento. Quando frequentavo la classe terza mi sono accorta di non avere scelto la scuola che avrei dovuto fare.
Prima di effettuare lo stage avevo già deciso di seguire un'altra strada dopo l'esame di Stato; quindi, non ho l'intenzione di uscire da questa scuola per andare a occupare un impiego di segretaria. E poi se capita, farò la segretaria, sono pronta. Ma voglio provare un'altra strada.


Evelyn CONTOZ
Classe quinta per Tecnico della gestione aziendale.
Nell'Area professionalizzante, ha seguito il corso per Addetto alle contabilità speciali.


Le classi quarte dell'indirizzo meccanico, da sei anni, vengono inserite per la durata di due o tre settimane in aziende francesi. Da quattro anni è in atto uno scambio con il Lycée Professionnel “Joseph Haubtmann” di Saint-Etienne che ci supporta nella ricerca delle aziende. Lo stage all'estero è ancora più stimolante, perché diventa anche un'esperienza di vita. Prendere il tram o l'autobus per raggiungere le aziende, che spesso si trovano nella cintura della città, svegliarsi da soli, dover mangiare patate fritte tutti i giorni - come dicono gli allievi -, doversi esprimere in lingua francese non è facile. I ragazzi, però, rispondono positivamente alle sfide e si ambientano in fretta. Quando poi si tratta di organizzare il sabato, non ci sono più barriere: parlano, si informano e, alla sera, sono pronti a raggiungere in autobus lo stadio dove gioca il Saint-Etienne. Il tutto con stupore dell'insegnante che, da mesi, è rassegnata a trascorrere la serata in qualche bar, perché figuriamoci se troveranno di meglio che finire nel pub più vicino al Foyer!

PERCORSO INTEGRATO ISTRUZIONE E FORMAZIONE

Il percorso integrato istruzione e formazione è un progetto proposto dal Dirigente scolastico ed abbracciato con "entusiasmo" dai docenti del Consiglio di classe. È rivolto agli studenti dell'indirizzo meccanico e dura tre anni (160 ore in prima, 160 ore in seconda e 160 in terza e uno stage di 120 ore). Le motivazioni, che hanno influito questa scelta, si ritrovano nelle caratteristiche dei ragazzi e nelle carenze connesse all'orientamento ed alla struttura degli istituti professionali.
I ragazzi, spesso, sono poco motivati allo studio e all'approfondimento di discipline umanistico-scientifiche che tendono a trascurare, ma sono molto più disponibili quando si tratta di acquisire competenze tecnico-professionali.
Alcuni docenti della Scuola Media, non aggiornati sulle caratteristiche degli istituti professionali del “Nuovo Ordinamento”, spesso, pur in buona fede ma con motivazioni negative, spingono determinati alunni ad iscriversi a questa scuola (“Non hai voglia di studiare, vai all'IPR!” “Non hai capacità, vai all'IPR!”). Oggi, la scelta di un percorso scolastico breve, riservato a giovani che aspirano ad una preparazione "pratica", mirata ad una attività lavorativa il più possibile precoce, non esiste più.
Il “Nuovo Ordinamento” si è posto prospettive di elevazione della dignità culturale del biennio, di adeguamenti alle nuove esigenze che emergono dal mondo produttivo, perciò i nuovi istituti professionali non rispondono più all'aspettativa di itinerari di apprendimento limitati e "concreti" e alla scarsa disponibilità ad un impegno approfondito nello studio. Richieste del genere, però, sussistono ancora e i giovani, spesso, non si rivolgono all'Agenzia del lavoro, che attiva corsi di formazione, ma alla scuola. È, dunque, quest'ultima che deve inventarsi nuove strategie e nuovi percorsi per tenere gli studenti a scuola, pur avendo una struttura rispondente ad obiettivi diversi. Il percorso integrato istruzione e formazione è la risposta a questa situazione di fatto.
Il percorso per Tecnico attrezzista per stampi è iniziato l'anno scorso e prosegue quest'anno. La classe interessata è l'attuale II MT. Gli allievi hanno interrotto due volte lo svolgimento curricolare delle lezioni per la durata di due settimane e si sono immersi nel progetto. I contenuti, strutturati in quattro UFC (Unità Formative Capitalizzabili) per ogni anno, sono strettamente formativi ed orientati a porre solide basi su cui costruire, poi, l'approfondimento delle competenze professionali proprie del post-qualifica e dell'area professionalizzante.

Le ricadute del progetto, che ormai è arrivato in seconda, sono soddisfacenti. Gli alunni hanno lavorato con entusiasmo per sei/otto ore al giorno alle macchine, portando a termine dei pezzi di particolari meccanici in acciaio con un livello di precisione e di competenze elevato. Era un piacere scendere in officina e vederli lavorare: non perdevano tempo, non chiacchieravano, erano concentrati e orgogliosi del loro operato. Ritornati in aula, si sono rivelati più aperti e più disponibili al dialogo scolastico anche in quelle discipline che prima odiavano. Ora, stanno anche meglio a scuola, sono sorridenti e salutano tutti, pure la sottoscritta che all'inizio ha avuto l'ingrato compito di riprenderli più volte per comportamento scorretto.
L'intero percorso è annotato nel “Diario di bordo” che gli studenti compilano con cura e precisione.

ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO

L'alternanza scuola-lavoro è ormai diventata una prassi: le classi terze fanno uno stage orientativo di primo approccio al mondo del lavoro di due settimane; le classi quarte allo stage obbligatorio dell'area professionalizzante uniscono quello "estivo" facoltativo di quattro settimane (in genere, lavorano otto settimane nella stessa azienda e la permanenza prolungata permette di costruire un percorso più ricco di opportunità); gli alunni delle classi seconde, di loro iniziativa, si trovano un'azienda che li ospita e la scuola interviene a livello formale (Convenzione con la ditta, assicurazione, ecc.). Oserei dire che ormai per gli studenti del nostro professionale l'alternanza scuola-lavoro è una componente naturale della scuola così come la matematica e l'italiano. Le aziende, dal canto loro, hanno compreso la cultura dell'alternanza ed accolgono i ragazzi con spirito di collaborazione e disponibilità.

FORMAZIONE SUPERIORE INTEGRATA

2003 - È ora di fare qualcosa di nuovo e di interessante - diciamo il collega Prof. Beltramelli (progettista dell'area professionalizzante dei meccanici) ed io. Detto, fatto. Con l'assenso del Dirigente scolastico e degli organi competenti, diamo avvio ad un
progetto FIS (Formazione Integrata Superiore). Contattiamo l'AVI, le aziende della Bassa Valle d’Aosta e i neodiplomati poi, in partenariato con il mondo degli industriali, elaboriamo un progetto con il quale partecipare al bando del Fondo Sociale Europeo.
Il progetto si attiva e si forma la figura di Progettista e attrezzista per macchine a Controllo Numerico.
L'iniziativa si inserisce anch'essa in quello che, sopra, abbiamo chiamato aggancio scuola-lavoro. In effetti, ancora una volta, scuola e aziende hanno unito le loro forze per migliorare le competenze delle risorse umane, presenti sul territorio, nell'ottica dello sviluppo locale e delle dinamiche occupazionali.

L'ISITIP è stata motivata dal desiderio di accompagnare i propri studenti anche dopo il diploma per aiutarli ad inserirsi in un settore lavorativo coerente con il titolo di studio, offrendo loro la possibilità di approfondire conoscenze e competenze tecnico-specialistiche.
Le aziende, a loro volta, erano interessate a reperire direttamente sul territorio figure professionali in grado di inserirsi in modo attivo ed autonomo nelle loro attività lavorative e di garantire la loro permanenza nell'azienda, in quanto residenti nel territorio.

Le ricadute hanno superato le aspettative: dopo un mese un solo corsista risultava ancora disoccupato.

AVVICINARE I GIOVANI AL MONDO DEL LAVORO

L'area professionalizzante, l'alternanza scuola-lavoro, i percorsi integrati istruzione e formazione e la formazione superiore integrata sono strumenti preziosi che avvicinano i giovani al mondo del lavoro e rafforzano i rapporti azienda scuola. Sono momenti importanti di crescita che costringono studenti e docenti a confrontarsi con figure professionali con modalità di lavoro diverse. Sono progetti innovativi che impongono ai docenti di uscire dalla logica autoreferenziale della scuola e di rivedere l'impostazione metodologico-didattica del loro insegnamento. Sono stimoli molto forti che spingono il corpo docente a lavorare organicamente insieme e a recepire l'invito del “Nuovo Ordinamento” ad adattare contenuti e metodologie agli obiettivi
dell'ordine di studi, degli specifici indirizzi professionali e delle esigenze economico-sociali del territorio, se non si vuole rischiare che il nuovo professionale diventi vecchio, perché non rispondente alle aspettative del mondo esterno. Per avvicinare gli studenti al mondo del lavoro, però, è necessario che i docenti per primi accorcino le distanze, appropriandosi dell'efficienza e dell'efficacia proprie dell'azienda ed evitino particolarismi e chiusure individuali che sono pericolose e nocive.
Spesso e volentieri da brava cattiva penso: in stage manderei qualche collega che, sordo alle richieste dei ragazzi, alle novità della tecnologia ed ai cambiamenti della società, coltiva il suo orticello, continuando a far scuola come la facevano i suoi insegnanti che trasmettevano contenuti. Oggi, per fortuna, la scuola lavora per competenze e programma secondo moduli flessibili e adattabili alla formazione professionale.

Adesso i miei figli sono davvero grandi e si lamentano (“Mamma, sei sempre a scuola.”). Ma allora il mio è un vizio! Non importa, quello che conta è progettare con un po' di creatività. Quest'anno con le due classi quinte, appena prima dell'esame dell'area professionalizzante, vado al “Festival di Cannes”. Sì, perché con l'insegnante di francese, ho anche progettato un modulo bilingue sul Cinema, lavoro che ci ha permesso di accreditarci al Festival.
Il prossimo anno, aspettando donna Letizia (come la chiama il collega Giorgio), donna Gabriella, donna Teresa e la riforma,… progetterò…


Silvana Chouquer
Docente di italiano e storia all’ISITIP Pont-Saint-Martin.
Collaboratore della Sede associata di Pont-Saint-Martin dell'ISITIP di Verrès.

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