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Cavanh: primo raccolto


Il bilancio di due anni di attività per il Progetto Cavanh – Seminario del 22 giugno 2001, presso la Biblioteca Regionale di Aosta.

La proposta di Cavanh, che si inserisce fra gli interventi in favore dei minori stranieri per l'integrazione interculturale, è nata a seguito della legge 285 del 1997 (chiamata dueottocinque dai membri del gruppo di lavoro), per progettare, monitorare, valutare, lavorare in modo interistituzionale.
Il Progetto Cavanh è uno dei quattro Progetti di Interesse Regionale contenuti nella Deliberazione di Giunta la n. 1161 del 12 aprile 1999. Questa deliberazione recita: "Si intende attivare una serie di interventi a sostegno dei minori stranieri e delle loro famiglie per facilitare il loro inserimento nei vari contesti di vita (scuola, contesto sociale, ecc.). Parallelamente si intende promuovere una maggiore conoscenza e sensibilizzazione da parte della comunità locale rispetto a culture diverse con le quali si è sempre più in interazione". Uno degli scopi proposti dalla delibera è di individuare una nuova professionalità per rispondere a bisogni emersi nella nostra Regione, e di inventare proposte originali. L'operatore pubblico intende avviare la formazione di Mediatori Culturali, cioè di adulti "di madrelingua straniera, con un buon livello di istruzione e una buona conoscenza della lingua italiana. E' una figura che opera a livello interistituzionale." II gruppo di lavoro messo in piedi ha valutato molto attentamente l'opportunità di sviluppare azioni con la partecipazione di strutture adeguate. In tal senso è stato deciso di chiedere la collaborazione alla Cooperativa sociale "La Sorgente" di Aosta, perché portatrice di una pregressa esperienza nel campo, nonché gestore del Centro Comunale Immigrati Extracomunitari di Aosta.
La legge dueottocinque prevedeva la costituzione di un gruppo interistituzionale per la gestione delle azioni e dei fondi erogati e, visto che il finanziamento stanziato è risultato piuttosto esiguo, inoltre, è stato fatto ricorso al Fondo Sociale Europeo.
Fin dall'inizio il gruppo di lavoro ha espresso una chiara volontà operativa, frutto di una profonda riflessione, che non si è mai trasformata in sterile elucubrazione. Ad esempio si è deciso di non perdere tempo a porsi i problemi relativi a una definizione rigida di termini quali: "mediatore culturale" o "mediatori interculturali". Non si è cercato di dare un'ulteriore definizione di concetti con i quali il gruppo ha dovuto misurarsi come: adattamento, assimilazione, integrazione, inclusione, mediazione, culturale, interculturale, transculturale. Tante parole attorno alle quali il gruppo ha imparato a porsi con la voglia di riflettere, di pensare, di condividere, senza la pretesa di trovare piuttosto soluzioni definitive.


Facendo riferimento ad altre esperienze attuate sul resto del territorio italiano, è stata impostata un'azione per rispondere ai bisogni specifici della Regione Valle d'Aosta. Il primo passo del Progetto Cavanhè stato quello di analizzare, non necessariamente in modo esaustivo, la situazione di un campione significativo di nuclei di stranieri con bambini presenti nella Regione, con particolare attenzione ai loro bisogni rispetto alla scuola, ai servizi territoriali sociali, sanitari ed educativi, l'ospedale..., alle loro difficoltà di interazione con la popolazione autoctona e agli ostacoli all'integrazione nel tessuto socio-culturale della Regione.
Il secondo passo è stato quello di misurare i bisogni degli operatori dei servizi educativi, sociali e sanitari, per meglio comprendere l'atteggiamento, conoscere gli strumenti in possesso dei vari servizi e le difficoltà da essi incontrate per far fronte ai bisogni dei propri utenti/clienti, sempre più complessi e differenziati. Infatti, non è raro che gli operatori si trovino impreparati ad affrontare una realtà sociale così variegata.
Solo a questo punto è stata proposta una definizione della figura del mediatore interculturale, non ancora presente in Valle d'Aosta, definizione costruita a partire dalle caratteristiche del nostro contesto e secondo l'ottica dell'operatore sociale, cioè di un professionista al servizio dell'interazione sociale e culturale che opera tra livelli compresenti: quello linguistico e culturale, quello affettivo e psicologico, quello sociale e organizzativo, quello del contesto geografico.
Infine per una buona riuscita del progetto, è stato opportuno, per non dire assolutamente necessario, un lavoro a livello interistituzionale. Sono state coinvolte diverse istituzioni quali: l'Assessorato Regionale dell'Istruzione e della Cultura, l'Assessorato Regionale Sanità, Salute e Politiche Sociali, l'Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Aosta, l'Azienda USL della Valle d'Aosta, la Cooperativa Sociale "La Sorgente". Inoltre sono stati invitati a partecipare al progetto anche l'IRRE-VDA e la rivista l'École Valdôtaine. In questo modo, i gruppi di lavoro hanno potuto, anche loro, rappresentare un laboratorio di sperimentazione interculturale tra alcune istituzioni operanti sul territorio valdostano con sistemi organizzativi differenziati.
Per la progettazione del corso di formazione per Mediatori Culturali è stato necessario un periodo di parecchi mesi, dal luglio 1999 al febbraio 2000.
La struttura del progetto si è articolata in diverse fasi: quella della formazione dei mediatori e del coinvolgimento delle aree individuate; quella della sperimentazione del servizio di mediazione interculturale su tutto il territorio valdostano e infine quella della valutazione conclusiva e presentazione dei risultati a livello regionale.
Inoltre sono stati organizzati degli incontri pubblici per facilitare la sensibilizzazione e la condivisione del Progetto: alcune feste multietniche e un seminario conclusivo pubblico, ad Aosta presso la Biblioteca Regionale, dove sono stati presentati risultati e prospettive d'implementazione.
Durante il seminario del 22 giugno 2001, nel suo intervento, il sociologo, prof. Ali Adel Jabbar, come prima cosa, ha tenuto a situare l'immigrato sia rispetto alla società che ha lasciato che a quella che lo accoglie. Nei due casi, l'immigrato si trova in una situazione di marginalità. Non è più inserito in una rete sociale chiara e strutturata e sovente possiede rappresentazioni negative della società di accoglienza. Gli immigrati sono persone che appartengono alla "periferia" del loro paese di origine e portano, nel paese di destinazione, la loro periferia. Si trovano a dovere imparare, a conoscere, ad accettare e ad inserirsi in un nuovo quadro istituzionale, una nuova società; ed è nel passaggio da fuori a dentro questo nuovo quadro che trova posto il bisogno di mediazione.
Il Progetto Cavanh ha permesso la formazione di 15 Mediatori Interculturali, seguiti nel loro percorso di formazione dagli operatori della Cooperativa Sociale "La Sorgente". Si tratta di persone di diverse origini e cultura, provenienti da paesi dell'est europeo, dall'America latina e dal nord Africa. Otto di lingua araba, due albanesi, una bosniaca, due di lingua spagnola e due di lingua portoghese. Complessivamente i mediatori ora formati rappresentano in modo abbastanza fedele le nazionalità dei gruppi di immigrati in Valle d'Aosta.
Durante il seminario tre di loro hanno presentato la loro esperienza di mediazione. Julienne Ferreiras ha raccontato la sua attività presso i consultori di Aosta, Samira Adodaber ha fatto una sintesi del suo ruolo presso i servizi socio-sanitari e infine ha portato la sua testimonianza Martha Herrera Nunez, la quale ha già avuto l'occasione di riferire sulla sua attività nelle scuole elementari, medie e superiori nel numero 53 della nostra rivista.
Come conclusione del seminario sono state poste domande sul futuro del Progetto Cavanh.
É emersa la necessità di continuare a effettuare non solo ricerche sul fenomeno migratorio in Valle d'Aosta ma anche sui bisogni di mediazione culturale; di insistere con la sensibilizzazione e la promozione di dibattiti relativi alle problematiche dell'immigrazione, con la divulgazione di informazioni in merito presso tutta la comunità valdostana.
Si pone, inoltre, il problema della formazione di altri mediatori culturali, anche se una buona parte di quelli che hanno ricevuto la formazione intendono continuare a svolgere questa attività. Saranno sufficienti a coprire il fabbisogno regionale? Infine, il Progetto non può rimanere fine a se stesso. I buoni risultati ottenuti spingono a dare un seguito al progetto e a continuare nella linea interistituzionale per favorire l'inserimento, l'accettazione e la collaborazione in una società sempre più multietnica.

a cura di
Geneviève Crippa



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