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La lingua inglese alla scuola elementare valdostana
Monitoraggio di una sperimentazione

Quali azioni potrebbe intraprendere il dirigente scolastico per promuovere e tutelare nel suo istituto l'educazione bilingue? Alcune ipotesi per garantire visibilità culturale, istituzionale e fisica all'educazione bilingue.

In che cosa la presenza di un progetto di educazione bilingue connota l'azione del capo di istituto e la differenzia rispetto ad un contesto di gestione ordinaria, sia pure innovativa? E' ragionevole affermare che l'educazione bilingue introduce nella dirczione della scuola elementi specifici e non assimilabili a quelli introdotti da altri progetti, e che quindi anche nel processo di dirczione si verifica l'"effet de loupe" di cui parla Bernard Py?
Si può tentare di rispondere a questa domanda esaminando alcune componenti dell'azione del dirigente scolastico, ed andando poi a vedere, per le componenti individuate, l'effetto della presenza di un progetto di educazione bilingue.
Proviamo quindi a prendere in considerazione due ambiti: il campo dei principi che orientano la gestione dell'istituto e quello della gestione effettiva.

LE CONSAPEVOLEZZE ED I PRINCIPI CHE ORIENTANO L'AZIONE DEL DIRIGENTE SCOLASTICO
Se assumiamo che il termine "politica" indichi l'atto del governare e l'esercizio dell'arte della buona conduzione dell'istituzione, allora possiamo sostenere che il compito del capo di istituto si sviluppa su un piano squisitamente politico per ciò che riguarda le linee generali della dirczione della scuola: il tipo di rapporto che si stabilisce con gli studenti e le famiglie, solo per fare un esempio, risponde a scelte di politica scolastica.
In questo senso ogni scuola attua, magari senza saperlo, una politica linguistica, a seconda di come gestisce la lingua/le lingue di comunicazione e o di insegnamento (si pensi alle indicazioni della scuola dei decenni trascorsi, in cui il dialetto era ufficialmente bandito).
Ora è noto che in ambito europeo (cfr. documenti della Commissione Europea, o il Libro Bianco di E. Cresson) si propone l'educazione plurilingue e multiculturale, e si suggerisce l'approccio ad almeno tré lingue (la propria, una di prossimità, una più lontana) con riferimento agli idiomi più rappresentati nei paesi europei: neolatino, germanofono, anglofono.
In tal senso è altissima la responsabilità affidata alla scuola, ambito in cui prioritariamente si colloca la formazione dei futuri cittadini europei e del loro indispensabile bagaglio plurilingue e pluriculturale.
Il dirigente scolastico dovrà aver cura, quindi, di collocare in una prospettiva europea il progetto di educazione bilingue del proprio istituto, il quale, nelle linee ispiratrici assunte dalla nione Europea, troverà orientamento, impulso e quadro istituzionale.
Per quanto riguarda la Valle d'Aosta, gli adattamenti dei programmi alla realtà locale sono tanto costitutivi della scuola regionale, quanto riconducibili alle indicazioni europee (l'apertura all'Europa è citata esplicitamente nell'Adaptation della scuola media). Vale qui forse la pena di precisare, in relazione alle tensioni che aleggiano a volte attorno alla questione linguistica in Valle d'Aosta, che il compito del dirigente che promuove e tutela l'educazione bilingue nel suo istituto, preoccupandosi di rendere operativo il dettato istituzionale regionale, ha una dimensione politica nella sua accezione propria: è anzi indispensabile che essa si connoti come presa di posizione non ideologica o partitica, ma educativa e formativa, E perché tale connotazione non resti ferma a livello di intenzione, è importante che essa venga non solo agita, ma anche dichiarata, esplicitata, argomentata.

Sempre a livello di gestione generale, è indispensabile che il dirigente si preoccupi della crescita culturale della scuola. Ma le scuole possono realmente produrre cultura solo a patto che diano spazio, come previsto dall'autonomia scolastica, alla dimensione della ricerca. Poiché tale dimensione è ancora negletta, è compito del dirigente stimolare i docenti affinchè essa entri nel quotidiano dell'azione didattica. Solo a questa condizione anche la concettualizzazione dell'educazione bilingue presente in istituto si implementerà e si arricchirà.
Ancora sul piano dei principi orientatori, possiamo assumere come presupposto ulteriore il fatto che il dirigente scolastico deve possedere, rispetto all'attività didattica, che è ambito degli insegnanti, una competenza metadidattica: pur non entrando infatti nel merito di ogni disciplina, egli ha il compito di tenere sotto controllo gli aspetti generali e trasversali della 'didattica delle diverse materie.
Il ruolo del dirigente non è pertanto quello di scendere direttamente in campo, ma di orientare verso la coerenza di fondo e la convergenza le programmazioni degli apprendimenti.
Ne consegue, che, se nella scuola c'è educazione bilingue, il capo di istituto è tenuto ad avere chiari alcuni riferimenti teorici relativi alle lingue e all'insegnamento/appren-dimento: deve sapere insomma che cosa si intende, in ambiti teorici definiti, per bilinguismo, individuo bilingue, educazione bilingue; deve conoscere in riferimento a quali teorie sulla lingua e sull'apprendimento si muove la progettazione didattica, deve aver presente quale rapporto hanno le scelte di campo in ambito linguistico con le scelte di campo in ambito pedagogico - didattico: si veda, in Valle d'Aosta, il legame tra educazione bilingue ed approccio costruttivista. Un'educazione bilingue non t'ondata su un insegnamento puramente trasmissivo, discendente e frontale, ma piuttosto legata alla co-costruzione dei concetti, ad un apprendimento partecipativo in un contesto di sistematica scoperta-sistemazione, è infatti dichiarata nell'Adaptation, sottesa alla pedagogia di progetto, sperimentata nell'ambito dell'apprendimento bilingue delle discipline, ma ancora non sufficientemente concettualizzata e diffusa.

LE RICADUTE DEI PRINCIPI ORIENTATORI SULLA GESTIONE DELLA SCUOLA
Dal punto di vista gestionale, fare politica linguistica a scuola può significare vegliare affinchè l'educazione bilingue abbia visibilità culturale, istituzionale e fisica.
Per acquisire visibilità culturale occorre che, come sopra evocato, sia attivata la dimensione della ricerca e che quanto prodotto dai gruppi di insegnanti che assumono l'educazione bilingue sia proposto alla conoscenza, discussione, elaborazione di tutti i docenti (iniziative di formazione come Disciplines et bilinguisme e Projeter l'Alternance nella fase di attuazione all'interno dell'istituto, corrispondono a questo livello, in quanto gli insegnanti lavorano in ottica di ricerca, con l'accompagnamento dei formatori universitari).
É, infatti, importante non dimenticare che l'educazione bilingue non è uno scontato dato di partenza al quale dare semplice attuazione, ma un punto di arrivo da co-costruire. Solo il lavoro collettivo e la ricerca potranno aiutarci a definire il profilo del nostro allievo bi/plurilingue e delle sue competenze. Per acquisire visibilità istituzionale occorre creare e mantenere a livello di istituto un ambiente bilingue; ciò significa per esempio che la comunicazione in lingua due non deve essere garantita esclusivamente dagli insegnanti di materia, ma anche dai colleghi delle altre discipline, e se possibile, anche dal personale non docente e dal dirigente stesso (entrando in una classe, si rispetta la lingua che viene usata in quel momento?)
Significa poi che l'educazione bilingue è proposta tra gli obiettivi prioritari del piano dell'offerta formativa, fino a qualificare in modo importante la preparazione degli studenti di quella scuola. Coerentemente, le attività legate ai progetti bilingui (produzioni delle classi, scambi di studenti e di insegnanti) dovrebbero diventare costume della scuola e non essere confinate all'interno delle classi implicate.
Le attività didattiche condotte in cooperazione con scuole di altri paesi e gli scambi di studenti e di insegnanti si dovrebbero realizzare in modo sistematico, al punto da costituire un elemento caratterizzante dell'offerta formativa dell'istituto e da superare la semplice visita di istruzione. Le scelte di bilancio devono essere orientale coerentemente con le priorità educative (acquisto di materiale informatico, spese per viaggi di istruzione, gestione del fondo dell'istituzione scolastica). Agli studenti dovrebbe essere data la possibilità di conseguire certificazioni delle competenze linguistiche a livello europeo. La formazione ed i piani di lavoro degli insegnanti di tutte le discipline sono i luoghi ideali in cui prendere coscienza della dimensione linguistica (mono, bi e pluri) di ogni disciplina, come elemento esplicitato ed oggetto di azioni intenzionali; la cooperazione tra insegnanti delle discipline linguistiche e tra docenti delle discipline linguistiche e no (attraverso la pianificazione delle riunioni, l'organizzazione orientata dell'orario...) saranno strumenti utili ad individuare percorsi coerenti ed economie organizzative nella costruzione dell'apprendimento. Ne consegue che la visibilità istituzionale ha a che fare con la questione (non neutra!) della quantità: poiché una formazione bi/plurilingue e multiculturale non può essere incisiva se confinata in ambiti, tempi, spazi troppo limitati, competono al capo di istituto l'evidenziare il quantum già realizzato ed il promuovere un incremento quantitativo e qualitativo del tempo dedicato ad ogni tipo di intervento bi/plurilingue. Per acquisire visibilità fisica occorre infine che le due lingue compaiono nelle intestazioni ufficiali (per esempio nella carta intestata), nelle targhe all'esterno ed all'interno della scuola, nella corrispondenza interna ed esterna. In tal modo l'identità della scuola, dichiarata e vissuta da tutte le sue componenti (docenti, studenti, genitori) dovrebbe diventare multilingue e multiculturale, e si possono verificare molte trasformazioni, alcune delle quali si trovano nella tabella.

Gli elementi sopra enunciati costituiscono una lista - una sorta di esercitazione nell'area del possibile - che, pur non essendo esaustiva, esemplifica alcune priorità rilevanti ed utilizzabili come indicatori: se le cose (in tutto o per una parte significativa) vanno in questa direzione, l'educazione bilingue costituisce il fil rouge dell'azione complessiva dell'istituto.
Si tratta in fondo di prendere coscienza e di far prendere coscienza del fatto che la dimensione linguistica è tanto pervasiva quanto abitualmente inavvertita e del fatto che, qualora essa divenga oggetto di azione intenzionale, si trasforma in un elemento dinamizzante e capace di improntare di sé i più diversi aspetti della vita scolastica, e quindi dell'"ETHOS SCHOOL" evocata da Daniel Coste, sulla base delle indicazioni di Baetens Beardsmore.

Graziella Porté
Dirigente dell'Istituzione Scolastica "Aosta n°5".
Ispettrice incaricata per la scuola media dal 1994 al 1998.
Autrice del dossier: "
Un caso di valutazione di sistema: la scuola media valdostana dal 1995 al 1998"

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