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Vite dedicate all’imprevisto

Capita a volte che a parlare di scuola in modo serio ci si diverta. Di quella rara forma di divertimento che sta tra il piacere intellettuale e il calore della condivisione. Perché avvenga si deve realizzare una congiuntura favorevole di almeno due elementi: uno spazio legittimo e concordato di tempo e una "compagnia picciola" di persone innamorate del proprio lavoro quindi appassionate, ma al tempo stesso esigenti.
È quel che è successo durante l’ultimo "Comité technique" della rivista.
Ci eravamo riproposti di dar vita ad un amichevole "atelier d’écriture", nessuno di noi si sentiva sufficientemente "opinion leader" per discettare sulla scuola valdostana, ma forse tutti insieme, un po’ sul serio, un po’ per gioco qualche considerazione saremmo riusciti ad imbastirla.
Occorreva uno spunto da cui partire.
"Costruire un acrostico metaforico e contraddittorio delle parole scuola VdA per esplicitare quale immagine della scuola valdostana cova nella nostra mente e nei nostri corpi".
Poteva essere un’idea stimolo per un Comité technique? Lo è stata.
Spregiudicatezza, lucidità, affetto, determinazione, ironia convivono in questi serissimi giochi di parole.

SCUOLA VdA

Sistema Complesso Uniformato Organizzato Legato all’Autonomia politica;
Voglia di Autonomia scolastica;
Vorrei diventasse Adulta;
Siamo coraggiosamente/codardamente uomini e donne,
Ostinatamente/ordinatamente liberi di agire;
Silenzi e parole Credenze e opinioni Umori e stipendi
Ostilità e decreti Lucidità e confusione Accoglienza e ritiro.
Adesso dobbiamo Verticalizzarci.
Abbiamo detto Verticalizzazione?
Apprezziamo discenti Vivaci?

Ci siamo interrogati, poi, sugli elementi che caratterizzano la scuola valdostana. Ecco alcune delle riflessioni emerse dall’incontro.
Abbiamo parlato molto di autonomia. È questa sicuramente una parola polisemica, in particolare, se riferita alla scuola valdostana. Esiste un livello regionale di autonomia, lo sappiamo tutti, ma, ora, quello che conta per la scuola è il livello di autonomia decentrata alle singole istituzioni, l’autonomia della "responsabilità effettiva".
I giochi di parole ritornano: autonomia regionale è, per la scuola valdostana, un ossimoro, la "regione" è per le scuole il centro, ora siamo in attesa che l’attribuzione di personalità giuridica alle singole istituzioni scolastiche metta in campo nuove energie, consenta di passare da una forma di autonomia assistita a momenti di innovazione progettati originalmente dal basso.
Abbiamo parlato di rapporto scuola/famiglie, della necessità di "usare gli incontri con i genitori (presentazione di attività, orientamento, ecc.) per far passare informazioni", per raccontare la scuola. È esperienza diffusa che i genitori partecipano sempre meno nei momenti istituzionali, ma sono presenti se la scuola propone, se offre occasioni di approfondire la vicenda culturale dei propri iscritti. Dei genitori abbiamo bisogno, più ancora, i ragazzi hanno bisogno che i loro genitori conoscano il percorso che stanno facendo.
Abbiamo parlato di strabismo della scuola valdostana. Vi convivono eccellenza e saturazione si è detto. I convegni che si tengono in Valle, le "Pratiques" che presentiamo sulla nostra rivista, le ricerche e le osservazioni di molti pedagogisti testimoniano di una notevole vitalità della nostra scuola, ma la quotidianità dell’esperienza ci rimanda anche legittimi messaggi di stanchezza, di difficoltà.
Un esempio: il termine verticalizzazione, argomento toccato nel nostro incontro, è abbinato sì a continuità, ma soprattutto a confusione, improvvisazione; e rispetto al francese?
La nostra esperienza di insegnamento bi/plurilingue, i nostri "acquis" sull’apprendimento in L2 si sono trasferiti nei documenti ministeriali (mi riferisco al prima Moratti), mentre sono ancora vissuti con diffidenza da molti insegnanti.
Abbiamo parlato di professionalità docente, della difficoltà nelle nostre scuole di riconoscere ed istituzionalizzare la leadership, le prime esperienze dei formatori dell’area linguistica, delle funzioni obiettivo, le loro difficoltà ad occupare un ruolo di staff in una organizzazione da sempre a pettine lo dimostrano.
In molti ci interroghiamo su che cosa si può intendere oggi per professionalità docente. Gli attributi che il regolamento 275 riferisce all’autonomia ci hanno aiutato in parte a declinarla: didattica, organizzativa, di ricerca, di sperimentazione, di sviluppo, epistemologica. L’aspetto dell’organizzazione è stato oggetto di focalizzazione, può una maggiore competenza organizzativa facilitare la condivisione e l’assunzione di responsabilità?
Abbiamo parlato del rapporto tra la scuola valdostana e il ministro Moratti. Intanto abbiamo imparato che la Regione Valle d’Aosta già il 21 ottobre del 1986 con la legge n.55 ha regolamentato il rapporto tra scuola pubblica e privata riconoscendone la loro funzione sociale educativa.
Poi abbiamo ribadito, costruendo un’ulteriore figura retorica, l’antitesi, autonomia, non deregulation.
Più che di scuola-azienda e di soddisfazione del cliente ci è piaciuto parlare di ruolo formativo e orientativo della scuola, di necessità di combattere la dispersione scolastica e di migliorare il livello culturale dei giovani, cittadini di un mondo che si profila sempre più complesso e crudele. Appiattirsi demagogicamente sulle richieste dell’utenza (magari attraverso un ennesimo sondaggio "che cosa vuole che la scuola insegni ai suoi figli, magari anche come vuole che la scuola proponga lo studio della storia ?") vuol dire perdere di vista la "mission" sociale della scuola, che non risponde agli interessi di una parte degli italiani, ma a indicazioni di carattere generale concordate a livello europeo: "la qualità delle risorse umane disponibili è stata riconosciuta come fattore strategico per lo sviluppo e il mantenimento dei livelli produttivi e occupazionali di ciascun paese".
E sul fatto che la scuola valdostana voglia essere scuola per tutti, di tutti non abbiamo dubbi. "Le situazioni di svantaggio affondano le loro radici in carenze di ordine socio-affettivo e nel disagio economico, sociale e culturale della famiglia (...). La scuola nell’ambito delle sue finalità istituzionali ha il compito di mettere in atto gli interventi necessari ad ovviare a tali situazioni". (Titolo VI, Svantaggio e dispersione scolastica, Adaptations des programmes d’enseignement de l’école moyenne, 22 juillet 1994).
Queste, in sintesi, le riflessioni, quelli che seguono, invece, alcuni piccoli, ma piacevoli testi, scritti di getto al termine dell’incontro. Il tema? Scuola VdA naturalmente. Per gentile concessione degli autori, eccoli.

Lettre à mon successeur

Tu viendras occuper mon poste, que je quitte avec joie et regret : dans cette école, tu verras, tu auras beaucoup de travail, plus que tu ne peux même t’imaginer, des classes petites, où la pire des transgressions sera de fumer aux toilettes, des collègues en compétition perpétuelle entre eux, on te financera largement de coûteux projets bilingues réalisés avec des "pros" mais, si tu as une petite idée à toi, tu ne seras ni payé, ni peut-être remercié. Tu rencontreras à chaque pas dans les rues de la ville un ex élève, un parent d’élève qui te saluera civilement, rarement il détournera la tête si l’enfant a redoublé (un lieu familier ou tu auras parfois l’impression d’être plus loin du "monde" que dans la jungle).

Barbara Wahl

Sortir de l’écrin, de la ouate, de l’atmosphère protégée.

Se rendre compte qu’à l’extérieur le monde est plus rude. Nos représentants politiques manifestent leur auto-satisfaction. Les experts externes sont heureux de voir les Valdôtains être aussi dociles pour expérimenter leurs dernières trouvailles. Et les élèves valdôtains se plaignent quand ils sont ici, mais sont satisfaits de leur école quand ils sont à l’extérieur.


Geneviève Crippa

VdA
Valle di lacrime ancora?
Valle dormiente, a tratti.
Valle dichiaratamente autonoma e decisamente assistita.
Scuola incerta ed imprevedibile.
Scuola creativa, con punte di eccellenza.
Scuola "ressource" e non di solo carburante.
Scuola corroborante che profuma di genziana.
Scuola di montagna arroccata in difesa e difesa fino allo spasimo.
Scuola in salita.

Agnese Molinaro

Un grande battello che trasporta insegnanti in ogni dove.

Ad un certo punto, in alto mare, si offre loro la possibilità di lanciarsi in mare per fare nuove esperienze. Che cosa succede?
- Ci saranno coloro i quali preferiscono non rischiare restando così a bordo.
- Altri titubanti, ma curiosi si lanciano con un salvagente.
- Altri, i meno timorosi si tuffano incuriositi dalle novità che il mare nasconde senza preoccuparsi del battello che li abbandona.
Che sarà di loro? Un’isola sperduta li attende e lì, proprio lì, avranno occasione di esercitare, concretizzare la propria creatività, solo coloro i quali riusciranno con le loro forze ad arrivarci, lontano dai pregiudizi sociali, politici e culturali.

Emilia Campobassi

VdA

Venti
Docenti
Andarono
Verso
il Dirigente
Attesero
Vulnerabili
di fronte
l’Autorità:
"Vorremmo
Discutere
Almeno
le Virgole
Dell’
Autonomia!"

Paola Avenatti

Si amavano, tutto funzionava.

Lui protettivo, dolce, capace di decidere per tutti e due. Lei adorava le sue risposte, mai che una domanda restasse sospesa...
Il loro rapporto durava da anni quando all’improvviso, di fronte all’ennesima banale, rituale domanda di lei: "ma tu, mi ami?" lui si bloccò.
Aveva sempre risposto si, ma oggi non si sentiva più così sicura... e non rispose.
In silenzio, paradossalmente, fu una liberazione. Poteva decidere da sola, il ventaglio delle possibili risposte era infinito: "Lo lascio, da oggi mi muovo in autonomia"...

Germano Dionisi

Fortunati tutti coloro che riescono a lavorare divertendosi.

Bonne école !

Giovanna Sampietro

N.B.: Al Comité technique mancavano Josette Favre e Carmen Jacquemet. Quest’ultima, in particolare, ha partecipato all’elaborazione di questo numero centrato sulle competenze. Senza la sua collaborazione, non sarebbe così ricco.

couriel